Alla Camera si entra con il 4%

di Marco Bertoncini pubblicato su Italia Oggi, il 15/01/13

Per entrare alla Camera, una lista che corre fuori delle coalizioni deve raccogliere almeno il 4% in sede nazionale. È una soglia non insignificante, che desta preoccupazioni in formazioni medio-piccole e, ancora a maggior ragione, piccole. Si prenda il caso di Rivoluzione civile, la lista che da Radioradicale è stata apostrofata «Procure unite» perché capeggiata da tre ex pm quali Antonio Ingroia, Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris. I sondaggi l’accreditano appena appena sopra il livello fatidico. Se non riuscisse a toccare il 4%, sarebbe per Di Pietro la seconda esperienza negativa, poiché l’Idv rimase fuori della Camera nel 2001 avendo raggiunto solo il 3,9%.

Semmai, oggi gli stessi sondaggi sembrano dare maggiori possibilità in due regioni, Campania e Sicilia, ove i «rivoluzionari civili» potrebbero superare lo sbarramento ancor più esoso dell’8%. Questa possibilità impensierisce i democratici, come emerge da ripetute dichiarazioni e previsioni, poiché potrebbe costare la perdita della maggioranza regionale al Pd, attraverso un’erosione di voti altrimenti destinati ai democratici. Non è casuale che circoli l’ipotesi di una desistenza dei seguaci di Ingroia nelle due regioni.

Un’altra formazione, anch’essa sorta in vista di queste elezioni, oggi pare distante dal 4%: è Fare per Fermare il declino. I sondaggi assegnano mediamente a Oscar Giannino il 2%, anche se la campagna elettorale richiama inattese partecipazioni e indubbi successi locali di pubblico tant’è che Lorien contulting gli attribuisce un «bacino potenziale del 6%». La speranza apertamente confessata è recuperare un 2% fra incerti, astensionisti e delusi dal Cav, in particolare fra i sostenitori della «rivoluzione liberale». Si tratterebbe di portare una pattuglia di deputati (per il Senato, non si vede oggi dove la lista di Giannino potrebbe superare l’8%), in luogo di una mera testimonianza e di una lotta di bandiera, come sarebbe nel caso di fallimento dell’obiettivo.

Un movimento con decenni alle spalle, invece, che non ha speranze di tornare in Parlamento è quello radicale, stavolta incarnato dalla «lista di scopo» intitolata Amnistia giustizia libertà. I radicali, nelle loro varie incarnazioni, non hanno raggiunto il 4% in alcuna elezione politica. I sondaggi assegnano oggi percentuali lontane dall’asticella necessaria per spuntare seggi a Montecitorio (altrettanto infelici paiono le prospettive a palazzo Madama).

Inutile dire che sembra impossibile che il 4% venga toccato da svariati partiti che si presentano isolati, dai riformisti della Craxi, ai repubblicani di Nucara, dai liberali di De Luca, ai comunisti di Rizzo, all’Udeur di Mastella. Al presente, neppure si vede quale lista locale potrebbe superare, correndo isolata al Senato, l’8% in qualche regione.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=9350&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=alla-camera-si-entra-con-il-4

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