Moratoria Universale della Pena di Morte 2012

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2012 ha adottato per la quarta  volta una Risoluzione su una moratoria sull’uso della pena capitale. Il risultato è stato di 111 voti a favore (erano: 108 nel 2010; 105 nel 2008; 104 nel 2007), 41 contro (erano: 41 nel 2010; 47 nel 2008; 54 nel 2007), 34 astensioni (erano: 36 nel 2010; 34 nel 2008; 29 nel 2007) e 7 assenti al momento del voto (erano: 7 nel 2010; 6 nel 2008; 5 nel 2007). Sergio D’Elia, Segretario dell’associazione Radicale “Nessuno tocchi Caino” ha dichiarato: “Il nuovo voto al Palazzo di Vetro a favore della moratoria registra l’evoluzione positiva in atto nel mondo verso la fine dello Stato-Caino e il superamento del fasullo e arcaico principio dell’occhio per occhio”.

193 sono ora gli Stati membri delle Nazioni Unite, nel 2011, dopo la difficile indipendenza del 9 luglio 2011, il Sudan del Sud è entrato a far parte delle Nazioni Unite e ha votato a favore della Risoluzione, nonostante mantenga ancora la pena di morte. Repubblica Centrafricana, Ciad, Sierra Leone e Tunisia, che si erano astenuti o erano assenti nel 2010, per la prima volta hanno votato a favore. Un grande successo dei Radicali che hanno iniziato questa lotta all’inizio degli anni ’90 e che hanno il merito di non averla mai abbandonata. Le recenti missioni radicali in Repubblica Centrafricana, in Ciad e in Sierra Leone hanno certamento inciso sul voto a favore nell’ultima risoluzione.

Durante la missione radicale nella Repubblica Centrafricana, infatti, il ministro Jacques M’Bosso espresse già la volontà del Paese di partecipare al processo abolizionista in corso nel mondo. In Ciad la delegazione radicale incontrò il Ministro della Giustizia Abdoulaye Sabre Fadoul che ricordò come la pena di morte sia un retaggio del codice penale francese, ma che nei fatti non esiste quasi più nel Paese. Il Ministro, inoltre, espresse apprezzamento per l’approccio della delegazione radicale, ben diverso dal paternalismo e dalle “lezioni morali” che su questo tema danno spesso altri interlocutori. In Sierra Leone i radicali si sono recati per consegnare il Premio di Nessuno tocchi Caino “L’Abolizionista dell’anno 2012” e promuovere il fronte per l’ultima risoluzione ONU per la pena di morte. Il presidente Koroma ha dichiarato ricevendo il premio: “Gli impegni del mio governo riflettono le aspirazioni del nostro popolo […] la richiesta relativa alla soppressione della pena di morte sarà parte integrante e prioritaria del nostro programma per la difesa, la protezione e la promozione dei diritti umani”.

In questi anni sono state numerose le missioni radicali in diversi paesi del globo promuovendo il consenso intorno alla moratoria delle pene capitali, se non preparando il campo all’abolizione nazionale, e visitando le carceri di numerosi paesi, convinti sempre, forse, che, come diceva Voltaire, il grado di civiltà di un paese si misura dallo stato delle sue carceri. Il cammino della “Moratoria Universale della Pena di Morte” è stato lungo e accidentato, ma, grazie alla tenacia dei radicali, che non si sono fermati nemmeno dopo il primo grande successo del 2007, sono state votate le risoluzioni nel 2008, nel 2010 e questa del 2012. Nel 2011 è stata adottata dalla Conferenza Regionale sull’Abolizione della Pena di Morte o Moratoria delle Esecuzioni la Risoluzione di Kigali che, non riconoscendo la pena di morte come parte del tradizionale sistema di giustizia africano e ispirandosi al Ruanda che, nel nome della Riconciliazione, ha abolito la pena di morte anche per gli autori dei crimini più gravi come il genocidio, esorta tutti gli stati africani ad impegnarsi ad intraprendere, formalmente e nella pratica, il cammino per l’abolizione della pena di morte. Questo documento importante ha certamente contribuito al successo dell’ultima risoluzione, ma il cammino da percorrere è ancora lungo.

Elisabetta Zamparutti, deputata radicale, durante la presentazione del rapporto sulle pene capitali di Nessuno tocchi Caino, ha infatti ricordato che in Cina nel 2011 ci sono state circa 4mila uccisioni. Seguono Iran 672 uccisioni, Arabia Saudita 82, Iraq 68 e Stati Uniti 43. In Iraq, in particolare, il numero delle esecuzioni è cresciuto in maniera preoccupante, quasi il doppio rispetto allo scorso anno. Si troverebbero 1300 persone nel braccio della morte e almeno 132 sarebbero state le impiccagioni dall’inizio del 2012. La maggior parte di queste sono dovute alle leggi anti terrorismo del 2005, che prevedono la pena di morte anche a chi “istiga, prepara, finanzia o favorisce le condizioni per commettere questo tipo di atti”.

Questi dati e il mantenimento di questa legge confermano le parole di Marco Pannella che, allora come adesso in sciopero della fame e della sete, dichiarò: “ Viva Saddam, Saddam viva. E con lui vivano le speranze: non offriamo alla guerra un’occasione splendida per trionfare ed abbattere le speranze di civiltà. L’assassinio di un dittatore non è un contributo alla democrazia e alla pace, ma è un atto barbaro di inciviltà, una scelta ottusa. La pena di morte è un vero e proprio tumore da estirpare. Mentre tutti intorno dicono sta per scoppiare la guerra, io dico può cominciare la pace

Recentemente il Ministro della Giustizia Paola Severino al VII Congresso internazionale dei Ministri della Giustizia intitolato “Giustizia e Vita” ha dichiarato: “La crudeltà assicura soltanto se stessa, assicura che il mondo è crudele e questo mi pare assai poco utile come argomento contro il crimine”. Parole tanto sagge quanto ipocrite considerata la sua azione come ministro della Giustizia, le sue dichiarazioni insensibili dopo aver visitato l’inferno di Poggioreale e il finto interesse col quale tratta la battaglia nonviolenta del leader radicale Marco Pannella, che, giunto al sedicesimo giorno di sciopero della fame e della sete, dopo diverse complicazioni riguardo al suo stato di salute e alle dimostrazioni di fiducia ed amore ricevute, ha deciso di sospenderlo per tre giorni. Speriamo soltanto che un giorno non dovremmo dire di nuovo, come per l’Iraq [così come già per tante altre cose in realtà], “Pannella aveva ragione” senza aver fatto nulla per restituire al nostro paese Giustizia e Legalità.

 

Roberto Gaudioso, Tesoriere dell’Associazione Radicale “Per la Grande Napoli” e membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani

 

Di seguito pubblichiamo uno schema redatto dall’associazione Radicale “Nessuno tocchi Caino” che ci mostra la diffusione della pena di morte nel mondo, i dati sono aggiornati al 18 settembre 2012:

Abolizionisti: 100

 

Albania, Andorra, Angola, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Azerbaigian, Belgio, Benin, Bermuda*, Bhutan, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Burundi, Cambogia, Canada, Capo Verde, Cipro, Città del Vaticano*, Colombia, Costa d’Avorio, Costarica, Croazia, Danimarca, Ecuador, Estonia, Filippine, Finlandia, Francia, Gabon, Georgia, Germania, Gibuti, Grecia, Guinea Bissau, Haiti, Honduras, Irlanda, Islanda, Isole Cook*, Isole Marshall, Isole Salomone, Italia, Kirghizistan, Kiribati, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia (Ex Repubblica Iugoslava di), Malta, Mauritius, Messico, Micronesia (Stati Federati della), Moldova, Monaco, Mongolia, Montenegro, Mozambico, Namibia, Nepal, Nicaragua, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Palau, Panama, Paraguay, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Romania, Ruanda, Samoa, San Marino, São Tomé e Principe, Senegal, Serbia, Seychelles, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Timor Est, Togo, Turchia, Turkmenistan, Tuvalu, Ucraina, Ungheria, Uruguay, Uzbekistan, Vanuatu e Venezuela.

 

Abolizionisti per crimini ordinari: 7

 

Brasile, Cile, El Salvador, Figi, Israele, Kazakistan e Perù.  

 

Abolizionisti di fatto (non eseguono sentenze capitali da almeno 10 anni, tra parentesi l’anno dell’ultima esecuzione, oppure Paesi vincolati a livello internazionale a non applicare la pena capitale): 42

 

Antigua e Barbuda (1991), Bahamas (2000), Barbados (1984), Belize (1985), Birmania (1988), Brunei Darussalam (1957), Burkina Faso (1988), Camerun (1988), Comore (1997), Congo (1982), Corea del Sud (1997), Dominica (1986), Eritrea (non risultano esecuzioni dall’indipendenza del paese nel 1993), Ghana (1993), Giamaica (1988), Grenada (1978), Guinea (2001), Guyana (1997), Kenia (1987), Laos (1989), Lesotho (1995), Liberia (2000), Madagascar (1958), Malawi (1992), Maldive (1952), Marocco (1993), Mauritania (1987), Nauru (nessuna sentenza eseguita dall’indipendenza, 1968), Niger (nessuna esecuzione né condanna a morte dal 1976), Papua Nuova Guinea (1957), Repubblica Centroafricana (1981), Santa Lucia (1995), Saint Vincent e Grenadine (1995), Sierra Leone (1998), Sri Lanka (1976), Suriname (1982), Swaziland (1982), Tanzania (1994), Tonga (1982), Trinidad e Tobago (1999), Tunisia (1991) e Zambia (1997).

 

Paesi che attuano una moratoria delle esecuzioni: 5

 

Algeria, Guatemala, Mali, Russia e Tagikistan.

 

Mantenitori: 44

 

Afghanistan, Arabia Saudita, Autorità Nazionale Palestinese*, Bahrein, Bangladesh, Bielorussia, Botswana, Ciad, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Gambia, Giappone, Giordania, Guinea Equatoriale, India, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Repubblica Democratica del Congo, Saint Kitts e Nevis, Singapore, Siria, Somalia, Stati Uniti d’America, Sudan, Sudan del Sud, Taiwan*, Thailandia, Uganda, Vietnam, Yemen e Zimbabwe.

 

Fonte: Nessuno tocchi Caino

 

Sottolineati, i Paesi (2) impegnati a livello internazionale a non applicare la pena di morte

In grassetto, le democrazie liberali1 (7) che mantengono la pena di morte

In corsivo, le novità (4) rispetto al 2011

 

* Stati non membri dell’ONU

 

1 La classificazione “democrazia liberale” si basa sui criteri analitici usati in “Libertà nel mondo 2012”, il rapporto annuale di Freedom House sulla situazione dei diritti politici e delle libertà civili Paese per Paese (www.freedomhouse.org).

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=9149&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=moratoria-universale-della-pena-di-morte-2012

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