Genova, firme false: sentenza tardiva ma importante, intervenire subito per impedire che il disastro si ripeta nel 2013
notizieradicali.it articolo di Deborah Cianfanelli Direzione di Radicali Italiani. Marta Palazzi Segretaria associazione Radicali Genova.
28-11-2012
A tre anni dall’esposto che i Radicali della Lista Bonino Pannella presentarono in Procura (tempi che la dicono lunga sullo stato della giustizia in Italia), sono state comminate le prime condanne a esponenti genovesi del PD per aver autenticato, in occasione delle elezioni regionali del 2010, firme false per la presentazione delle liste a sostegno di Claudio Burlando. In particolare, è stata accertata la responsabilità penale – e quindi personale – di Emanuele Guastavino (già Presidente del Consiglio comunale di Genova), Marcello Danovaro (responsabile economico e capogruppo dei democratici a Tursi nell’ultimo periodo della giunta Vincenzi) e Clara Sterlick (già Consigliere provinciale). Se la responsabilità di falso in atto pubblico è personale, le considerazioni da trarre sono molto gravi e tutte politiche: cosa sarebbe potuto emergere se tutte le firme presentate a corredo di tutte le liste fossero state controllate a tappeto, come noi chiedevamo? Quale legittimazione ad amministrare la cosa pubblica possono avere consiglieri eletti attraverso partiti che sistematicamente tollerano o praticano il metodo truffaldino delle firme false? La vicenda ligure, così come quella piemontese di Michele Giovine (condannato a due anni e otto mesi per aver raccolto firme false per la lista “Pensionati per Cota”) o quella lombarda di “Firmigoni”, portate allo scoperto sempre dai Radicali, è l’ennesima dimostrazione che la partitocrazia calpesta quotidianamente la legalità, la trasparenza, il rispetto verso i cittadini. Dalla violazione del procedimento elettorale, il passo verso tutte le altre illegalità e violazioni dei diritti è breve: dalla spartizione del potere attraverso norme ad personam o “ad aziendam”, all’opacità con cui si utilizza il denaro pubblico e si distribuiscono le poltrone, riservando privilegi ai potenti e vessazioni ai cittadini. L’agenda Radicale delle riforme è sempre e più che mai attuale, proprio perché mai attuata: dall’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, alla trasparenza sui bilanci degli enti pubblici (fondazioni, società partecipate e controllate), ad un cambiamento delle leggi elettorali a cominciare dalle norme sull’autenticazione delle firme. Un’ultima considerazione riguarda ancora la giustizia, non a caso il principale fronte di lotta dei Radicali: è possibile che la commissione preposta ad effettuare i controlli non si sia accorta di nulla fino al nostro esposto? È possibile che su una materia tanto delicata si sia dovuto attendere tre anni per una decisione? È giusto che resti impunito il controllore che non ha saputo (o voluto) controllare? Infine: è tollerabile che, in assenza di modifiche legislative adeguate, anche per le prossime elezioni – nazionali e locali – si vada incontro allo stesse, certe, disastrose e reiterate violazioni della legalità?
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