Primarie, la posta in gioco
Di Paolo Macry, da “Il Corriere del Mezzogiorno”, 25-11-2012
La proprietà transitiva esiste anche in politica. Chi oggi, alle primarie della sinistra, voterà Bersani o Vendola, metterà la propria firma per una coalizione Bersani-Vendola-de Magistris. Scelta più che legittima, s`intende. Basta saperlo.

Sondaggi e passaparola suggeriscono che a Napoli vincerà a man bassa Bersani. E questo si capisce. Per una società dipendente dai trasferimenti pubblici, la prospettiva di un mercato che s`imponga alla politica può preoccupare. Ha un bei dire, Renzi, che soprattutto il Sud avrebbe un disperato bisogno di cambiare registro, visto che decenni di assistenzialismo non hanno colmato i suoi ritardi. La crisi economica suggerisce atteggiamenti difensivi, riluttanti verso nuove strade, insomma conservatori.
Ma proprio l`intensità della recessione rende vulnerabile la sinistra di Bersani-Vendola, determinando il montare del malcontento, la rabbia di piazza, il rancore per i partiti, il furore antipolitico, l`astensionismo. Chi si sente a un passo dalla conquista di Palazzo Chigi, ha di che preoccuparsi. E molto probabilmente, la via d`uscita sarà l`alleanza tra il polo Bersani-Vendola (se Bersani conquisterà l`investitura alla premiership) e una lista arancione, di cui è anima Luigi de Magistris. Dovrebbe essere questo l`argine che copre, sul versante dei movimenti e dell`antipolitica, la sinistra parlamentare. Una strategia che è l`esatto opposto del tentativo renziano di raccogliere consensi nelle praterie di un centrodestra ormai in coma.
Il triangolo Bersani-Vendola-de Magistris, tuttavia, prefigura grossi problemi nel governo del paese e perfino sul piano culturale. Il sindaco di Napoli non è soltanto appassionatamente antimontiano, ostile alla spending review, sospettoso dell`Europa. Fedele al proprio rapporto carismatico con gli elettori, tende a violare le stesse regole formati e istituzionali. Sicché sfora i paletti di spesa indicati dal governo, assume spazzini e maestre senza averne i soldi, licenzia assessori e manager accusandoli di affamare la città. E s`inventa un «Appello per il diritto all`insolvenza», nel quale teorizza il non pagamento dei debiti, richiamandosi all`esperienza del Terzo Mondo. Linguaggi di demagogia, che evocano il peronismo o il chavismo.
Ma è questo il terzo attore della sinistra che si avvia alle elezioni politiche, sperando di vincerle. L`appoggio al bonario Bersani o all`immaginifico Vendola significa dar via libera alla lista de Magistris. Un intreccio di conservazione e populismo che non ha mai portato fortuna alla sinistra e ancor meno al paese.
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