Cari Roberto Saviano e Yvan Sagnet,
Cari Roberto Saviano e Yvan Sagnet,
ho letto con interesse e piacere il vostro appello alla politica affinché Yvan Sagnet possa candidarsi a sindaco di Castelvolturno e alle istituzioni perché ottenga la cittadinanza italiana ad honorem.
L’associazione Radicale “Per la Grande Napoli” si occupa da tempo delle questioni che riguardano l’immigrazione. Partecipammo allo sciopero delle rotonde, svoltasi a Castelvolturno, per denunciare lo sfruttamento di migliaia di stranieri al limite dello schiavismo, abbiamo lottato perché fossero rispettati i termini per il rilascio dei permessi di soggiorno, contro il razzismo istituzionale. Nell’ultimo anno abbiamo provato ad essere, realmente e idealmente, quel ponte che, secondo noi, Napoli potrebbe rappresentare tra l’Europa e l’Africa occupandoci di Biram Dah Abeid, leader della lotta alla schiavitù tradizionale in Mauritania e ottenendo ottimi risultati.
Ammiriamo la forza con la quale gettate luce su aspetti della realtà italiana, quello che ha fatto Yvan Sagnet ci rende fieri come cittadini e dà dignità alla nostra cittadinanza, per questo riteniamo legittimo e condividiamo l’appello perché Yvan Sagnet ottenga la cittadinanza italiana.
Da Radicali riteniamo fondamentale guadagnare alla luce le tenebre della disinformazione, dell’illegalità, della violazione di diritti. “Dunque, bisogna lottare – scriveva Pasolini nel ’75 in un intervento che avrebbe dovuto tenere al Congresso del Partito Radicale – per la conservazione di tutte le forme, alterne e subalterne, di cultura. E’ ciò che avete fatto voi in tutti questi anni, specialmente negli ultimi. E siete riusciti a trovare forme alterne e subalterne di cultura dappertutto: al centro della città, e negli angoli più lontani, più morti, più infrequentabili. Non avete avuto alcun rispetto umano, nessuna falsa dignità, e non siete soggiaciuti ad alcun ricatto. Non avete avuto paura né di meretrici né di pubblicani, e neanche – ed è tutto dire – di fascisti.” Da quel ’75 le cose sono cambiate, abbiamo iniziato coll’applicare questa regola in modo transnazionale, noi dell’associazione Radicale “Per la Grande Napoli” ci proviamo con le nostre “centrali periferie” napoletane e, consapevoli della loro ricchezza culturale, contribuiamo con le nostre proposte a fare di Napoli quello che potrebbe essere. Portare alla luce della legalità è il tentativo di ogni battaglia nonviolenta, perché “tutto quello che viviamo è legge, tutto quello che subiamo è legge, tutto quello che non riusciamo a far rispettare è legge materiale fatta in presenza di leggi fatiscenti”. Per questo monitoriamo i luoghi più oscuri della società civile: le carceri; abbiamo lavorato per l’istituzione della Corte Penale Internazionale e i tribunali ad hoc per i crimini in Ruanda ed in ex-Jugoslavia; lottiamo in modo nonviolento contro la schiavitù d’ogni tipo, da quella moderna per mezzo delle nostre proposte antiproibizioniste, di legalizzazione delle droghe leggere, della prostituzione ecc.., della schiavitù tradizionale attraverso l’attenzione transnazionale e il sostegno a Biram Dah Abeid e alla sua lotta allo schiavismo tradizionale in Mauritania; ci occupiamo di tutto ciò che lede la dignità di cittadini e essere umani, come il diritto all’informazione, alle verità istituzionali, alla scelta di cura, come la campagna contro le Mutilazioni Genitali Femminili, ecc…
Cerchiamo di gettare luce e ponti, perché coscienti di quello che potrebbe essere anche l’Italia. Costruire un ponte vuol dire avere la forza, l’amore, la volontà di identificarsi col diverso. Noi Radicali abbiamo avuto e abbiamo voglia di identificarci col diverso, abbiamo portato questo discorso fino all’estreme conseguenze dell’amore, essendo coscienti che per costruire quei ponti avevamo bisogno di un amore assai più rigoroso delle forme auto-consolatorie di paternalismo ecc, ecc..- avevamo bisogno di studio, conoscenza, di acquisire delle competenze che ci dessero l’occasione di con-vincere (vincere insieme), cioè di abbracciare insieme una battaglia come mezzo che già prefigurasse quel obiettivo comune.
Yvan Sagnet ha avuto la sventura d’innamorarsi di un paese dove le politiche d’immigrazione e integrazione sono fallite, emblema lo sono i CIE, dove è in crescita la xenophobia. Altri paesi in Europa hanno creato da tempo possibilità perché si iniziasse a fare i conti col proprio passato coloniale, cosa che non è avvenuta in Italia. I rapporti che hanno legato e legano gli ex-colonizzatori agli ex-colonizzati, se da un lato mantengono interessi che sono tutt’altro che di cooperazione o di rispetto (anzi si parla di altro tipo di colonizzazione), dall’altro hanno arricchito molto quelle società. Per avere un’idea di tale ricchezza basterebbe guardare i dati demografici o dare un’occhiata ad una delle capitali dell’Europa occidentale; non è una questione solo di numeri, ma di qualità della vita. A tal proposito si spera che al più presto si possa discutere in Parlamento una legge sulla cittadinanza basata sullo ius soli che riconosca pienamente italiani le persone che nascono in Italia. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisce che la cittadinanza è un diritto umano inalienabile, è, quindi, inconcepibile che a persone nate e cresciute in Italia sia negata la cittadinanza italiana, condannandoli all’apolidia. Questo è un principio fondamentale per una società inclusiva, ciò che non è oggi l’Italia, è, invece, un paese esclusivista sotto troppi aspetti. È proprio per questo che dobbiamo batterci, in modo nonviolento, per una società inclusiva sotto ogni punto di vista. Queste persone, cittadini di altri paesi, sono per il nostro paese una risorsa culturale ed economica e rappresentano una sfida sociale importante, che, per ora, il nostro paese sta perdendo. In un Paese con un tasso di natalità così basso (circa 12% sono figli di stranieri) e la cui economia avrebbe bisogno di 260 mila nuovi lavoratori stranieri l’anno per i prossimi 10 anni, dovremmo batterci perché siano regolarizzati quanti più stranieri già presenti in Italia possibile.
I nostri sogni, forse, si assomigliano e sono la cifra dell’amore che impiegheremo perché diventino realtà.
Cordialmente,
Roberto Gaudioso, Tesoriere dell’Ass. Radicale “Per la Grande Napoli” , membro del Comitato Nazionale Radicali Italiani
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