35 giorni dopo – Intervista a Maurizio Turco sulla sua iniziativa di sciopero della fame

Di Maria Veronica Murrone, da “Notizie Radicali”, 23-10-2012

Dalla mezzanotte del 18 settembre sei in sciopero della fame. Perché? 

Appena ho saputo che i capigruppo del Senato avevano deciso di procedere a riformare la legge elettorale a poche settimane dal voto, ho deciso di intraprendere una iniziativa nonviolenta.
La mia azione era (ed è) volta ad informare i decisori politici, i legislatori, che quanto stavano facendo andava contro i pronunciamenti del Consiglio d’Europa sul consolidamento della democrazia e, tra questi, quello di non procedere a meno di un anno dal voto dal modificare le leggi elettorali.
Ho altri due obiettivi: il primo è la calendarizzazione e il voto su una legge di applicazione dell’articolo 49 della Costituzione (sulla democrazia interna ai partiti); il secondo perché si concluda, nella Commissione Affari costituzionali, il dibattito promosso dal PD con una proposta di legge per diminuire il numero degli autenticatori delle firme, così da evitare -secondo il PD- i sempre più numerosi casi di raccolte fasulle.

Secondo te perché manca legislazione sulla democrazia interna ai partiti. È una falla o un’omissione intenzionale?

Il 27 dicembre saranno 67 anni che è stata promulgata la Costituzione. Per 67 anni, con una costanza invidiabile, i partiti della partitocrazia hanno evitato di mettere in discussione il sistema oligarchico che vige in questi partiti, evitato di risolvere la questione del finanziamento pubblico ai partiti, dell’occupazione degli spazi di pubblica informazione, o il problema delle municipalizzate fatte apposta per creare posti di sottopotere, che drenano risorse pubbliche e drogano il mercato. È omissione intenzionale.
Lo dimostra il fatto che sull’articolo 49 ero riuscito a far incardinare il dibattito, a far nominare il relatore, ma ad un certo punto, con la scusa che il popolo voleva nuove norme sul finanziamento pubblico -come se gliene fregasse qualcosa del popolo- hanno scorporato quel provvedimento dal dibattito sul finanziamento pubblico e lo hanno lasciato marcire.
Appena ho iniziato lo sciopero della fame in Commissione il dibattito è ripreso e siamo arrivati ad un passo dal voto, ma Pd e Pdl, come un sol uomo -e spesso lo sono- hanno cominciato a trovare le scuse le più strampalate per interromperlo ancora. E così questa sarà la seconda settimana in cui è scomparso dall’ordine del giorno il voto sull’applicazione dell’articolo 49.  

Come si collega questa iniziativa nonviolenta con quelle per la riforma della giustizia e l’amnistia?

Tra queste iniziative c’è continuità perché mira a rovesciare il paradigma dello Stato criminale professionale. Paradigma che nel nostro Paese si traduce con un sistema consolidato di violazione delle norme interne ed internazionali, a cominciare da quelle fondamentali sul rispetto dei diritti umani dei cittadini tutti. In questo i detenuti, le carceri, la giustizia ci restituiscono la foto più nitida della putrefazione dello stato di diritto e della legalità.

I giornali hanno parlato della tua iniziativa, hai rilasciato delle interviste al riguardo?

Se i giornali ne avessero parlato probabilmente non ci sarebbe stata la necessità di intraprendere una iniziativa nonviolenta. È evidente che gli organi di informazione hanno maturato una insensibilità alle proposte, alle lotte, alle iniziative radicali. Iniziative e proposte contro il regime. Ma questa è la nostra storia con gli esempi di Marco Pannella, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Antonio De Viti De Marco, per fare qualche nome di chi ha fatto della lotta al regime senza quartiere e a qualsiasi costo la ragione della propria vita.

Ci sono previsioni rispetto alla conclusione dell’iter in commissione?

Non ne faccio e nessuno ne può fare in relazione ai tre obiettivi. È molto probabile che tutto resti così com’è, ma se ci fossimo fermati a quello che sarebbe accaduto e ci fossimo arresi non sarebbe cambiato mai nulla. Quindi sappiamo che per mutare il corso scontato delle cose è necessario lottare.

Hai definito la proposta del Pd di diminuire le figure abilitate all’autenticazione delle firme una modifica che renderebbe del tutto criminale una legge che è attualmente criminogena. Vedi anche in questa proposta un tentativo di ostacolare dall’interno le forze politiche minori (qual è quella radicale ad esempio)?
Magari il loro obiettivo fosse quello di annientare i radicali! Questi sono uniti per spartirsi tutto e sono anche disponibili a far sedere qualcun altro al banchetto. E se noi fossimo disponibili, non avrebbero problemi a farci accomodare. Ma proprio per il fatto che noi siamo gli unici ad avere l’obiettivo di rovesciare il tavolo, siamo anche gli unici ad essere temuti.

Purtroppo non è retorica radicale, nonostante anche tra di noi a volte la si vive come una forma di comunicazione, registrare che siamo tenuti fuori dal diritto all’informazione innanzitutto dei cittadini e poi anche nostro, che il mercato della politica o è aperto, liberale, democratico o altrimenti è totalitario, antidemocratico e antiliberale. E mi sembra particolarmente precisa la notazione di Pannella che tutti i regimi socialisti, del socialismo reale ovvero antisocialista, sottolineavano con enfasi la caratteristica democratica o popolare.
D’altronde totalitarismi hanno mai rivendicato questa loro caratteristica ma l’hanno sublimata con definizioni che raccontavano l’esatto contrario di quanto praticavano. Con questo arriviamo al punto più avanzato della nostra analisi: siamo in un paese a democrazia reale. Per chi ha interiorizzato la storia radicale, cioè le lotte radicali, le vite gli esempi di chi lo ha animato e fatto vivere, comprende che stiamo contribuendo a costruire un altro segmento, anche teorico, nella resistenza al regime.

Condividi

Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=8377&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=35-giorni-dopo-intervista-a-maurizio-turco-sulla-sua-iniziativa-di-sciopero-della-fame

Sostieni i Radicali Italiani con almeno 1 € - Inserisci l'importo » €