Stop Biocidio: l’emergenza sanitaria in Campania
di Antonio Musella, da www.huffingtonpost.it, 19-10-2012
Nelle ultime ore sta suscitando ansie e preoccupazioni la diffusione dei dati delle mortalità per tumore della città di Napoli. Il Comune ha presentato i dati relativi al periodo 2001-2010. La città di Napoli, già al centro insieme alla provincia di Caserta, di numerosi studi che la definiscono un laboratorio di cancerogenesi a cielo aperto, fa ora i conti con i dati sui tumori in ogni quartiere. Il trend è spaventoso.
La Campania è già al di sopra della media nazionale per patologie oncologiche e la città di Napoli si ritrova con un trend che vede l’aumento di mortalità per tumore di circa il 2 percento ogni anno. I quartieri più colpiti sono le zone della settima e della ottava Municipalità. In assoluto la zona della periferia nord della città sembra essere più esposta alla malattia ed ai decessi. Il quartiere di Chiaiano, già noto per le battaglie contro la discarica - chiusa dopo una lotta di quasi quattro anni nel dicembre del 2011 - è il quartiere con più morti per tumore dell’intera città di Napoli. Chiaiano si trova nella VIII Municipalità, che comprende anche i quartieri di Scampia e Piscinola-Marianella. Una zona che negli ultimi nove anni registra 2233 decessi per patologie oncologiche su una popolazione di 92.616 abitanti.
I dati della città ci dicono che due morti su dieci sono a causa delle neoplasie. Un dato shock, che sta richiamando nuovamente alla mobilitazione tutte quelle forze sociali ed ambientaliste che proprio sull’emergenza sanitaria già da anni stanno lanciando l’allarme. E’ il caso dei comitati territoriali, come quelli di Chiaiano, di alcuni giornalisti ed operatori dell’informazione e di medici indipendenti come quelli dell’Associazione Isde – Medici per l’Ambiente. Ma perchè i napoletani si ammalano così tanto di tumore?
Secondo lo studio del prof. Antonio Giordano e del prof. Giulio Tarro il nesso è da ricercare nello sversamento di rifiuti di ogni tipo e sull’impatto degli agenti patogeni – metalli, diossine, furani – sul territorio della città di Napoli e della provincia di Caserta. Secondo lo studio dei due scienziati, esiste una vera e propria emergenza sanitaria a Napoli. Giordano è un medico napoletano che negli Stati Uniti ha costruito una carriera brillante. Presidente dello Sbarro Institute di Philadelphia, docente di oncologia presso l’Università di Siena ed alla Temple University di Philadelphia ed allievo del premio Nobel Watson.
Con un finanziamento di appena 150 mila euro da parte del governo Usa ha finanziato il gruppo di studio che ha portato alla scoperta del legame indiscutibile tra sversamento dei rifiuti ed aumento dei tumori tra le province di Napoli e Caserta. I commenti, sullo studio di Giordano, sono stati davvero fastidiosi. Secondo il Ministro della Salute, Renato Balduzzi “i napoletani si ammalano troppo per i cattivi stili di vita”. In pratica perchè mangiano e fumano troppo. Una spiegazione senza alcun supporto scientifico e soprattutto senza alcun elemento di smentita strutturale delle verità dimostrate dallo studio di Giordano.
I dati forniti sulle mortalità nel Comune di Napoli rafforzano le tesi di Giordano e dei movimenti e comitati che lo supportano. Oltre a Chiaiano – interessata oltre che dalla discarica dai fenomeni di sversamento di rifiuti tossici nelle cave del Parco delle Colline che si sviluppa in una parte del quartiere – gli altri quartieri con il record di malattie tumorali sono quello di Bagnoli. Qui per decenni l’ex Italsider ha inquinato l’aria, la terra ed il mare, ed il quartiere di Pianura dove si trova la storica discarica della città di Napoli che per trant’anni, fino alla fine degli anni novanta, ha ospitato rifiuti di ogni tipo. Quando i tecnici della Regione Campania e delle Asl campane si recarono nel 2010 per effettuare i prelievi per lo studio sulla salute dei cittadini campani (Sebioec) a Pianura, dovettero constatare che in alcune zone non si potevano fare i rilievi.
Le sonde inserite nei piccoli crateri da cui fuoriescono delle fumarole nell’area della ex discarica, venivano liquefatte dalle alte temperature. Sempre nella ottava municipalità c’è il quartiere di Scampia, noto alle cronache per le guerre di camorra e lo spaccio di droga. Scampia, ed i comuni a nord di Napoli che confinano con il quartiere, sono vittime da diversi anni del fenomeno dei roghi tossici. Materiali di ogni tipo, rifiuti industriali, pellame, pneumatici e tanto altro che vengono accatastati sui bordi delle strade statali e provinciali ed alle prime luci dell’alba vengono incendiati. Su tutta la zona si disperdono i fumi tossici sprigionati da questi roghi. Un fenomeno quotidiano che solo negli ultimi mesi ha avuto l’attenzione del Ministro Corrado Clini.
Siamo dunque davati ad una emergenza sanitaria di grandi proporzioni che riguarda la seconda regione d’Italia e la terza città del paese. A fronte di questi dati sconcertanti e della negazione del problema da parte delle autorità sanitarie, Napoli e la Campania vivono un processo di smantellamento del servizio sanitario pubblico. A fronte dell’impressionante debito accumulato dalla Regione Campania sulla spesa sanitaria – cosi’ come il Lazio, la Calabria ed il Molise – già il governo Berlusconi e successivamente il governo Monti, hanno imposto un piano di rientro del debito sanitario.
Concretamente significa: chiusura degli ospedali, chiusura dei pronto soccorso, chiusura dei presidi territoriali, depotenziamento dei reparti, azzeramento spese di ricerca, depotenziamento degli investimenti nella prevenzione delle malattie. Insomma, una città ed una regione che vivono un’emergenza sanitaria senza precedenti che vedono parallelamente sparire il servizio sanitario. Il fenomeno dei “viaggi della speranza”, ovvero dei pazienti campani malati di tumore che si recano in altre regioni ed all’estero per essere curati, è in costante aumento ed avviene a spese delle Asl locali, quindi incide ugualmente sul budget della sanità pubblica locale.
Allo stesso tempo in Campania abbiamo 3.000 siti inquinati censiti, e probabilmente altrettanti non ancora censiti. Abbiamo decine di inchieste che testimoniano il livello di pesante inquinamento a cui è stato sottoposto il territorio soprattutto a causa del traffico di rifiuti legali ed illegali interrati in ogni buco della regione. In Campania è presente uno dei 57 s.i.n. – i siti di interesse strategico nazionale – individuati dalla legge Ronchi del 1998. I territori più inquinati d’Italia rientrano in questa categorizzazione: Marghera, Taranto, l’area lagunare di Marano e Grado in Friuli, l’area ex Sisas di Pioltello e Rodano in Lombardia.
Per bonificare queste aree – per la Campania sono individuate le aree del litorale domitio, delle ex raffinerie della periferia est di Napoli, dell’area di Pianura – sono stati affidati alla società Sogesid, controllata dal Ministero dell’Ambiente, la bellezza di circa 450 milioni di euro nel periodo che va dal 2007 al 2011. Ebbene la Sogesid, che vede nel suo consiglio d’amministrazione l’avvocato Luigi Pelaggi, ex direttore del Ministero dell’Ambiente ed al centro di numerose inchieste non ultima quella sulle visite ‘pilotate’ delle commissioni del Ministero all’Ilva di Taranto, non ha svolto nessun tipo di bonifica. Per anni la Sogesid ha speso questi soldi in consulenze e studi senza bonificare nemmeno un fazzoletto di terra.
Un’emergenza sanitaria che vede dunque come risposta lo smantellamento del servizio sanitario e uno sperpero di denaro pubblico impressionante in materia di bonifiche ambientali. Lo scorso 6 ottobre, comitati, attivisti ambientali, giornalisti indipendenti e medici si sono riuniti a Napoli per lanciare la campagna #StopBiocidio. ‘Biocidio’ infatti è il termine che gli scienziati stanno utilizzando per definire il disastro ambientale e sanitario in Campania. Questo perchè la propensione a contrarre i tumori da parte dei napoletani va ricercata nell’indebolimento del patrimonio genetico causato dall’inquinamento da rifiuti. #StopBiocidio chiede un piano straordinario di bonifiche per la Campania, il potenziamento dei servizi sanitari in materia di prevenzione e cura dei tumori e l’avvio di indagini epidemiologiche e tossicologiche su tutto il territorio regionale per individuare le aree più colpite.
Un dramma silente, fatto di morti che ogni anno aumentano sempre di più. Di cui nessuno parla. E quando ne parlano commentano come una trasmissione di salute e benessere “dovete mangiare meno…”.
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