Quando un suicidio è annunciato

di Deborah Cianfanelli, da “Notizie Radicali”, 18-10-2012

Un viaggio della speranza quello di Toffik Usmann, come per molti altri, finito nella più agghiacciante delle solitudini, unica cosa che il nostro paese ha saputo offrirgli. Era stato assegnato al centro Caritas spezzino con altri profughi provenienti dalla Libia, ma la commissione territoriale di Torino non gli aveva riconosciuto la protezione internazionale.

Per quanto ho avuto modo di apprendere Usmann era affetto da una grave forma di depressione, come gli era stato diagnosticato presso il reparto di psichiatria del civico ospedale, dove era stato portato a seguito di svariati episodi di crisi autodistruttive. Nessuno è stato in grado di aiutarlo, come doveva essere fatto.

Ancora una volta appare evidente la inadeguatezza e superficialità della nostra normativa in tema di immigrazione, che non riesce ad essere all’altezza del rispetto dei diritti umani come sancito dai trattati internazionali.

Tutti erano a conoscenza della grave situazione di questo ragazzo. Gli era stato notificato il foglio di espulsione, per questo era divenuto per tutte le nostre istituzioni un mero fantasma, non più una persona, non più degno di essere oggetto neppure di quel minimo di pietas che dovrebbe essere diritto fondamentale di ogni essere vivente. Eppure tutti sapevano. Più volte erano intervenute le forze dell’ordine per placare le sue crisi, più volte era stato ricoverato e semplicemente sedato, per essere nuovamente lasciato in balia di se stesso.

 Ora Usmann non c’è più, è il giorno delle domande, come in molti altri casi, domande che troppo spesso sono destinate a rimanere senza risposte: perché una persona bisognosa di urgente aiuto è stata lasciata morire nel nostro paese, così civilizzato, senza che nessuno facesse nulla per impedirlo? Perché le forze dell’ordine gli ospedali, i centri di assistenza e accoglimento nulla hanno fatto per impedire ciò che era stato annunciato? Di chi è la responsabilità? Solo pochi giorni fa Usmann era stato oggetto di articoli di cronaca locale per aver tentato il suicidio, ma ancora una volta è stato lasciato in strada, come un randagio non degno di attenzioni. Tutte domande senza risposta?

Non vogliamo che sia così. La vergogna per fatti come questo pesa come un macigno sulla coscienza di un paese che si dice civile. Il minimo che ci si attende è che i responsabili diretti ed indiretti, siano chiamati a renderne conto. Per questo, per far luce sulla vicenda e su qualsiasi responsabilità si vorrà e dovrà ravvisare, la deputata radicale Rita Bernardini presenterà un’interrogazione parlamentare nelle prossime ore.

Attendiamo dalle nostre istituzioni delle risposte su questi fatti gravi, nella consapevolezza che ormai sia troppo tardi per il povero Usmann ma per poter far sì che fatti analoghi non debbano più accadere e che nessuno debba continuare a trovare la morte per disperazione nel nostro paese dopo esservi arrivato in cerca di aiuto di diritto e di giustizia. Per non doverci più vergognare di essere italiani.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=8288&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=quando-un-suicidio-e-annunciato

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