Carcere femminile di Pozzuoli: Interrogazione parlamentare del senatore Perduca
Interrogazione a risposta scritta al Ministro della Giustizia
Dei Senatori Perduca e Poretti
Premesso che:
Giovedì 16 agosto 2012, si è tenuta una visita ispettiva senza preavviso presso la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli (NA)
Considerato che:
tale visita ha avuto una durata di circa quattro ore e che la delegazione guidata dal Senatore Perduca è stata ricevuta e accompagnata dalla direttrice del carcere Dott.ssa Stella Scialpi;
la struttura detentiva è ricavata da un ex convento del ‘700 in una zona centrale, quindi logisticamente inadeguata per ospitare un istituto che dovrebbe avrebbe caratteristiche molto diverse per poter ospitare a norma di legge, oltre che degnamente, le decine di recluse;
la casa Circondariale di Pozzuoli ospita 196 detenute mentre la capienza regolamentare è di 91, registrando così un sovraffollamento di oltre il 100% e facendone, secondo quanto recentemente pubblicato dall’associazione Antigone, il quarto carcere più sovraffollato d’Italia;
l’inadeguatezza strutturale è l’aspetto problematici strutturale del penitenziario, infatti l’edificio al suo interno presenta nei cameroni che ospitano in media una dozzina di detenute crepe e infiltrazioni d’acqua. Calcinacci si staccano continuamente dal soffitto rappresentando un rischio per la salute delle detenute. La direttrice ha informato la delegazione che periodicamente avviene un’imbiancatura del soffitto per far cessare, almeno temporaneamente, la caduta di calcinacci, ma che, trovandosi nell’impossibilità economica di far eseguire una corretta impermeabilizzazione dell’istituto tali interventi son presto vanificati dalla vetustà dell’edificio;

16 agosto 2012 il sit in che i radicali hanno tenuto durante la visita ispettiva del senatore Marco Perduca
delle 196 detenute quattro sono semilibere, 60 in attesa del primo giudizio, 22 appellanti, 14 ricorrenti, mentre le definitive sono soltanto 83 – meno della metà;
il reato commesso dalla maggioranza delle detenute, per l’esattezza 94 di esse, è la violazione dell’art. 73 NUM./ANNO 309/1990 “Produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope”; mentre 15 sono le detenute ristrette per la violazione dell’art. 74 NUM./ANNO 309/1990 “Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope”; sono invece 33 le detenute ristrette per la violazione dell’art.628 “Rapina” e 10 per l’art.575 “Omicidio”, ovvero 109 detenute su 196 sono ristrette per reati legati alla legge sulle droghe.
Considerato altresì che:
nell’istituto si registra una grave carenza di agenti di polizia penitenziaria: la pianta organica prevede 132 unità, di cui effettivamente presenti 106 a fronte di 196 recluse. Gli educatori presenti in istituto sono quattro, un solo psicologo;
all’interno dell’istituto è presente un’infermeria, ma non c’è personale sanitario insediato h24, e che quindi, in caso di assistenza sanitaria occorre trasferire le detenute al più vicino presidio medico esterno, operazione resa complessa dalla scarsità di personale, sulla quale sono state registrate le preoccupazioni della direttrice stessa;
scarse sono le attività trattamentali atte a preparare il futuro reinserimento sociale delle detenute. Si registra un sincero e genuino impegno da parte della direttrice che però non può esser considerato sufficiente a garantire un necessario e legittimo – secondo l’art.27 della Costituzione – percorso stabile verso il recupero alla collettività delle detenute . In tal senso si denuncia il fatto che un grande spazio destinato alla torrefazione del caffè Lazzarelle, dopo i primi mesi di felice e proficuo funzionamento che impiegava tre detenute, oggi si è completamente fermato lasciando gli ampi spazi e i macchinari inutilizzati e, probabilmente, abbandonati a se stessi al degrado.
Considerato che:
nelle quasi quattro ore di visita, la delegazione si è sofferma a colloquiare con tutte le detenute, registrando lamentele circa il sovraffollamento, le celle fatiscenti, l’ingiustizia del sistema giudiziario italiano e l’assenza del magistrato di sorveglianza dott.ssa Beneduce che, a detta delle ospiti, visita l’istituto ogni 45 giorni circa e per sole quattro ore.
Si chiede di sapere:
Se e quando il Ministro in indirizzo intenda provvedere a stanziare fondi per la manutenzione strutturale dell’edificio al fine di fronteggiare i problemi più urgenti;
se e quando si intenda ripristinare i fondi per la manutenzione ordinaria della struttura;
quali urgenti iniziative si intendano assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti e agli operatori del carcere della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli;
quali iniziative amministrative, ovvero proposte legislative a livello nazionale, si intendano promuovere per garantire ai detenuti le attività trattamentali atte a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall’articolo 27 della Costituzione., e in particolare se si voglia promuovere il rilancio della Cooperativa Lazzarelle che sembrava ben avviata, registrando una distribuzione quanto più ampia possibile del caffè prodotto colà;
come si intenda risolvere la grave e perturbante carenza di personale di polizia penitenziaria assegnata presso il carcere di Pozzuoli;
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di eventuali comunicazioni da parte del magistrato di sorveglianza competente circa le disposizioni necessarie per il rispetto della normativa riguardante le condizioni di detenzione e, in caso affermativo, quali siano le ragioni per le quali tale disposizioni stesse siano state disattese;
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quale sia il carico di lavoro del magistrato di sorveglianza di Pozzuoli che non ne consentono una maggiore presenza nell’istituto e se siano note le ragioni di quella che agli interroganti risulta essere un’inadeguata e carente risposta alle istanze avanzate alla stessa da parte dei detenuti;
se si intenda, in qualche modo, intervenire per quanto di competenza affinché sia effettivamente assicurata l’assistenza legale ai detenuti, soprattutto stranieri, sprovvisti di avvocati di fiducia.
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