De Magistris inventa l’urbanistica

di Marco Eremo, da “Italia Oggi”, 28-08-2012

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, lancia (o rilancia) il partito arancione perché ritiene necessaria una discontinuità sul fronte del rispetto della legalità, negli stessi giorni in cui il quotidiano confindustriale annuncia, con titolo altisonante, «Napoli baratta gli immobili abusivi». È l’operazione proposta dalla giunta napoletana in carica, attraverso la quale i soggetti che hanno presentato domanda di condono (se, e dopo aver aderito a un consorzio con il Comune) potranno costruire una volumetria pari a quella abusiva, nel caso in cui il permesso in sanatoria non possa essere rilasciato per il diniego delle autorità preposte ai vincoli esistenti.

Viene da chiedersi, dunque, non tanto in quale schieramento il partito arancione inten-da collocarsi, ma piuttosto in quale parte del territorio comunale di Napoli il suo leader pensi di ricollocare le volumetrie degli immobili abusivi non sanabili, e quale sarebbe lo strumento legale che legittimerebbe un’operazione di questo tipo.

Nel nostro ordinamento, all’interno del quale (nonostante i proclami politici degli ultimi anni) non è lecito fare tutto ciò che non è vietato, ma soltanto ciò che è esplicitamente ammesso, e alle condizioni e con le modalità previste, le amministrazioni locali non sono state autorizzate a riconoscere a quanti hanno presentato una domanda di condono la possibilità di utilizzare un permesso di costruire che non c’è (e che non ci sarà) in un’altra area.

È sancita soltanto la facoltà, per la persona che ha un permesso di costruire, di richiedere la possibilità di utilizzare il medesimo titolo all’interno di un’altra area del territorio comunale, di cui abbia acquisito la disponibilità a fini edificatori, «qualora, per effetto di vincoli sopravvenuti, diversi da quelli di natura urbanistica, non sia più esercitabile il diritto di edificare che sia stato già assentito».

Con questi presupposti, il Comune può esaminare ed eventualmente accogliere l’istanza, variando, se necessario, la destinazione urbanistica dell’area all’interno della quale utilizzare il permesso di costruire che c’è, acquisendo come ulteriore contropartita pubblica la disponibilità dell’area «vincolata». Nel caso di Napoli, invece, l’amministrazione che fa con l’edilizia abusiva «non sanabile»? Chi si accolla le spese per la sua demolizione, per la messa in sicurezza e il ripristino dei luoghi?

È forse il caso che il sindaco de Magistris, prima di impegnarsi a esportare il modello civico nella politica nazionale e nel parlamento di Roma, metta a punto questa mano-vra urbanistica, che rischia di assomigliare troppo, mutatis mutandis, al discusso, e discutibilissimo, rito ambrosiano degli anni ’50 e ’60, con il quale si rilasciavano le cosiddette «licenze edilizie in precario», autorizzando preventivamente l’esecuzione di abusi edilizi o, meglio, di interventi edilizi non ammessi dal piano regolatore allora vigente. Operando nel modo descritto nell’articolo del Sole, l’amministrazione napoletana, infatti, trasformerebbe, in questo caso a posteriori, dei manufatti «precari» (gli edifici abusivi privi di permesso) in diritti edificatori efficaci e durevoli, spendibili altrove, e le domande di concessione in sanatoria, che non possono essere accolte, in permessi di costruire «veri» ed efficaci.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=7981&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=de-magistris-inventa-lurbanistica

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