Allarme carceri, i centri clinici ultima emergenza

di Francesco Grignetti, da “La stampa”, 09/08/12

È un’emergenza nell’emergenza, la sanità in carcere. Si parla, e nemmeno troppo spesso, di quanto siano sovraffollate le celle. Troppo poco, invece, si parla di quanto sia degradata la cura della salute per chi sta dietro le sbarre. Sono 12 i centri sanitari carcerari in giro per l’Italia. Ottimo quello di Pisa, discreti gli altri, pessimi quelli di Roma, Napoli e di Bari. E ieri la ministra della Giustizia, Paola Severino, è tornata per la seconda volta in una settimana a Regina Coeli a controllare un centro medico che dovrebbe essere d’eccellenza e invece cade a pezzi.

Questa volta la ministra Severino era accompagnata dalla Governatrice Renata Polverini. Al termine della seconda ispezione, ecco le decisioni. Le due istituzioni si sono ripartite i compiti. Il ministero della Giustizia pagherà le prossime spese edilizie; la Regione Lazio si occuperà dei medici «e della tipologia di prestazioni erogabili all’interno», per usare le parole della Polverini, «in considerazione delle patologie prevalenti nella popolazione carceraria e valutando costi e benefici in un periodo di ristrettezze economiche». 

La Polverini, alle prese con un deficit sanitario già elevato, e uno stringente piano di rientro, non vedrebbe l’ora di liberarsi della sanità penitenziaria. «Ho già posto – diceva ieri – il problema più generale della sanità nella nostra regione. Bisognerà capire se è possibile, anche coinvolgendo i ministeri vigilanti, ovvero il ministro della Salute e quello dell’Economia, estrapolare la sanità degli istituti penitenziari da quella del sistema sanitario regionale».

Nel frattempo promette particolare attenzione alle cure psichiche. «Ho già dato mandato di rafforzare l’organico degli psichiatri», ha assicurato Polverini. E spiegava la ministra Severino: «Questo è tradizionalmente un carcere di transito, con molti detenuti in attesa di giudizio. Stare in carcere prima della sentenza è ancor più duro, e per questo è particolarmente richiesta l’assistenza psichiatrica».

La Severino si era precipitata a Regina Coeli lunedì scorso dopo il suicidio di un detenuto tunisino. L’ennesimo. Sul tavolo aveva un rapporto allarmante, giratole dal Garante per i detenuti della Regione Lazio, Angiolo Marroni.

Da tempo, segnalava Marroni, la struttura non garantisce più gli standard minimi previsti dalla legge. La sala operatoria è stata chiusa ed è meglio così. Per renderlo un centro clinico degno di questo nome andrebbe infatti rifatta la pavimentazione nei locali di degenza, sostituiti gli infissi, cambiati i bagni, ammodernato l’impianto elettrico.Nemmeno le cucine sono sufficienti, tanto più che non possono differenziare i menù sulla base delle necessità dei pazienti detenuti.

Ma il punto davvero dolente è la «igienizzazione» degli ambienti, che la Asl raccomanda caldamente, visto che un centro clinico è sempre in agguato qualche colonia di germi patogeni, e che a Regina Coeli è affidata ai pazienti stessi. «Per di più con insufficienti prodotti detergenti e disinfettanti per l’igiene personale e collettiva», concludeva Marroni.

 

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=7805&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=allarme-carceri-i-centri-clinici-ultima-emergenza

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