Radicali Italiani: chiederemo incriminazione dei responsabili istituzionali dello scempio del diritto per interrompere flagranza criminale della Repubblica
Si è concluso nel primo pomeriggio del 29 luglio 2012 il Comitato nazionale di Radicali Italiani, iniziato il 27 luglio – Approvata la mozione generale presentata dal Segretario Mario Staderini e dal Tesoriere Michele De Lucia.
“Avviare la preparazione di denunce ad ogni livello volte all’incriminazione dei massimi responsabili istituzionali della Repubblica per lo scempio del Diritto e la violazione grave e sistematica, anche attraverso comportamenti omissivi, della legalità e dei diritti civili e politici dei cittadini.” È quanto ha deciso oggi il Comitato nazionale di Radicali italiani approvando la mozione generale presentata dal segretario Mario Staderini e dal tesoriere Michele De Lucia.
Una decisione motivata dalla necessità di “interrompere la condizione di flagranza criminale che, a partire dalla negazione del diritto ad ottenere giustizia in tempi ragionevoli per arrivare alla condizione strutturale di tortura inferta nelle carceri, colloca lo Stato italiano al di fuori della Costituzione, del diritto comunitario e internazionale” e “dal precipitare della realtà antidemocratica del regime italiano, confermata dal fatto che nessuna televisione ha permesso agli italiani -differentemente da quanto accade con le espressioni di violenza di pochi che vengono al contrario promosse attraverso un costante e sproporzionato risalto -di conoscere la forza di nonviolenza, di lotta per il diritto e la democrazia” rappresentata “dagli almeno trentamila tra donne e uomini, detenuti e detenute, personale amministrativo, polizia penitenziaria, direttori e dirigenze delle carceri, che hanno partecipato alla quattro giorni di lotta nonviolenta dal 18 al 21 luglio scorso”.
Il Comitato di Radicali italiani ha anche dato mandato agli organi dirigenti di “investire i nuovi vertici della Rai di tutta la documentazione circa le responsabilità della concessionaria di servizio pubblico nel pluridecennale processo di degrado democratico, così come già fatto con il nuovo collegio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, richiamando tutti alle proprie responsabilità giudiziarie.
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