Radicali Plgn a Poggioreale per l’amnistia. Visita ispettiva con Alfonso Papa e Renato Farina
di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net, 20-07-2012
Stamane a Napoli, di fronte al carcere di Poggioreale, si è tenuto un presidio organizzato dall’associazione radicale Per la Grande Napoli. Oggetto della mobilitazione, il sostegno all’iniziativa del professor Andrea Pugiotto (clicca qui) autore di una lettera aperta al Presidente della Repubblica nella quale si chiede un intervento del Quirinale sul tema carceri, mediante messaggio alle Camere. Oltre al presidio, si è svolta una visita ispettiva ad opera dei deputati del Pdl, Alfonso Papa e Renato Farina, accompagnati da Luigi Mazzotta e Annalisa Chirico. Di seguito riportiamo le loro dichiarazioni e quelle di alcuni presenti.
Partiamo, in ordine rigorosamente cronologico, dalle dichiarazioni di Alfonso Papa, che è intervenuto sia prima della visita ispettiva che dopo, dando vita assieme agli altri partecipanti a una conferenza stampa fuori Poggioreale al termine del giro nella struttura. Abbiamo chiesto all’Onorevole Papa il senso della sua partecipazione all’iniziativa odierna anche alla luce della conferenza stampa tenuta ieri alla Camera dei Deputati sulla percezione delle nostre carceri, viste dall’occhio severo della stampa estera: “a distanza di un anno ritorno nel carcere di Poggioreale, la cui soglia varcai un anno fa, anche se a dire il vero sono tornato sempre qui ogni due settimane a visitare questo carcere per portare il mio sostegno e la mia solidarietà ai detenuti, che tanto hanno fatto per me nei lunghi giorni della mia detenzione. Noi ieri abbiamo portato a conoscenza di questo dossier della stampa estera sul carcere italiano per evidenziare come all’estero la situazione drammatica del carcere italiano sia seguita decisamente di più di quanto avvenga in Italia. Da noi vige un silenzio indecente e assordante rispetto a una situazione drammatica che peggiora sempre di più.
Poi, ha aggiunto Papa: “Si avvicina ora la stagione torrida, in luoghi dove c’è una morte per cause non naturali, ogni cinque giorni. Noi dobbiamo testimoniare questo e sollecitiamo il Governo a quelle iniziative che anche il Presidente della Repubblica chiese un anno fa. Napolitano un anno fa parlò di prepotente urgenza chiedendo interventi sul carcere. La stampa estera ricorda ai cittadini dell’Europa e del mondo l’indecenza della situazione carceraria italiana. E’ giunta l’ora che ce ne si renda conto anche da noi e chiediamo al Presidente della Repubblica un messaggio alle Camere e un dibattito parlamentare sull’amnistia e sul problema delle carceri. Io ho presentato una proposta di legge per limitare la carcerazione preventiva. Si pensi che oggi in Italia la metà della popolazione detenuta è in attesa di giudizio, in spregio della Costituzione e delle leggi italiane”.
Papa si è anche soffermato sull’enorme impatto della Fini-Giovanardi sul problema del sovraffollamento carcerario: ” io credo che dobbiamo avere un approccio a questo tema che parta dalla persona. Si può essere proibizionisti o antiproibizionisti, ma l’esperienza ci dimostra che questo carcere, così come oggi è il carcere in Italia, non sia la risposta. Se si è padri, credo che nessun genitore può pensare che si risolve il problema del figlio tossicodipendente, sbattendolo in una cella. Il tema del proibizionismo è un discorso ampio. Io personalmente mi sono sempre dichiarato antiproibizionista e credo che si debba distinguere fra le droghe. Serve creare un movimento che porti al cambiamento della legge attuale, perché non si può considerare un semplice assuntore di droghe alla stregua di un delinquente”.
Dopo Papa, abbiamo ascoltato Luigi Mazzotta, segretario dell’associazione radicale Per la Grande Napoli, presente sia ieri alla Camera che oggi per la visita ispettiva all’interno del carcere di Poggioreale. Queste le sue dichiarazioni prima di entrare nella struttura: ” sono felice di essere qui con i miei compagni e continuare questa rivolta non violenta, oltre che a raccogliere la proposta del professor Pugiotto – l’associazione ha raccolto oltre 500 firme per strada, anche stamane, a sostegno dell’iniziativa – e di 130 professori universitari, costituzionalisti e penalisti, che hanno firmato questo appello. A Napoli abbiamo raccolto 500 firme su 1300 totali. Ora entreremo nel carcere e faremo questa nuova visita ispettiva. Verificheremo e aggiorneremo i dati che riguardano il problema droga e il suo impatto sul numero dei detenuti presenti in questa, come in altre strutture”.
Anche Annalisa Chirico, membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani nonché collega di “Panorama”, ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno tratto spunto dai dati sviscerati da Klaus Davi, nel corso della conferenza stampa di ieri a Montecitorio. Così Annalisa Chirico: ” ieri nella conferenza stampa sono venuti fuori dati allarmanti. Intanto la stampa estera ha classificato Poggioreale come peggior carcere italiano e vengono fuori notizie emblematiche del caso Italia. Ad esempio, la stampa spagnola ha analizzato il caso dei detenuti spagnoli che confessano reati mai commessi, pur di uscire dalle carceri italiane. Il Guardian riporta l’elevato numero di suicidi: fra il 2002 e il 2012, il 56% delle morti nelle carceri italiane sono conseguenza di cause non naturali, in primis appunto i suicidi. Questi sono dati allarmanti che attirano l’attenzione della stampa estera. Noi abbiamo fatto un’opera di denuncia e la colleghiamo con queste visite ispettive. L’amnistia è l’unica soluzione per porre fine a questa tortura legalizzata che si consuma ogni giorno nelle carceri italiane dove le condizioni di vita sono disumane e degradanti. La scorsa settimana eravamo nel carcere di Rimini, dove ci sono detenuti costretti a defecare a cielo aperto, senza neppure delle tendine che diano un minimo di privacy e sappiamo che il comitato contro la tortura – organo sito in seno all’Ue – impone uno spazio minimo di sette metri quadri a detenuto, mentre in Italia siamo attorno ai due metri quadri a testa, ovvero uno spazio inferiore a quello da riservare ai maiali per non incorrere nel reato di maltrattamento di animali”.
Poi, ha aggiunto Annalisa Chirico: “In questo contesto, l’amnistia è necessaria e urgente, come ha detto anche il Capo dello Stato. Ora però è il momento che il Capo dello Stato invii un messaggio alle Camere, come già accaduto per altre questioni su cui ha dimostrato maggior severità e precisione. Teniamo conto che è passato un anno da quando definì “prepotente urgenza” la questione carceraria. Altro punto importante è la carcerazione preventiva che coinvolge la metà dei detenuti, ristretti nelle nostre carceri – e di cui la metà circa finisce assolta al termine del processo, secondo le statistiche NdR –. Alfonso Papa ha preparato un progetto di legge, già calendarizzato in Commissione Giustizia, ed è una proposta che limita la carcerazione preventiva ai soli reati di sangue, mafia e terrorismo prevedendo una durata massima di sei mesi, rispetto a oggi che tale periodo può durare fino a sei anni. Inoltre sono previste una serie di garanzie per i detenuti, come ad esempio il fatto che in armonia con le norme internazionali, non debbano trovarsi nelle stesse celle detenuti definitivi e detenuti in attesa di giudizio. Inoltre, si chiede che il giudice sia presente non solo al primo interrogatorio ma a ogni interrogatorio durante il regime di carcerazione preventiva. Noi crediamo che, tranne nei casi di vero ed elevato allarme sociale, tutti debbano giungere al processo da cittadini liberi e senza manette ai polsi. La media europea di detenuti in carcerazione preventiva è intorno al 15-20%, mentre in Italia siamo a circa il 43% e anche questo è il monito di una pratica abusiva dei magistrati, secondo la regola dei pochi, certi e sicuri”.
Su nostra sollecitazione, Annalisa Chirico ha inoltre riconosciuto una certa responsabilità della stampa nel dare sfogo alle peggiori pulsioni giustizialiste di un’opinione pubblica a caccia non di giustizia ma di vendetta. Oltre al costume, sempre più diffuso, di sbattere mostri in prima pagina prendendo per oro colato i documenti dei Pm – ovvero di parte – omettendo gli stessi spazi a nove colonne, quando il presunto criminale viene poi assolto. Altro effetto perverso dell’assenza di separazione delle carriere in Italia, paese dove 9 volte su 10, i giudici accolgono le richieste di carcerazione preventiva emesse dai “colleghi” Pm. Il tutto, in spregio del più elementare principio di parità di condizioni fra accusa e difesa.
Il successivo interlocutore che abbiamo ascoltato è Mario Barone, segretario campano dell’associazione Antigone: ” a nome dell’associazione che rappresento, dico che l’amnistia ora come ora non è semplicemente una priorità ma una necessità. Questo perché lo dicono semplicemente i dati. In Italia, a fronte di una capienza regolamentare di 44 mila unità abbiamo una presenza di detenuti che rasenta le 70 mila. Volendoci soffermare sul carcere di Poggioreale, noi abbiamo una capienza regolamentare pari a 1.300 unità e oggi ci sono 2.600 detenuti. Ora mi chiedo e chiedo a tutti voi, ma per raggiungere i due terzi della soglia in Parlamento per ottenere l’amnistia, cosa dobbiamo aspettare una nuova stagione di lotta, speriamo solo non violenta, all’interno delle carceri? Oppure vogliamo che aumentino i morti, ovvero che aumentino i suicidi?”. Con Barone abbiamo anche parlato della questione sollevata dai detenuti semi liberi del carcere di Secondigliano, ricevendo la promessa di un interessamento dell’associazione Antigone, che provvederà a verificare attraverso i propri strumenti legali, che tutte le procedure siano osservate correttamente. Barone ci ha inoltre informato della morte di un internato nell’Opg di Aversa il quale era in agonia da 40 giorni dopo essere stato bruciato vivo, secondo la versione ufficiale – ma tutta da verificare, almeno questo chiede Antigone – da un compagno di cella. Inoltre, la realtà degradata degli Opg riserva anche un altro caso di internato in fin di vita, stavolta per aver inalato del gas dal proprio fornelletto, segnatamente a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia.
Molti i parenti di detenuti che hanno denunciato trattamenti disumani riservati non solo ai carcerati ma anche ai congiunti. Essi, una volta alla settimana si affollano dalle primissime ore del mattino affrontando estenuanti code che si trascinano per intere ore, per poter parlare 50 minuti col caro recluso. “Si rivolgono a noi dandoci il tu e ci riempiono di parolacce e non è giusto, siamo esseri umani anche noi e non meritiamo di essere trattati così, sia noi che i detenuti accatastati come bestie in 14-15 uno sopra l’altro. Inoltre non c’è acqua per tutti e manca la possibilità di fare una doccia” ha rivelato una donna presente al presidio mentre non mancano accuse circa l’accanimento su persone macchiatesi di reati non gravi e comunque non di sangue, che riceverebbero condanne più lunghe rispetto a chi si macchia di omicidio. Le numerosi madri o compagne di detenuti a Poggioreale, denunciano trattamenti degradanti che il personale carcerario riserva loro, nei modi e nei termini che non tengono in minima considerazione la dignità di questi cittadini. In pratica i parenti dei detenuti sono trattati, all’interno di un luogo dello Stato, come se essi stessi si fossero macchiati di qualche colpa. Tranne, forse, quella di non voler abbandonare i propri congiunti che, raccontano, sono reclusi in un vero e proprio lager dove le persone sono trattate peggio degli animali. La prova risiede nel racconto di una madre, che ha visto la propria figlia sbattuta contro un muro da un agente solo perché indossava una maglia ritenuta troppo scollata, all’atto di recarsi in parlatorio per incontrare il fratello. Particolarmente disperato l’appello di una donna, venuta a trovare il proprio nipote in attesa di giudizio a Poggioreale, che ha vissuto l’esperienza di un trattamento degradante sulla propria pelle nei modi e nei termini con cui il personale in carcere si è interfacciata con lei.
Parimenti accorato il grido di dolore di una donna, che più di ogni altra testimonianza raccolta oggi, racconta il dramma che vivono non solo i detenuti ma anche le loro famiglie: ” caro Presidente della Repubblica, sono la signora De Mante Margherita residente in Scisciano in Napoli, mio marito sta facendo otto mesi per cazzate. Va bene che sono detenute queste persone, però questo carcere fa parte dei lager. Secondo me nei lager si stava meglio perché non è gusto che una persona che deve fare otto mesi, venti mesi, trenta mesi non ha importanza, debba essere trattata in questo modo, appunto come nei lager. Non va bene, siamo cittadini italiani e vogliamo i nostri diritti”.
Dopo questo momento altamente toccante, abbiamo incontrato Don Franco, Cappellano della struttura e presente sia ieri alla Camera che oggi, con la sua associazione “liberi di volare”. Parole cariche di ironia ma non per questo meno pesanti, quelle di Don Franco, che ha evidenziato come “questo carcere andrebbe raso al suolo e al suo posto servirebbe un luogo in cui la rieducazione e il reinserimento siano centrali. Penso che in questa struttura la legalità sia totalmente assente. Pare che per questi detenuti sia rimasto solo Gesù Cristo, visto il numero incredibile di “poveri cristi” che sono reclusi”. Don Franco ha inoltre ribadito che la necessità dell’amnistia non è solo etica ma una questione di legalità poi ha aggiunto: “il carcere è una delle istituzioni in Italia che è più fuorilegge di ogni altra forma di illegalità che ci possa essere in questo paese. Il carcere dovrebbe essere concepito secondo la legge, in particolare rispettando l’articolo 27 della Costituzione per un carcere che sia rieducativo e volto al reinserimento. Un carcere come Poggioreale non potrà mai assolvere a tale funzione”.
Spazio poi alla conferenza stampa post visita ispettiva, inaugurata dall’intervento di Alfonso Papa: “oggi abbiamo visitato la struttura di Poggioreale e devo dire che nonostante gli sforzi notevoli che vengono fatti da questa direzione e questa Direttrice, con l’impegno che viene profuso, la situazione continua a peggiorare. Oggi abbiamo oltre 2.600 detenuti con un sovraffollamento che supera il 50%. Di questi 2.600 sono 800 i detenuti che stanno scontando una pena definitiva, tutti gli altri sono in attesa di giudizio. Di questi 2.600 il 30% è rappresentato da detenuti tossicodipendenti. Dopo essermi costituito un anno fa in queste mura, per me è iniziato un percorso di testimonianza che mi porta oggi con l’onorevole Farina e con tanti amici e tante persone che condividono questa battaglia, a testimoniare quest’orrore tutto italiano. Ieri alla Camera abbiamo presentato un dossier della stampa estera che ha segnalato l’esistenza di un caso Italia per le carceri, come avvenuto in passato per paesi non democratici come si ritiene che sia il nostro. Esponenti della stampa di tutto il mondo, attraverso questo dossier presentato da Klaus Davi, hanno evidenziato quello che è un vero e proprio orrore”.
Papa ha poi bacchettato la stampa italiana, rea a suo dire di non informare a sufficienza sulle carceri e di non pretendere ciò che pure rientra nei diritti dei giornalisti, ovvero l’ingresso fisico nelle strutture per poter documentare ciò che si cela dietro le alte mura dei penitenziari. “La stampa libera o che si definisce tale – ha detto Papa – pretenda di entrare nelle carceri. Vi invito, qui a Poggioreale, a entrare nei padiglioni Napoli e Roma, ma in generale in tutti i padiglioni nel nostro paese che costituiscono l’orrore italiano. Il Presidente della Repubblica è intervenuto su tante questioni, ha creato un nuovo governo ed è tornato a interessarsi a temi come legge elettorale e intercettazioni, tema quest’ultimo su cui anche il ministro Paola Severino ha detto di volersi nuovamente interessare. Noi chiediamo al Presidente di ricordare ciò che egli stesso disse un anno fa, a proposito dell’improcrastinabile e prepotente urgenza della nostra situazione carceraria così come chiediamo al Ministro di tornare a interessarsi attivamente del problema”. Papa ha poi ribadito la necessità di un messaggio del Quirinale alle Camere, affinché queste affrontino la questione, ricordando ancora di aver presentato una proposta di legge che limiti l’uso della carcerazione preventiva. L’onorevole Pdl, iscritto anche all’associazione radicale Per la Grande Napoli, ha denunciato l’indifferenza dilagante su questo tema e l’inerzia del Governo Monti, che a suo parere non ha fatto nulla per migliorare la situazione. In conclusione, Papa ha ricordato che il problema è generalizzato e riguarda tutta l’Italia, a eccezione di poche strutture, come Opera, che riescono a svolgere in modo corretto quella che resta una funzione essenziale in capo allo Stato.
Dopo Papa, è intervenuto anche Renato Farina: ” voglio dire questo, ero stato molte volte lo scorso anno a Poggioreale e ci sono stato quest’anno. Abbiamo usato questo metodo, per evitare visite ‘guidate’. Abbiamo indicato il reparto e poi dei numeri casuali di cella, perché è impossibile visitare 2.600 detenuti, dato che ognuno avrebbe legittimamente la propria storia da raccontare. Siamo andati nel padiglione Napoli, mai stato ristrutturato, nella cella numero 15 dove c’erano una dozzina di persone che hanno diritto a due docce alla settimana; però la doccia con acqua gelata, dato che rapidamente finisce tutta l’acqua calda. Dodici persone in un bagno, con turni e lunghe attese in una promiscuità veramente penosa, soprattutto in rapporto alle visite dei familiari. In una stanzetta ci sono 25 detenuti sudati, in condizioni penose e senza dignità per quanto sono disfatti, anche nell’atto di abbracciare i propri figli. Ho visto anche il Torino e il padiglione Roma, quello dei “sex offenders” dove la situazione è shockante anche perché il tipo di reato induce di fatto a un trattamento di diverso genere, di gran lunga peggiore.
Inoltre, ha dichiarato Farina: “Serve amplificare nell’opinione pubblica questa sensibilità, dobbiamo dimostrare che far star meglio i detenuti vuol dire star meglio tutti, dato che così è come tenere in piedi un vivaio di piante carinivore. Questo, non solo per una necessità ma anche per interesse, trattandosi di una questione di legalità ma purtroppo in questo paese la legalità è divisa in categorie dove alcune contano meno di altre, come i diritti dei detenuti. Lo spread carcerario, in fatto di legalità, è di gran lunga superiore rispetto allo spread dei tassi di interesse dei Bond e questa cosa va detta. Occorre uno sguardo pieno su questa nostra Italia e pensare all’economia non impedisce di pensare anche ai diritti e al rispetto delle leggi, anche in carcere. Si pensi che un carcerato costa 250 euro al giorno e che i detenuti vivono trattati come dei maiali. Io volevo portare la Michela Vittoria Brambilla, a visitare l’allevamento di carcerati oltre a quello dei cani. Non è una polemica con la Brambilla ma con l’opinione pubblica che si commuove più per i cani che per i cristiani. Serve mostrare che questo problema riguarda tutti e non solo chi ha particolari sensibilità. Il Capo dello Stato, oltre a occuparsi di legge elettorale o intercettazioni, si ricordi delle sue stesse parole pronunciate appena un anno fa”.
A concludere la mattinata, ancora Luigi Mazzotta: ” dopo questa visita che abbiamo effettuato come associazione Per la Grande Napoli a distanza di tre mesi, abbiamo potuto verificare che il sovraffollamento è rimasto identico alle ultime visite. Il dato allarmante che mi è stato confermato dalla dottoressa Abate, è che questo sovraffollamento è causato dal continuo ingresso in carcere di tutti i piccoli spacciatori e i consumatori di droghe. La situazione nelle celle in questo periodo estivo è di gran lunga peggiore rispetto al resto dell’anno. Al padiglione Milano abbiamo riscontrato la presenza di otto persone in spazi di 4 metri per 5. In una cella c’erano 12 persone in 5 metri per 15. I cittadini detenuti sono ammassati e distrutti psicologicamente e ci sono lavandini rotti da dove esce acqua in continuazione. Ho chiesto alla direttrice di intervenire. Ci sono bagni in cui i detenuti non possono neppure fare i loro bisogni. La situazione è disastrosa e disumana in questo nostro carcere di Poggioreale. La dottoressa ha annunciato rimedi a queste strutture, però sappiamo che spesso ci vengono raccontate tante belle cose, che puntualmente non vengono realizzate in questo inferno che è Poggioreale”.
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