Carceri: l’immagine dei nostri penitenziari all’estero
(AGENPARL) - Roma, 19 luglio 2012
La stampa estera prende di mira le carceri italiane e non certo a patire da ora. Le condizioni di vita all’interno dei nostri penitenziari vengono giudicate e definite, per lo più, invivibili e intolleranti dai principali giornali internazionali, anche se non mancano elogi per alcune isole penitenziarie d’eccellenza. Particolare attenzione viene rivolta ai detenuti stranieri, soprattutto tedeschi e spagnoli, rinchiusi negli istituti di pena del Bel Paese. È quanto emerge della ricerca “Allarme Carceri Italiane: tra luci e ombre, l’immagine dei nostri penitenziari sulla stampa estera” presentata oggi in Parlamento da Klaus Davi, in occasione di una tavola rotonda che vede la partecipazione, tra gli altri, del parlamentare Pdl Alfonso Papa, del presidente Unione Camere Penali Valerio Spigarelli e dell’ex presidente Renato Borzone, del direttore de Gli Altri Piero Sansonetti e dei rappresentanti delle associazioni Antigone e Papillon.
Dallo studio è emerso che i commenti più duri arrivano dalla stampa spagnola, che lancia pesantissimi attacchi al sistema penitenziario italiano: “Circa 150 spagnoli –si legge in un reportage di El Pais– soffrono il collasso nelle carceri italiane, dove vivono 25 mila detenuti in più rispetto alla sua capacità. Spesso arrestati per inconsapevole traffico di droga, i detenuti spagnoli patiscono le pessime condizioni di vita e molti di loro si dicono pronti a confessare un reato non commesso pur di andarsene da questo inferno”. Dure critiche anche dalle testate tedesche: “In Italia –scrive News.de- ci sono 110 detenuti tedeschi. Anche loro, come gli altri, protestano contro le condizioni invivibili nelle quali versano: sono curati poco o nulla e le celle sono sovraffollate”. Reportage molto critici sono stati redatti anche dall’inglese The Guardian, che denuncia la scarsa attenzione dei media italiani per i quasi 1000 decessi registrati nelle carceri tra il 2002 ed il 2012, di cui il 56% morti per suicidio. E dal Badische Zeitung, che critica il sovraffollamento, la carenza di strutture e la mancanza di fondi delle carceri italiane. Criticati, in particolare, i penitenziari di Poggioreale a Napoli, Rebibbia a Roma ed il carcere dell’Ucciardone a Palermo.
“Poggioreale –scrive lo spagnolo Abc– è una delle carceri peggiori a livello europeo e anche tra le più sovraffollate, con 2700 prigionieri per 1.300 posti di capienza massima. I detenuti rischiano pesanti vessazioni: bruciature di sigarette sulle braccia, denaro rubato, percosse e insulti”. Tutto negativo allora? Non proprio. Anche in Italia esistono strutture d’eccellenza, come le carceri di Opera a Milano, e quelle toscane di Pozzale e Volterra, quest’ultimo penitenziario è elogiato dal New York Times: “Circa metà delle 250 prigioni italiane ha un programma teatrale– scrive il prestigioso quotidiano americano-ma nessuno è rinomato come quello della compagnia della Fortezza del carcere di Volterra, che ha vinto numerosi premi e riconoscimenti”. Il rapporto ha anche focalizzato le analisi sulla macchina della giustizia penale e soprattutto civile. “Secondo i giornali esteri –spiega Klaus Davi- il cattivo funzionamento della giustizia civile penalizza gli investimenti delle multinazionali, demotivate da continui e allarmistici reportage sul nostro sistema, condizionato dalla lentezza dei processi, dalla mancata certezza della pena, da scarcerazioni di mafiosi dovute alla mala giustizia, dalle anomalie nel ricorso ai pentiti e i benefici a loro riconosciuti, l’abuso delle intercettazioni e i numerosi casi di processi inutili”. “Si rimprovera un po’ di tutto alla giustizia italiana –si legge sul francese Le Monde– lenta e con processi inutili che la intasano”. Critico anche il Guardian: “La giustizia italiana non porta mai a delle conclusioni, mai ad una certezza. Il sistema giudiziario ha un disperato bisogno di essere riformato”. Mentre per il tedesco Frankfurter Allgemeine, “l’abuso delle intercettazioni da parte di alcuni magistrati italiani è un assoluto spreco di denaro che potrebbe essere speso per iniziative più utili”. Tuttavia, se da una parte la macchina della giustizia viene criticata, dall’altra la magistratura, la Polizia di Stato e i Carabinieri vengono unanimemente giudicati all’avanguardia nella lotta alla mafia e alla criminalità dalla stampa estera. “Molti magistrati italiani –spiega Klaus Davi- sono consultati negli Usa e in Germania nella lotta alle mafie e considerati assoluti punti di riferimento nel contrasto alla criminalità”. “Nella tanto tartassata giustizia italiana –scrive Le Monde– di tanto in tanto accade che una sentenza suscita ammirazione per la sua esemplarità. È accaduto quando la Corte di Cassazione ha confermato le condanne ai responsabili delle violenze durante il G8 di Genova. Non accade tutti i giorni che dei vertici della polizia siano condannati dalla giustizia”. Per El Pais, “gli attentati a Paolo Borsellino e Giovani Falcone hanno inasprito la lotta alla mafia permettendo una serie di arresti eccellenti come quelli di Riina e Provenzano”. “Con un procuratore come Raffaele Guariniello –scrive il francese Les Echos- in Italia gli industriali sanno che devono stare attenti e non trasgredire la legge”, mentre per Le Figaro “Grazie all’azione di magistrati come Pietro Grasso la Mafia ha subito duri colpi e ora il magistrato mette in guardia la Francia”. Un problema di immagine c’è e l’osservatorio voluto da Klaus Davi si propone di illuminare gli elementi critici ma anche positivi del sistema carcerario italiano, su cui pesa, secondo lo studio, il 75% di giudizi negativi da parte degli organi di informazione internazionali. Un quadro allarmante dell’immagine del nostro sistema carcerario, solo in parte risollevata dal un buon 15% delle citazioni positive che elogiano gli istituti di pena all’avanguardia che lottano ogni giorno per mantenere standard che dovrebbero essere e diventare un modello per tutta la Penisola.
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