Digiuno e silenzio: la preghiera di Marco Pannella

di Roberto Gaudioso, da www.ilfioreuomosolidale.org

Il digiuno non è una novità rispetto all’azione politica dei Radicali, ma è bene ricordare che “lo sciopero della fame di un nonviolento è un atto di speranza, ma sempre a difesa della legge” spiega Pannella, cioè è una proposta concreta, non una protesta, un mettere a disposizione dell’autorità il proprio corpo in modo nonviolento affinché tale autorità rispetti, almeno, la sua legalità, le sue leggi. Da molti anni, ormai, i Radicali denunciano il depauperamento degli strumenti democratici dello Stato Italiano causato dalla Partitocrazia, processo che ha subito un’accelerazione negli ultimi anni, tanto che il leader radicale definisce lo Stato Italiano “tecnicamente come criminale professionista”. Secondo i Radicali la situazione sarebbe tragica allorché uno Stato non fosse capace di rispettare le proprie leggi, ancorché ingiuste, come, ad oggi, si è mostrato essere incapace lo Stato Italiano sotto diversi aspetti. In questo senso si inquadra l’azione dei Radicali.

Questa volta al digiuno si affianca il silenzio. Il leader radicale si affida alla sacertà del silenzio che possa sottolineare la straordinaria gravità della situazione carceraria italiana in modo diverso dalla tradizionale “battitura della gavetta”. Il silenzio come momento di riflessione interiore e di raccolta “perché sia anche, In-sha-Allah, davvero il momento della preghiera per l’Italia, nel senso di tutti, perché in Italia e anche negli altri paesi vengano rispettati i diritti umani.” È una preghiera transnazionale, memore del cosmopolitismo illuminista di Voltaire (il grado di civiltà di un popolo si misura dallo stato delle sue carceri), alla quale oltre 2000 detenuti hanno già risposto affermativamente. Transnazionale anche perché Marco Pannella chiede che in quei quattro giorni, dal 18 al 21 luglio, facciano visita ai detenuti le “autorità” spirituali di diverse confessioni e religioni, senza trascurare la loro nazionalità perché i detenuti possano trovare vera com-passione.

La straordinaria mobilitazione dei Radicali, che ormai conducono in modo pressante da oltre un anno, è dovuta allo stato tragico della giustizia italiana. In Italia ci sono 9milioni di processi penali e 5milioni di civili pendenti, un cittadino, in media, deve aspettare 9 anni per una sentenza definitiva, ciò comporta 170mila prescrizioni all’anno e una perdita per l’Italia stimata intorno ad un punto percentuale del PIL a causa dei mancati investimenti degli imprenditori. “Non è possibile investire dove per ottenere giustizia bisogna aspettare 10 anni” tuonano i Radicali. A scontare l’inefficacia della giustizia italiana sono soprattutto i detenuti, che in Italia sono circa 67mila, ma i posti regolamentari sarebbero solo 45mila, senza contare che molte strutture carcerarie sono inadatte alla detenzione e al recupero. Dall’inizio dell’anno sono morti in carcere 87 detenuti dei quali 31 suicidi, ovvero 14 decessi al mese. Negli ultimi dieci anni ci sono stati più di 600 suicidi tra i detenuti e dal 2000 ad oggi si sono uccisi 68 agenti carcerari. Quest’ultimo, in particolare, è un segnale chiaro del fallimento del sistema carcerario italiano, è un dato che da solo dovrebbe gettare un terrificante sospetto anche tra i giustizialisti più convinti: se anche chi rappresenta le istituzioni ed esercita il potere si suicida, allora, forse, i provvedimenti chiesti dai radicali non solo sono legittimi, ma non più prorogabili.

Il prof. Andrea Pugiotto e altri 100 docenti universitari di diritto penale e costituzionale non hanno dubbi, sostengono Marco Pannella in questa battaglia e, attraverso una lettera sottoscrivibile on-line (amnistiasubito.it), promossa dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, chiedono al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di mandare quanto prima un messaggio alle camere, affinché si discuta del provvedimento di Amnistia, che, spiega il leader dei Radicali, sarebbe già un provvedimento strutturale per una Riforma della Giustizia, “la proposta di un’Amnistia, perché le strutture esistenti – immediatamente e dopo trent’anni – fuoriescano dalla condizione criminale rispetto alla nostra Costituzione, rispetto alla giurisdizione europea e rispetto alla coscienza civile del nostro Paese”.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=7576&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=digiuno-e-silenzio-la-preghiera-di-marco-pannella

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