Frosinone dopo il voto, dai Radicali appello a vincitori e vinti

Articolo pubblicato il 28/05/2012 nella sezione Associazioni

E’ arrivato il momento di ricostruire la politica nella disastrata città di Frosinone. Lancio, allora, una proposta ai vincitori e agli sconfitti di questa elezione amministrativa: apriamo subito, in provincia di Frosinone, un grande dibattito di alto livello e di profilo non demagogico sulla necessaria riforma della politica e dei partiti. Ma le oligarchie dei partiti non risponderanno a questo mio appello perché gran parte dei loro dirigenti e degli eletti sono troppo presi dal potere fine a se stesso di cui devono conservare forme e sembianze. Del resto, destra e sinistra, centro e periferia sono caratterizzate da una classe dirigente formata perlopiù da esponenti di una partitocrazia senza partiti. Sono il Nulla. Però, continuo ad incalzarli con la speranza di ricavare un’oncia di conoscenza da far circolare tra i cittadini di una città bistrattata e ingannata. Insomma, il cambiamento, anche a Frosinone, non passerà attraverso un cambio di colore politico né di una sigla e neppure di un nome al posto di un altro. Il cambiamento può avvenire soltanto attraverso l’uso e la pratica del metodo liberale, del meccanismo democratico uninominale e maggioritario, di un sistema politico aperto, trasparente, capace di promuovere una classe dirigente seria, preparata, culturalmente di alto profilo, competente, onesta, intelligente e non furba. Il cambiamento può avvenire attraverso il dialogo, la discussione e il dibattito aperto dentro e fuori i partiti o i movimenti o i gruppi politici. In altre parole, ora che si è concluso il ballottaggio per eleggere il nuovo Sindaco di Frosinone, è arrivato il momento di costruire un campo “altro” rispetto al blocco unico e trasversale della partitocrazia imperante. Un terreno alternativo che abbia la forza di una costituente liberale, riformatrice, democratica. E qui, il mio appello è ai cittadini, alle persone sagge, agli studenti, a chi non si riconosce in questa partitocrazia ormai agonizzante.

Pier Paolo Segneri