Perforazione nel vulcano a Bagnoli, l’allarme dell’università: «Può essere rischioso, il sindaco mostri il progetto»
NAPOLI – Riparte il progetto di perforazione nel supervulcano dei Campi Flegrei, e riesplodono polemiche e preoccupazioni. I professori del dipartimento di Scienze della terra della Federico II hanno scritto al sindaco De Magistris: «Vorremmo conoscere i particolari del progetto per esprimere il nostro parere». La lettera è partita 50 giorni fa, per adesso non c’è stata risposta. «I giornali presentano un progetto potenzialmente a rischio – spiega Enzo Morra, il direttore del dipartimento – ma noi non possiamo ragionare su notizie di stampa. Vorremmo esprimere un parere dopo aver visto i documenti ufficiali. Per adesso alla nostra porta ci sono cittadini e comitati che ci chiedono di capire se c’è pericolo. E, per ciò che ne sappiamo, un potenziale pericolo c’è»
La verità è che «Nessuna perforazione può essere considerata sicura, un margine di rischio c’è sempre», come spiega il professor Morra. Per cui l’idea di fare un buco in un vulcano, in una zona ad alta densità abitativa, non riesce a far dormire sonni tranquilli a nessuno.
Il rilancio del programma è stato annunciato qualche giorno fa dal coordinatore Giuseppe De Natale, dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia. Il progetto si chiama «Campi Flegrei Deep Drilling Project» e prevede l’utilizzo di una trivella che si infilerà nel terreno di Bagnoli fino a raggiungere la profondità che consentirà di entrare in contatto con il supervulcano che si trova sotto il territorio. Si tratta di un programma per studiare il comportamento del vulcano e per provare a sfruttare l’energia geotermica che si trova sotto i nostri piedi.
È una maniera per scoprire energie a costo zero che potrebbero contribuire alla sviluppo, «Ma è anche un progetto che non consente di avere certezze sul comportamento della terra», puntualizza il professor Benedetto De Vivo della Federico II che, da sempre, lancia l’allarme sul «Deep Drilling».
Secondo gli studiosi non è possibile valutare le reazioni del supervulcano alla perforazione. C’è anche la possibilità, remota, che possano svilupparsi microterremoti, fughe di gas tossici, addirittura esplosioni incontrollate. Proprio per questo il progetto venne bloccato, nel 2010 dalla giunta Iervolino che non ebbe risposte certe dalle autorità sulla sicurezza delle operazioni.
Invece adesso «C’è l’ok da parte del Comune di Napoli, che è proprietario al 90% del sito dove avverrà la perforazione, nell’area di Bagnoli Futura», ha spiegato il coordinatore Di Natale. E la comunità scientifica s’è allarmata, «anche perché non è cambiato nulla dal 2010 quando il progetto venne fermato. Perché in quel momento c’era preoccupazione e ora non ce n’è più», si chiede il professor De Vivo.
Anche all’interno dello stesso Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia che promuove il progetto c’è preoccupazione: «Qualunque perforazione nasconde rischi – spiega il primo ricercatore vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo – per cui realizzarne una vicino a un centro densamente abitato è una scelta azzardata». Mastrolorenzo, però, va oltre: «Si tratta di una zona ad alto rischio per la quale non è previsto nessun piano di emergenza. Forse prima di andare a perforare un supervulcano sarebbe opportuno spiegare ai cittadini cosa sta per succedere, e magari spiegare alla gente cosa fare in caso di allarme improvviso».
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