Le “Piramidi” di Bassolino
di Massimiliano Iervolino, da http://notizie.radicali.it, 15-05-2012
Anche la Campania ha le sue “piramidi”. Il lettore rimarrà sorpreso da questa affermazione, ma si tratta di una verità di cui stranamente pochi parlano. E’ facilmente dimostrabile, infatti, che quasi nessun giornale si sia occupato di questi nuovi “templi” ed anche che piuttosto rari siano stati i servizi televisivi dedicati alle enormi distese di territorio campano devastate dalla spazzatura in verticale. Fatto certo è che la Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, l’otto maggio 2012, subito dopo aver effettuato un sopralluogo in alcuni siti di stoccaggio campani, li definisce per morfologia ed estensione, paragonabili alle piramidi azteche. Vere e proprie cittadelle della monnezza, ubicate nei già martoriati territori di Terzigno, S. Maria la Fossa, San Tammaro, Marcianise e Taverna del Re. In Campania di questi siti di stoccaggio ne esistono trenta, in cui vengono accolti circa sei milioni di tonnellate di rifiuti. “Piramidi” di spazzatura alte ben 12 metri, coperte da teli neri occupanti, in alcuni casi, uno spazio paragonabile a circa 80 campi di calcio. Non stiamo parlando di discariche ma di siti di stoccaggio, in cui i rifiuti non vengono interrati ma semplicemente coperti da enormi teloni. In questi luoghi non si provvede né ad impermeabilizzazioni del suolo, né tantomeno a pozzi di emungimento del percolato. Dunque trattasi di veri e propri depositi di spazzatura a cielo aperto. I rifiuti vengono avvolti in semplice plastica e le relative “balle” stipate una sopra l’altra, arrivano a toccare il cielo formando delle singolari “piramidi”.
L’Europa, da diversi anni, chiede all’Italia di smantellare le “piramidi” campane, ed il nostro Paese, ancora oggi, non riesce a fornire una risposta convincente. Nessun piano industriale è partito, dunque a breve, arriverà l’ennesima procedura di infrazione che dimostrerebbe, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il disastro campano. In dieci anni sono state smaltite solo ottantacinque mila tonnellate dei sei milioni prodotte. Le c.d.“piramidi” dei rifiuti nascono nel 2001. Dopo undici anni giacciono ancora lì producendo un danno, anche economico, enorme. Se la monnezza dovesse rimanere stoccata negli stessi luoghi per altri undici anni, lo Stato spenderebbe circa 240 milioni di euro. Ma v’è di più, infatti il non conoscere cosa sia stipato all’interno di queste “balle” rende difficile anche programmare un inceneritore per bruciarle. Qualora poi, questo impianto venisse comunque costruito servirebbero circa venti anni per portare a combustione il totale di rifiuti stoccati.
Se invece tale massa imponente di mondezza venisse trasportata all’estero bisognerebbe impegnare circa seicento mila veicoli, un numero talmente elevato che coprirebbe l’intero percorso che divide Napoli da Oslo. Ma le “piramidi” sembrano non interessare nessuno, nonostante la ben nota devastazione di interi territori. I politici, i giornalisti e l’elité del nostro Paese fanno quasi finta di nulla. Ma chi ha prodotto questo obbrobrio ambientale? La risposta a questa domanda dovrebbe venir fuori da un processo, laddove il condizionale è d’obbligo visto che diciotto dei ventinove capi di imputazione sono stati già prescritti. Sì, avete capito bene, ci riferiamo al processo “segreto” Bassolino/Impregilo.
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