Europa sì, Europa no: L'intervento di Ermanno De Rosa

EUROPA SI, EUROPA NO: INCONTRO AL
CIRCOLO FILODRAMMATICI DI CREMONA

L’Associazione Visioni Contemporanee, laboratorio di Idee e Cultura Politica, a conclusione del ciclo di approfondimento “Scomporre la storia per ricomporre la politica”, che ha visto la partecipazione di Alberto Colombini, Giuseppe Azzoni, Renzo Zaffanella, Mario Coppetti, Giuseppe Ghizzoni, Claudio Fedeli, Ermanno De Rosa e Gianfranco Colace in una serie di incontri condotti da Agostino Melega, ha voluto riunire tutti i protagonisti per parlare d’Europa, nel pieno della crisi economica che l’ha colpita. Cos nel pomeriggio di sabato 12 maggio, presso la sala conferenze del Circolo Filodrammatici, Roberto Vitali, il responsabile dell’Associazione, ha convocato i protagonisti del ciclo, per approfondire il tema “Europa s, Europa no” e chiedersi se sia ancora possibile sperare negli Stati Uniti d’Europa a 62 anni dalla dichiarazione Schuman. Di seguito l'intervento di Ermanno De Rosa, presidente dell'associazione radicale Piero Welby.

Europa s, Europa no? Rispondo: Europa troppo tardi, perch mi accorgo che son passati sessant’anni da quando ho fatto campagna per la CED col Movimento Federalista Europeo di Spinelli. Se c’ una cosa che faccio sempre malvolentieri guardare al passato, perch infastidisce e demoralizza, ma i conti col passato non si possono evitare, specialmente quando ne vengono delusione e sconforto per il presente. L’Unione Europea: 27 ministri degli esteri quasi tutti sconosciuti e senza peso internazionale quando dal dopoguerra le voci che contano non sono mai pi di tre. Perch sono le voci di complessi economico politici di non meno di trecento milioni di abitanti. 27 eserciti inefficaci e costosi e non uno corrispondente al compito della difesa Europea. 27 politiche economiche con relativi staff dirigenziali e l’assurdit di una moneta senza un governo. Quindi 27 politiche che si intralciano a vicenda e sono dannose per economie che da oltre un secolo sono ormai interdipendenti e gi dipendono in massima parte da un’economia sovra continentale. Centinaia di Generali, di Diplomatici, di funzionari, migliaia di posti per scambiare favori e consolidare egemonie politiche. cos dappertutto anche se di pi in Italia. Tutti questi signori sarebbero solo inutili se si limitassero a fare Karaoke intorno ad un copione valido, ma non mai cos, senza una cessione di sovranit ad un governo federale che ne abolisca la funzione nazionale, sono anche dannosi. Fanno danni che tornano ad essere evidenti oggi con l’impotenza dell’Europa delle patrie di fronte alla crisi internazionale, ma che sono ricorrenti. Dalla fine dell’ottocento, quando la struttura degli Stati nazionali europei ha cominciato a manifestarsi inadeguata alla crescente interdipendenza delle economie industriali avanzanti. Danni quindi anche come le due guerre mondiali e quel che c’ stato da patire fra l’una e l’altra. Si perch, gi nel '17 Luigi Einaudi osservava che questa situazione dell’economia aveva dato origine a una netta alternativa: o l'unificazione europea attraverso procedure pacifiche e quindi sulla base di istituzioni federali e democratiche, implicanti uguaglianza di diritti e di doveri per tutti gli Stati grandi e piccoli, o l'unificazione europea attraverso la forza e sulla base dell'egemonia del pi potente fra gli Stati nazionali e che, essendo nessuno Stato disposto a rinunciare al dogma della sovranit assoluta, prevalsa inevitabilmente l'alternativa imperiale tentata dalla Germania. A ben vedere se le situazioni non cambiano i protagonisti rimangono gli stessi. Molte voci in Europa (prima e dopo la pietra miliare dal Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni) ed un grande esempio democratico negli Stati Uniti non sono serviti a battere gli interessi di danaro e di potere delle oligarchie nazionali Europee. Degli Stati Uniti d’Europa si parla ancora come di un’utopia continuando a commettere il pi grande e sanguinoso errore della nostra storia. Altre voci oggi seguitano a parlare nel vuoto che continua a farsi su questi argomenti, come quella di Emma Bonino: “La malattia dell'Europa proprio il fatto che non sia diventata gli Stati Uniti d'Europa. Invece di costruire la patria europea si preferito tornare all'Europa delle patrie, come invocava De Gaulle. Cos facendo, peraltro, si stanno distruggendo anche le patrie e con loro le democrazie. Basta vedere l'ondata di populismo e intolleranza che sta attraversando questa Europa delle patrie, con partiti nazionalisti e xenofobi che spuntano come funghi non solo in Ungheria, ma nella liberale Finlandia o nella tollerantissima Olanda. E trovo leggermente sprezzante relegare il pensiero di Spinelli a "nobile utopia" quando proprio la mancanza di visione e di coraggio a essere uno dei difetti principali dell'attuale leadership europea. Con il risultato, di tutta evidenza, di farci tornare indietro e ripiegarci su noi stessi anzich farci andare avanti in un mondo, tra l'altro, che va al galoppo e non sta certo l ad aspettarci.”

Fonte: http://www.radicalicremona.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1838

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