Roma, città dei ‘rifugiati invisibili’

di Livia Rotondo, da www.agenziaradicale.com, 14-05-2012

Secondo un censimento realizzato dalla Fondazione IntegrAzione, delle 6000 persone in possesso di regolare permesso di soggiorno, titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo politico, soltanto a 2200 il comune di Roma garantisce un posto di accoglienza; “gli altri si arrangino”.

I numeri del censimento rappresentano solo la punta dell’ iceberg di una situazione da troppo tempo fuori controllo e che rischia di aggravarsi ulteriormente se dovessero chiudere i centri aperti dopo i decreti approvati il 12 febbraio e 7 aprile 2011 dal Presidente del Consiglio e dai Ministri sullo stato di emergenza Nord Africa, chiusura prevista entro il 31 dicembre 2012.

A quel punto i 2200 rifugiati si troverebbero nella stessa condizione di coloro che non sono rientrati nelle liste per l’assegnazione di un alloggio, costretti ad entrare ed uscire da nuovi centri provvisori. Questi stessi centri che sono spesso edifici fatiscenti, umidi, privi di servizi sanitari e riscaldamento, situati alla periferia marginale della capitale.

E a volte è anche peggio e i centri di accoglienza diventano baraccopoli in lamiere e cartongesso, prive persino di acqua corrente e luce. Va da se che molti tra uomini, donne e bambini soffrano di disagio psichico e disturbi post-traumatici da stress. L’articolo 10 della nostra Costituzione recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni garantite dalla legge”.

L’amministrazione romana dal suo canto cerca di arginare il problema dell’ordine pubblico marginalizzando persone che sono entrate nel nostro paese per avere accesso a quei diritti negati nel loro. Ponte Mammolo, Collatina, Romanina, Ostiense sono i luoghi dove hanno concentrato questi abitanti di ‘serie B’. E’ evidente che una soluzione abitativa peraltro necessaria e auspicabile per tutti in tempi brevi da sola non sarà sufficiente ad arginare e risolvere la situazione: è necessario attivare una politica di integrazione, per fornire a queste persone gli strumenti per creare e consolidare la loro autonomia lavorativa e abitativa.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=7024&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=roma-citta-dei-rifugiati-invisibili

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