Successo per il tavolo antiproibizionista. Napoli chiede la legalizzazione delle droghe leggere
di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net, 10-05-2012
Ieri pomeriggio si è svolto un tavolo antiproibizionista organizzato dall’associazione radicale Per la Grande Napoli. L’occasione è stata utile per confermare la natura criminale e criminogena di un fenomeno come il proibizionismo sulle droghe, in particolare quelle leggere. Altissima la partecipazione dei comuni cittadini che hanno firmato contro l’attuale legge Fini-Giovanardi, mentre non sono mancati momenti di polemica con particolari tipologie di persone.
Centinaia di volantini distribuiti e 140 firme raccolte in poco più di 3 ore che, spiega Rodolfo Viviani, presidente dell’associazione: “Serviranno per una petizione da presentare al Parlamento affinché si avvii nel paese una discussione seria sul tema del proibizionismo sulle droghe”. Positivo dunque il bilancio della giornata di ieri svoltasi a Piazza del Gesù, col tavolo adiacente all’ingresso del monastero di Santa Chiara. Presenti i vertici dell’associazione al gran completo e un nutrito numero di militanti, che hanno distribuito volantini e spiegato perché il proibizionismo è da abbattere, raggiungendo l’attenzione anche di chi, da non consumatore, mai aveva associato il proibizionismo alla prima fonte di reddito delle mafie. Le stesse che, grazie agli introiti garantiti dallo spaccio, riescono a foraggiare le proprie casse per investire nel ciclo economico legale, inquinandolo dall’interno.
Dunque, contrariamente a chi ironizza su tali iniziative, l’azione di ieri non era rivolta esclusivamente a chi fa uso di sostanze come hashish e marijuana nel tentativo di compiacerne i desideri, ma anche a tutti i cittadini in un’ottica dell’antimafia nei fatti, non certo nelle vuote parole. I militanti dell’associazione Per la Grande Napoli – compreso chi scrive, da ieri iscritto anche a Radicali Italiani – hanno indossato cartelli e gridato slogan, generando la sensazione di trovarsi ad Hyde Park, data anche l’imponente massa di cittadini che si fermava volta per volta, per firmare o per ascoltare. Naturalmente, un evento che ha causato l’attenzione di tanti cittadini comuni e per nulla politicizzati, non è passato inosservato in chi combatte più dello stesso Giovanardi, affinché il proibizionismo continui a seminare morte, carcere, disperazione e umiliazioni, ovvero la Camorra.
Più di un individuo si è accertato che tale tavolo fosse esplicitamente contro la Camorra, in un particolare caso con occhi di sfida che mischiavano derisione e odio. Inutile dire che costoro, proprio perché trattavasi di un tavolo contro la criminalità organizzata e i suoi interessi, si sono ben guardati dal firmare la petizione antiproibizionista. In un caso si è sfiorato il ridicolo, allorquando un manovale della malavita, un piccolo spacciatore – uno di quelli che finirà dentro al posto dei suoi datori di lavoro – probabilmente minorenne, si è avvicinato al tavolo con l’intento di firmare. Un modo per non temere più la Polizia, avrà pensato, salvo scoprire che la legalizzazione avrebbe tagliato, in primis, proprio gli interessi suoi e della sua famiglia. Il giovane, che aveva iniziato a compilare il modulo, ha chiesto e ottenuto di essere depennato perché, ha detto “non posso andare contro i miei stessi interessi, dato che io la vendo”.
Dunque, riassumendo, ieri si è avuta la dimostrazione che a distanza di 20 anni dal referendum che depenalizzò possesso e uso personale di droghe leggere, i cittadini perbene non hanno cambiato opinione, siano essi consumatori o no. Chi continua a difendere la droga proibita sono esclusivamente camorristi, persone che non si sono poste minimamente il problema, o semplici “giovanardi”. Anche un fervente clericale – per quanto giovane, anzi, “giovanardo” – si è fermato al tavolo per chiedere informazioni, salvo poi scoprire che le proprie convinzioni dogmatiche non reggevano il passo delle tesi libertarie proposte. Come spesso accade in questi casi, il clericale oscurantista e amante dell’etica di stato, non ha fatto mancare il proprio carico di insulti – in particolare a chi scrive, che ha avuto la ventura e il “torto” di tentare un ragionamento – che hanno avuto anche carattere omofobo e repressivo di ogni diversità, estendendo strali e insulti anche al di fuori dei “drogati”.
Anche in questo caso, si conferma quanto il clericale medio e perfino istruito, si ricordi degli ultimi e degli esclusi solo per un’ora alla settimana, in quella pantomima che per molti rappresenta la Messa, della quale sempre meno persone capiscono un senso religioso pur sempre profondo. In conclusione, ieri si è assistito all’esempio lampante di come una minoranza che fonda su ragioni pressoché oggettive la propria azione e che ha deciso di essere un po’ meno silenziosa, abbia messo in crisi le certezze di tanti cittadini. La strada è tracciata, presto partiranno iniziative legislative anche a carattere locale (clicca qui) dinanzi alle quali il potere costituito non potrà fare ancora spallucce.
Basta con i Cucchi, gli Aldovrandi, i Bianzino, le patenti ritirate, le umiliazioni e le visite degradanti al Sert. Vent’anni dopo, siamo ancora in tempo per cancellare la legge più proibizionista d’Europa che, guarda caso, ha prodotto aumenti esponenziali nel consumo che ci pongono al vertice nella classifica continentale in fatto di consumatori di sostanze. Ulteriore indizio di come camorristi e “giovanardi” vari, siano soci in affari – più o meno consapevoli – a tutti gli effetti, politici ed economici.
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