Il ragazzo che sconfisse l'Agcom

di Fabio Chiusi, articolo pubblicato su L'Espresso del 7 maggio 2012

Il braccio di ferro con Agcom è stato estenuante. Ma, insieme a centinaia di migliaia di cittadini digitali, lo ha vinto: per la contestatissima delibera sul diritto d'autore online, tutto rimandato al dopo Calabrò, cioè dopo l'estate. E dunque, tutto da rifare.
A coordinare gli sforzi che hanno schiantato il braccio dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sul tavolo è stato un ragazzo di 29 anni con la passione per l'informatica, Gandhi e il clarinetto, Luca Nicotra.

Sono serviti «diciotto mesi di campagna, quattro petizioni e quasi 500 mila firme», spiega all'Espresso, riassumendo il lavoro svolto in qualità di segretario di Agorà Digitale, un'associazione che si batte per il libero web. Ruolo che ricopre dal 2009, e a cui da qualche mese affianca quello di attivista per Avaaz, le cui battaglie - sotto la stessa stella polare - hanno respiro globale. Soprattutto, è servito contrastare il potere delle lobby delle major che hanno armato la mano dell'authority. E che «avevano i documenti interni dell'Agcom prima dei commissari di opposizione», dice Nicotra. «E' un problema strutturale, e bisogna tenerlo in considerazione.» Almeno quanto un altro, altrettanto profondo: «Grossi poteri come Agcom e il governo lavorano o segretamente o mandandosi messaggi in codice. Metà del lavoro che abbiamo dovuto fare in questi mesi è stato trascrivere questi 'pizzini' che il potere si manda in cose comprensibili per le persone.» 
Nato vicino a Monfalcone nell'agosto 1982 e vissuto nel goriziano, Nicotra si trasferisce a Pisa per gli studi universitari in Informatica. Poi vola negli Stati Uniti, alla prestigiosa Carnegie Mellon University; in Canada, dove trascorre un'estate da ricercatore; e a Tubingen, al Max Planck Institute. Scartata l'idea di fare lo scienziato («sono troppo maldestro, in laboratorio faccio cadere le provette»), l'obiettivo è la ricerca nell'informatica: «Lavoravo su modelli statistici, grossi modelli di dati in ambito di 'data mining', che - da Facebook a Google - sono il pane quotidiano delle grosse multinazionali di Internet». Arrivato al dottorato, tuttavia, l'urgenza dell'attivismo lo ferma. Nel 2006 incontra il Radicale  Marco Cappato, «che in precedenza è stato uno dei personaggi più attivi sul fronte Internet», spiega, «contro i brevetti software e per impedire agli USA di avere accesso a tutte le basi dati europee.» Da Cappato e dai Radicali impara a non sentirsi un 'giovane' della politica. E, soprattutto, ad avere a che fare direttamente con i parlamentari. A sporcarsi le mani, piuttosto che limitarsi a speculare. E' proprio quanto è avvenuto con la delibera Agcom, per cui Nicotra è riuscito ad allertare 70 tra deputati e senatori, che hanno messo la loro firma su una decina di atti a supporto della battaglia contro l'authority. «Parlamentari di tutti gli schieramenti», dice Nicotra. Sì, Lega compresa. Almeno, fino alla presentazione dell'emendamento Fava: anch'esso considerato censorio, e dunque combattuto. E a sua volta sconfitto. 
La cifra che emerge conversando con Nicotra è il pragmatismo, che si accompagna a un'insofferenza naturale per il potere. A questo si lega la passione per la tecnologia, che «è sempre un momento di rottura nella società, perché il potere non se l'aspetta, non è programmata - da Gutenberg a Internet.» E sbaglia chi pensi di annoverarlo tra i tecno-utopisti, o tra i fanatici dell'attivismo da click. Nicotra lo dimostra sollecitato a valutare l'atteggiamento degli attivisti del Movimento 5 Stelle e di Beppe Grillo nei confronti del web. Nelle loro mani, la panacea di tutti i mali. In quelle, più accorte, di Nicotra, tutt'altro: «Internet è il luogo dove il potere si nasconde nel modo più facile possibile. La retorica che Internet sia strutturalmente aperto e libero è quanto di più sbagliato possa esserci», dice. «Internet può essere questa cosa, ha elementi strutturali che glielo consentono, ma non è per nulla scontato che lo sia. Mentre è difficile che il potere si nasconda dietro Mediaset, su Internet è molto più complesso.» L'influenza, ammette, è quella di 'Comunicazione e potere' del sociologo Manuel Castells. E Grillo? «Non condivido la sua analisi politica, certi aspetti razzisti e il modo in cui nasconde il potere, il suo potere innanzitutto, rispetto alla sua base.» Rispetto a Internet «c'è una certa ingenuità», conclude Nicotra. Anche se gli elementi di partecipazione attiva e la capacità di investire, e per così lungo tempo, sulla Rete non gli dispiace affatto. 

Per svelare il potere bisogna fare, secondo Nicotra: è questa la cura contro il cinismo imperante. Con buona pace dei tanti critici del 'clicktivism'. «Dicono ad Avaaz di essere superficiale, di proporre un modello di politica facile, basato sui click. Ma quello è solo il primo passo.» Cui ne seguono degli altri: «Avaaz in una settimana, con il 'clicktivism', ha raccolto 1,5 milioni di dollari, in un mese 3 milioni, con cui sono stati fatti aiuti umanitari e armi di informazione di massa». Tradotto, strumenti per aggirare la censura online. «Non è una risposta teorica», aggiunge. Il solco è quello tracciato da Marco Pannella, figura chiave nel pantheon dell'attivista Nicotra. E che associa senza timori al Dalai Lama e a Gandhi. «Se sei spinto da una empatia, un moto interiore forte, puoi essere impopolare oltre i livelli ragionevoli, ma riesci ad andare dritto verso ciò che stai cercando di fare e resistere nel tempo in modo incredibile.» E oggi che le minacce alla Rete si moltiplicano, continuando a ripresentarsi nelle stesse forme ma con diverso nome (si pensi alle battaglie contro SOPA/PIPA, ACTA e ora CISPA), è proprio la resistenza il valore fondamentale. Altrimenti il rischio è la sconfitta per esasperazione, o per noia. 
Anche qui, Nicotra ha parole e riferimenti che non ti aspetti, deplorando la retorica allarmistica e facendo ricorso all'armamentario ideologico della non violenza e della disobbedienza civile. Sullo scaffale, Henri David Thoreau. Ma anche Lawrence Lessig, tra i padri del software e delle licenze libere, e il Saul Alinsky di 'Rules for Radicals'. Da lì viene l'ispirazione per l'organizzazione delle comunità 'dal basso'. «Faccio anche un sacco di attività 'fricchettone'», aggiunge Nicotra ridacchiando. «Mi piace meditare, ascolto un sacco di musica, dal jazz all'elettronica. Al punto che ho dovuto comprare uno strumento: ho scelto il clarinetto. E per sfida alla mia mancanza di coordinazione ho iniziato a fare giocoleria.» Una personalità eclettica, insomma. Secondo gli avversari di sempre, i rappresentanti delle major e dell'industria dell'intrattenimento, un estremista. Secondo l'International Herald Tribune, che l'ha messo in prima pagina non più tardi dello scorso febbraio, il simbolo dell'Italia del precariato. Lui, tuttavia, rivendica «un posto fisso per l'innovazione». Lo ha anche scritto, dalle colonne del Corriere della Sera, in un invito a Mario Monti. Ma l'appello, rivela, è caduto nel vuoto. E ora che la festa per la momentanea vittoria su Agcom a colpi di hashtag (#internetwins) è finita, è tempo di un primo bilancio per l'esecutivo dei tecnici. Amaro: «Non mi sono mai illuso che dal governo Berlusconi al governo Monti su queste tematiche ci potesse essere un cambiamento. Anzi, con il bistrattato governo Berlusconi siamo riusciti a interloquire direttamente, con incontri in cui ci hanno ricevuto tre ministri - tra cui Roberto Maroni. Il governo Monti è totalmente impermeabile.» E' una questione anche generazionale: «Su fronti come quello dell'innovazione, dove il governo degli ultrasessantenni non è al passo coi tempi, è un problema forzare gli atti in Parlamento stringendo i tempi. Non può proseguire così.» Le nubi si addensano sul libero web in Italia? «I segnali sono veramente terribili da questo punto di vista. Se arriverà un testo sul diritto d'autore online in Parlamento, come preannunciato da Monti e Peluffo, noi ci faremo trovare pronti con le nostre proposte.»

Fonte: http://www.agoradigitale.org/il-ragazzo-che-sconfisse-lagcom

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