Cannabis terapeutica, Calabrò: «Campania senza fondi, non si può»
di Angelo Lomonaco, da http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/
NAPOLI — La Regione Toscana ha detto sì, ma in Campania i medici sono spaccati e i conti non tornano. Il caso è stato aperto dall’approvazione della prima legge in Italia, varata dal Consiglio regionale della Toscana, per facilitare l’accesso ai farmaci cannabinoidi contro il dolore, nelle cure palliative e anche in altri tipi di terapie, con la somministrazione in strutture del Servizio sanitario regionale, o private che eroghino prestazioni in regime ospedaliero, e prevede che il trattamento possa proseguire a domicilio. A questo punto il sindacato dei medici di famiglia Sumai-Medicina generale ha diramato una nota per sollecitare un’analoga iniziativa in Campania.
SINDACATO E ONLUS - Il Sindacato dei medici italiani (Smi), invece, si è opposto all’introduzione della cannabis a scopo terapeutico. Il sindacato presieduto da Giuseppe Del Barone sostiene che in Campania i tempi sono «prematuri». Motivo? Ancora troppe controversie in ambito scientifico. A questa posizione replica Celeste Covino, paziente affetta da insufficienza venosa cronica cerebro-spinale e sclerosi multipla nonché di presidente della Ccsvi-Campania Onlus, che (vedi lettera in basso) vorrebbe «comprendere il motivo per il quale la Campania non sarebbe pronta ad affrontare il discorso cannabis». E aggiunge: «La cannabis è un miorilassante naturale e ha azione antinfiammatoria, senza controindicazioni importanti».
I RICERCATORI - Chi ha ragione? Cosa ne pensa uno dei più quotati ricercatori campani, Vincenzo Di Marzo del Cnr, che è un esperto di cannabinoidi? «Premetto — spiega Di Marzo — che non sono un medico, quindi non sono molto addentro alla questione della cannabis terapeutica, ma un farmacologo aduso a studi su modelli animali e non a studi clinici. Detto questo, gli studi preclinici sui cannabinoidi — e si noti bene che parlo di cannabinoidi e non di cannabis — suggeriscono molteplici applicazioni terapeutiche, anche in campi che potrebbero essere di interesse per chi si occupa di cure palliative nelle malattie terminali. Studi clinici ce ne sono ancora pochi. È però vero che il Sativex, una miscela di estratti di due varianti distinte di cannabis, somministrato come spray oro-mucosale produce benefici ben documentati in letteratura e in numerosi studi clinici di fase III, nella spasticità in pazienti con sclerosi multipla e sul dolore cronico in questi stessi pazienti e in pazienti con tumori. Tale farmaco botanico è stato approvato in numerosi paesi dell’Unione Europea. Inoltre, preparati farmaceutici contenenti il Thc (marinol, dronabinol) o il suo analogo sintetico nabilone, sono prescritti da anni in molti Paesi a pazienti con cancro o Aids, anche se la loro efficacia viene di tanto in tanto rimessa in questione. Questo significa automaticamente che anche la cannabis somministrata attraverso il fumo possa dare gli stessi benefici? Non esistono studi clinici che chiaramente lo dimostrino, solo molti reports aneddotici e case studies. Da farmacologo, non credo che l’automedicazione con materiali soggetti a continue variazioni e a nessun controllo di qualità-quantità sia mai una buona idea». Decisamente da scartare l’idea degli spinelli terapeutici, insomma. Però esistono veri farmaci. Perché in Campania, allora, chi ne trarrebbe beneficio non può contare sul Sistema sanitario regionale? «È importante che terapia del dolore entri nella nostra farmacopea — risponde Raffaele Calabrò, consigliere regionale delegato per Sanità — però bisogna fare attenzione al confine tra la sedazione del dolore e fenomeni che diano ottundimento della coscienza del soggetto. C’è stato un ampio dibattito in Senato sulle cure pallative, ma cannabis e cannabinoidi non entrarono nella tabella dei farmaci prescrivibili. Non vuol dire che una singola Regione, nel rispetto delle norme etiche, non possa decidere diversamente: ma in questo caso, i farmaci sono a carico della stessa Regione. La Toscana può permettersi cose di questo genere. La Campania, che ha in corso un piano di rientro, non può». A prescindere da qualsiasi altra valutazione.
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