Pd, a secco il partito liquido
di Antonio Marulo, da “Agenzia Radicale”, 15-04-2012
Se c’è un partito che ora come ora non può proprio fare a meno dei rimborsi elettorali questo è il Pd, che al massimo – come ha dichiarato Pierluigi Bersani – è disponibile a “spostare di qualche tempo l’erogazione” della tranche di finanziamento pubblico in scadenza. Solo di qualche tempo, però. Perché quei denari servono. Anzi, sono vitali.
Il tesoriere Misiani ha ammesso infatti che le casse del partito sono in rosso, essendo stato speso anche ciò che non si è ancora percepito, grazie alla cartolarizzazione di future entrate. Si tratta di tanti, ma proprio tanti milioni di euro, usati “per pagare l’attività politica, il personale…”, con buona pace del partito “liquido” e più snello voluto da Veltroni.
Se così stanno le cose, qualcosa evidentemente non ha funzionato e quello che a detta dei costituenti doveva essere il “partito del nuovo millennio” ha finito per amplificare le distorsioni da Prima repubblica con qualche difetto di fabbricazione da Seconda repubblica.
Si pensi, ad esempio, alla gestione sui generis dei patrimoni di Ds e Margherita, per la quale si sconta oggi anche il caso Lusi; per non parlare del modo con cui i tanti galli del pollaio democratico hanno pensato di coltivare il proprio spazio all’insegna del “fatti una fondazione!”. Non è da trascurare, poi, l’apparato delle primarie all’italiana, fermo restando la corposa struttura radicata sul territorio (le vecchie sezioni, oggi circoli), ereditata dal Pci-Pds-Ds.
Insomma, stiamo parlando di una macchina complessa che corre e consuma carburante a profusione e alla quale – come ha detto Rosi Bindi in una delle sue memorabili performance al programma della Gruber, Otto e mezzo, “puoi chiedergli di rallentare non di fermarsi…”.
Diversa sembra invece la posizione di chi può permettersi di fare “beneficenza”,nel tentativo un po’ patetico di abbassare l’indice di sgradimento dei cittadini. Italia dei Valori, manco a dirlo, è in prima fila, con Antonio Di Pietro che rivendica orgoglioso su twitter il copyright della rinuncia al rimborso elettorale in scadenza, mentre la Lega, fra una pulizia e l’altra a colpi di ramazza, “commuove” per l’atto di liberalità a parziale penitenza per le malefatte del sedicente Cerchio Magico.
In questo quadro a tratti imbarazzante, nel quale l’intera classe politica si muove maldestramente, incerta sul da farsi, c’è un Grillo parlante che gira per lo Stivale senza requie e fa proseliti cavalcando l’onda dell’antipolitica. I sondaggi lo danno con il suo movimento “a cinque stelle” in forte ascesa e il pasticciaccio brutto dei rimborsi elettorali, in spregio al referendum (promosso dai radicali) che abolì il finanziamento pubblico ai partiti, non può che giovargli.
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