Giustizia: la giusta marcia

di Dina Galano
Il Punto, 13 aprile 2012
I radicali si rimettono in marcia. Dal Natale 2005, quando si svolse la prima sfilata per l'amnistia, la giustizia e la legalità, le condizioni di detenzione non sono migliorate; il bilancio dell'intera macchina giudiziaria, anzi, ha sofferto un'ulteriore flessione.
Per il partito che in Italia ha fatto della non violenza lo strumento principale della sua strategia di comunicazione, è ora di coinvolgere nuovamente le piazze. Perché, come dice il suo leader Marco Pannella che per l'occasione si sta preparando anche allo sciopero della sete, "in trent'anni non è stata mai raggiunta la massa critica minima per avviare un serio dibattito pubblico sulla questione carcere".
La manifestazione prevista per il prossimo 25 aprile, ricorrenza della Liberazione, invocherà l'amnistia, ma servirà soprattutto a imporre l'urgenza di provvedimenti che – spiegano i promotori – riducano i tempi di durata e i costi dei processi, la calca nei tribunali, la schizofrenia della giurisdizione e il sovraffollamento carcerario.
Malagiustizia
Sette anni fa si contavano 60mila detenuti in 42mila posti regolamentari. Al 29 febbraio 2012 sono oltre 66.500 stipati in 45mila posti disponibili. Aumentano i suicidi tra i carcerati come tra gli agenti di polizia penitenziaria, un dato quest'ultimo relativamente inedito nella realtà italiana. Dall'inizio del 2011 sono 25 le persone decedute durante la detenzione, di cui dieci si sono tolte volontariamente la vita. Luigi Manconi, che con l'associazione A buon diritto si occupa di garanzie nel sistema penitenziario, sottolinea come "le poche analisi scientifiche che esistono indicano che la popolazione detenuta è costituita da quelle categorie che lo Stato sociale non tutela più o tutela meno: in carcere si trovano tossicomani, stranieri, i poverissimi, gli infermi di mente, i senza fissa dimora. La quota di persone socialmente pericolose – chiarisce – rappresenta una percentuale davvero esigua". La curva percentuale di chi è recluso in attesa di una sentenza definitiva, inoltre, si è impennata negli anni arrivando a riguardare 30mila persone, di cui 14mila aspettano ancora la decisione di primo grado. "Ogni anno", evidenzia Irene Testa de Il detenuto ignoto, che coordina la marcia, "sono oltre 2mila le contestazioni di casi di ingiusta detenzione che pesano sul bilancio pubblico all'incirca per 46 milioni di euro pagati in risarcimenti".
Sono gli effetti della legge Pinto che sta causando l'impasse della Corte europea dei diritti umani al punto da aver indotto di recente la Gran Bretagna a promuovere una riforma della Convenzione europea che ne renda più arduo l'accesso. "Una peste", secondo la vicepresidente del Senato Emma Bonino, "che sta infettando anche la Corte di Strasburgo, di fatto travolta dagli innumerevoli ricorsi che fanno dell'Italia un'ottima cliente".
L'intero sistema si connota per sprechi e inefficienze. "Secondo il rapporto Doing business 2012 della Banca mondiale", argomenta Irene Testa, "i difetti della sola giustizia civile ci fanno perdere l'1% di Pil l'anno; e in riferimento ai tempi e all'efficacia di risoluzione dei contratti civili, il nostro Paese è posizionato al 158esimo posto su 183". Sono oltre 10mila i procedimenti civili e penali pendenti davanti ai giudici italiani, 165mila le prescrizioni che intervengono ogni anno. Per questo, aggiunge la senatrice Bonino, "l'amnistia non rappresenta soltanto un atto di clemenza, ma un provvedimento di riforma strutturale del sistema capace di far rientrare le istituzioni italiane nella loro legalità".
Verso la Liberazione
Avrebbe dovuto simbolicamente rievocare la "resurrezione" del sistema giustizia, sarà nei fatti un'occasione di "liberazione" dalle sue tagliole. È infatti slittata la data dell'appuntamento, scivolato dall'originaria marcia di Pasqua alla più laica giornata della Liberazione del 25 aprile prossimo quando, a partire da Castel Sant'Angelo a Roma il corteo si muoverà per i luoghi simbolo della detenzione lambendo il carcere di Regina Coeli per arrivare di fronte al Quirinale da cui, a luglio 2011, si è alzato il monito del Presidente Napolitano. Allora il capo dello Stato si riferì al carcere come "una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile". Intervenuto un governo tecnico, le speranze di veder approvati provvedimenti d'indulgenza si fanno meno remote. Fatto sta che, con il supplemento di tempo concesso dallo slittamento della marcia, la già lunga lista di adesioni è destinata a crescere. Giuliano Amato dà il suo appoggio pur confessando di "non essere particolarmente ottimista nella speranza di cambiare l'ordine del giorno della nostra politica". È seguito da un centinaio di parlamentari di tutto l'emiciclo (Lega esclusa) e da una fitta schiera di rappresentanti locali, extra-parlamentari e giornalisti. Il premio Nobel Rita Levi Montalcini ha firmato accanto ai nomi di molti esponenti del mondo clericale, cappellani e sacerdoti impegnati nell'assistenza ai detenuti. Sostengono la marcia il mondo delle associazioni, degli operatori penitenziari, i sindacati degli agenti di custodia, i familiari delle vittime del carcere.
Posizione del Governo
Il Guardasigilli Severino, sin dai primi interventi in materia, non ha mai escluso l'ipotesi amnistia. Ma ha sempre sottolineato la prerogativa parlamentare dell'atto. Secondo il deputato del Pd Sandro Gozi "bisogna denunciare l'illegalità italiana in materia di detenzione e partire tentando di risolvere i nodi più gravi: il tema della custodia cautelare e quello della legge Pinto. Il governo ha cominciato a occuparsene con un decreto "svuota carceri" che però svuota poco, ed è chiaro che in Parlamento dovremmo fare molto di più". In base a quel provvedimento, approvato a metà dicembre, sono stati affidati alla detenzione domiciliare mille detenuti; sono appena 5mila se si fa partire il conteggio dallo "svuota carceri" introdotto da Alfano nel 2010. Jean Léonard Touadi, deputato Pd tra i primi ad aderire all'iniziativa, ammette "la vergogna, per un parlamentare dello Stato, di andare in visita nelle proprie carceri e trovarvi un tale stato di abbandono, di prostrazione psicologica e umana, di tortura che è in aperta violazione della Carta costituzionale". L'inattività del Parlamento in materia, per Touadi equivale a "un assordante muro di gomma", a un "immobilismo" che non trova giustificazioni. "Ci aspettiamo che le istituzioni non restino indifferenti al malfunzionamento della giustizia italiana e alla drammatica situazione delle carceri", confida Irene Testa. "La parola amnistia fa ancora paura a molti al punto che anche coloro che sono consapevoli della sua valenza preferiscono non esporsi. Con noi sfileranno autorevoli promotori ma anche imprenditori e semplici cittadini stanchi di una giustizia che non funziona. Speriamo prevalga il buon senso di tutti e che dai banchi del Parlamento arrivino le risposte che servono a questo Paese". Nel 2005 ci si era, in parte, riusciti. Quella marcia di Natale che chiedeva l'amnistia contribuì a dare l'impulso all'approvazione parlamentare del suo fratello minore, l'indulto votato durante il ministero Mastella nel 2006.
Fonte: http://www.detenutoignoto.com/2012/04/giustizia-la-giusta-marcia.html
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