Violato il verdetto del referendum, ora faranno un altro guazzabuglio
Intervista a Marco Pannella, di Pietro Perone, da “Il Mattino”, 11-04-2012
Pannella: «Finora la partitocrazia ha lasciato macerie, ma la gente è più avanti delle forze politiche» - Un primo tentativo referendario, nel lontano 1978, fallito per un soffio: il 43,6% di sì all’abrogazione della legge sul finanziamento pubblico non bastarono e bisognò attendere quindici anni per cancellare quelle norme quando sull’onda emozionale di tangentopoli. Il referendum bis dei radicali raggiunse infatti la quota record del novanta per cento di consensi, ma poche settimane dopo il Parlamento approvò la legge sui rimborsi elettorali applicata subito con le Politiche del ‘94. E oggi come allora il «combattente» Marco Pannella resta in trincea, lancia strali alla mai vinta «partitocrazia» e avverte: «Sic transit gloria padana, povera Lega… Mai come in questo caso – dice – vale un vecchio detto popolare, la farina del diavolo va sempre in crusca».
Quello che viene ottenuto in modo disonesto non darà mai frutti. Insomma, a distanza di trentacinque anni dal primo referendum nulla è cambiato?
«È così nonostante non abbiamo mai perso l’occasione di ammonire la partitocrazia in virtù di una ragionevolezza popolare e non populista su cui si fonda la nostra storia. Quello che sta accadendo in questi giorni testimonia nel contempo quanto sia importante la vicenda dei radicali italiani: abbiamo lottato e continuiamo a farlo con le armi della non violenza perché non ci rassegniamo a una realtà in cui la forza è nel danaro e si ruba per un bene preteso. È questo il motto della partitocrazia ma che ancora una volta rischia di lasciare sul campo non solo le sue macerie ma quelle del Paese».
Il referendum vinto nel ‘93, che per molti segnò il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, è dunque stato vano?
«Abbiamo alle spalle sessanta anni di partitocrazia senza soluzione di continuità ma non ho alcun rimpianto per quanto abbiamo fatto. A ben guardare le nostre battaglie hanno fornito un forte contributo perché siamo riusciti quantomeno ad evitare un nuovo piazzale Loreto che avrebbe comportato un’assenza di democrazia peggiore. Ieri come oggi diciamo dunque sì a uno Stato di diritto e non alla ragion di Stato».
«Prendo atto che tutte le volte che in questi anni siamo tornati a sollevare il problema del finanziamento pubblico siamo rimasti manifestamente soli, ma non isolati perché abbiamo stravinto i referendum e dunque il popolo in questi decenni ha combattuto con noi la suprema cupola della mafiosità partitocratica. Abbiamo lottato e lottiamo perché i partiti, le chiese, le organizzazioni; le associazioni non siano para-statali visto che con quella legge approvata in fretta e furia dopo il voto del ‘93 è stata di fatto violata la legalità».
Ma in Parlamento siete pronti a votare nuove regole?
«Non rubare è semplice, ma loro ci cascano perché hanno bisogno di avere gli attributi del potere. Ci interessa poco quello che tenteranno di fare quattro partiti che semmai si metteranno d’accordo anche per recuperare un po’ di proporzionale mentre le democrazie anglosassoni hanno dimostrato che con ben altre regole rispetto a quello che oggi in Italia vorrebbero reintrodurre sono riuscite a battere nello scorso secolo fascismi e nazismi».
Né una legge, né un decreto otterrà il sì dei Radicali?
«Non con loro. E a proposito dei decreti registro che il presidente della Repubblica, così come quello della Camera, prendono continuamente posizione contro la decretazione d’urgenza e poi i provvedimenti vengono puntualmente controfirmati. La gente è stanca e noi radicali, che non abbiamo mai avuto la pretesa di guidare, ma abbiamo la cultura del popolo, avvertiamo un giudizio netto contro un potere che è tornato in questa fase ad essere assoluto. Si assiste così in nome della ragion di Stato a una crisi globale della democrazia, ma da noi l’alternativa c’è già, è l’alterità popolare quella arriva prima delle forze politiche, in passato su temi come l’aborto e il divorzio, oggi sull’eutanasia. No, non credo che i partiti saranno in grado di riformarsi da soli anzi faranno guazzabugli ulteriori».
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