I giornalisti al tempo degli Open Data
I giornalisti al tempo degli Open Data
Dati e Internet. Un binomio rivoluzionario, anche e soprattutto nel mondo dell’informazione. La disponibilità crescente di dati in formato digitale, che circolano liberamente in rete (Open Data), richiede a giornalisti e quanti si occupano di comunicazione la capacità di selezionarli, decifrarli e divulgarli a un pubblico più vasto.
Ecco che iniziano a nascere anche in Italia corsi e scuole di Open Data Journalism. Dopo l’esperienza della Summer School del 2011, la Fondazione Ahref propone un nuovo corso a fine maggio a Roma e pensa a nuove iniziative per la prossima estate.
Sempre nella capitale, venerdì 13 Gian Antonio Stella tiene a battesimo il corso di Open Data Journalism, organizzato da Agorà Digitale, l’Associazione di giornalismo investigativo e Radio Radicale. Per raccogliere, decifrare e lavorare i dati diventano fondamentali gli strumenti tecnologici, programmi in grado di semplificare il confronto tra data base complessi, software che permettono di leggere i dati grezzi attraverso grafici e tabelle di più semplice lettura. Ma la tecnologia non sostituirà la figura del giornalista. Ne è convinto Lorenzo Benussi, consulente del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e rappresentante del Miur al gruppo di lavoro su e-government e open data, dell’Agenda digitale italiana. “In fondo, l’Open Data Journalism è un’evoluzione del giornalismo d’inchiesta, con la differenza che l’indagine può essere supportata da un numero maggiore di dati e le notizie emergono mettendo i dati in relazione tra loro”. Insomma meno “gole profonde”, più ricerca su tabelle e numeri. Ma la figura umana rimane fondamentale.
“La mole di dati continua a crescere, non solo quelli ‘open’, ma più in generale i cosiddetti ‘Big Data’, con cui si fa riferimento al numero dei dati e alla velocità crescente della loro diffusione, impongono nuove capacità per riuscire a muoversi in questo mare magnum – spiega ancora Benussi –. La parola d’ordine per chi si misura con questa realtà è ‘diving into the net’: sarà fondamentale saper scavare nel posto giusto, creare le correlazioni più significative, con competenze di statistica e ricerca. Questo sarà il ruolo dell’Open Data Journalist” Quello dei dati aperti è un fenomeno in crescente accelerazione nel nostro paese.
Le Pubbliche Amministrazioni hanno iniziato a rendere liberamente accessibili le proprie informazioni nel 2010, con il caso pilota di dati.piemonte.it, poi tocca all’Istat, quindi è stato il Governo italiano a lanciare dati.gov.it e il contest Apps4Italy, che mette in palio 45 mila euro per sostenere idee e servizi innovativi, nella gestione degli open data. “Ma un grande impulso è arrivato dal Consorzio piemontese TOP-IX, che nel 2010 ha scelto come tema per la conferenza di fine anno ‘Open Data: dati, conoscenza, valore’; da Spaghettiopendata e dalle Open Knowledge Foundation – sottolinea Benussi –. Un’ulteriore spinta è destinata ad arrivare dall’Agenda digitale, che punta molto sul binomio E-Government e Open Data.
Per qualificare il dibattito sulla scuola, tema che interessa direttamente circa 20 milioni di italiani, il ministro Profumo ha deciso di liberare i dati dell’istruzione relativi a strutture, docenti e alunni, sempre nel rispetto della privacy di tutti i soggetti coinvolti. Uno dei progetti più importanti è quello di incentivare e sostenere attività di Data Journalism, al fine di lavorare su questi dati, così da favorire un dibattito consapevole sul tema”.
Fonte: http://www.agoradigitale.org/i-giornalisti-al-tempo-degli-open-data
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