Successo per la marcia di Pasqua. Tutto pronto per il 25 aprile
Dalle ore 10 si è tenuto l’annunciato presidio, un modo per consolidare la tradizione radicale di stare al fianco degli “ultimi”, nei momenti in cui gli altri sono intenti a festeggiare. Dopo le esperienze di Natale e Ferragosto, ecco che a Pasqua i radicali si sono ritrovati fuori Regina Coeli, a Roma, per tenere viva l’attenzione sui “nuclei di shoa”, oltre che portare degli ideali auguri a tutta la comunità penitenziaria, agenti compresi. Intanto ieri si è registrata la cinquantesima vittima in un carcere italiano, segnatamente a Marassi – Genova – dove un detenuto è stato stroncato da un infarto. Oltre a tale fatto luttuoso, c’è fermento nella comunità penitenziaria per via del dato sull’uso sempre crescente di psicofarmaci nelle patrie galere, come denunciato pubblicamente anche da Alfonso Papa.
Il parlamentare ha affermato che in carcere si tende a narcotizzare i detenuti, somministrando sostanze ben più pericolose – usate anche per “arricchire” le sigarette – delle droghe leggere, per le quali Papa sta chiedendo da tempo la legalizzazione. Tutti temi che torneranno a risuonare per le vie della Capitale il prossimo 25 aprile, quando l’evento inizialmente previsto per oggi porterà in strada militanti non solo radicali, ma di numerose associazioni laiche e cattoliche, sensibili al tema dei diritti umani da ripristinare nelle celle. Queste sono state le parole d’ordine che hanno usato i radicali, nel convocare l’adunata odierna fuori Regina Coeli: “Laici e cattolici si ritrovano uniti nell’obiettivo di interrompere la flagrante violazione di diritti umani universalmente acquisiti sia per la drammatica situazione delle carceri, sia per il malfunzionamento della giustizia soffocata da dieci milioni di procedimenti penali e civili inevasi”.
Nel frattempo, a margine della marcia in fila indiana che ha portato i radicali da Regina Coeli alle soglie di San Pietro, Marco Pannella ha rilasciato una significativa dichiarazione, rivolta a chi di Roma è il Vescovo, Papa Benedetto XVI. “Santità, lo Stato italiano ci impedisce oggi di entrare nel suo Stato come facemmo nella Pasqua del 1979, quando Giovanni Paolo II ci manifestò la felicità di riceverci. Ne chiediamo scusa a nome di questo nostro Stato e lotteremo perché la simonia di Stato non finisca di corrompere il mondo”. Fa forse impressione, per chi conosce poco la storia radicale, leggere tali righe intrise di rispetto verso la Santa Sede da chi dell’anticlericalismo è forse il massimo ispiratore mai esistito in Italia, perlomeno in politica.
Eppure Pannella è stato uomo in grado di suscitare l’interesse umano non solo del suo grande amico, il Dalai Lama ma anche di Giovanni Paolo II, che negli anni ’80 si domandava, fino a chiedere di incontrarlo, chi fosse quel bizzarro politico italiano che predicava e lottava contro lo sterminio per fame nel mondo. Non è un caso, che il 25 aprile assieme al “mangiapreti” Pannella, ci saranno religiosi cattolici del calibro di Don Gallo o che tra le file radicali possa annoverarsi, nella storia, un sacerdote come don Romolo Murri oltre ad altre figure – compresa una suora – che hanno incarnato o incarnano, lo spirito “cristiano” del cattolicesimo, che sotto la declinazione delle Gerarchie spesso si allontana da tale vocazione.
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