Intervista a Mario Staderini – «Referendum per affamare i partiti»
di M.G. pubblicato su Libero Quotidiano, il 05/04/12
A diciannove anni dallo stravinto e straignorato referendum per abolire il finanziamento pubblico ai partiti, i Radicali italiani ci riprovano: «Ad ottobre», annuncia il segretario Mario Staderini, «partiremo con la raccolta delle firme».
Non si possono accelerare i tempi?
«Purtroppo no: la Costituzione impedisce di depositare richieste di referendum nell’anno che precede le elezioni politiche, e quindi dobbiamo aspettare in modo da consegnare tutto con la tempistica giusta. Di buono c’è che abbiamo già centinaia di cittadini che si sono impegnati ad unire le proprie forze alle nostre in autunno».
Obiettivo del referendum?
«Non un euro pubblico ai partiti. Solo fondi provenienti dalle donazioni di iscritti e simpatizzanti».
Ma così la politica non rischia di diventare una roba da ricchi?
«No, perché le donazioni saranno possibili solo da parte di persone fisiche, non giuridiche. Così si eviterà che le lobby prendano il sopravvento».
Stato del tutto assente, dunque?
«No, Stato che fa quello che avrebbe dovuto fare. Cioè offrire servizi alla politica invece di darle soldi».
Ad esempio?
«Fornire gratuitamente gli autenticatori delle firme. I cittadini hanno diritto a fare politica, e un’iniziativa simile tutelerebbe questo diritto».
Aspettando ottobre, si tira avanti more solito…
«E i partiti continuano a riempirsi le tasche di soldi pubblici».
E a finire nei guai coi giudici. Per ultimi è toccato ai leghisti.
«Tra Politiche 2006 e 2008 la Lega ha documentato spese elettorali per 8 milioni e ha ricevuto rimborsi per 63. E se la cifra sembra grossa, si consideri che dal ’93 alla fine di questa legislatura i partiti in blocco, a fronte di spese sostenute per 700 milioni, si sono messi in tasca 2,7 miliardi. Fatto il conto, resta un bottino di due miliardi tondi».
Utilizzati come?
«L’unico modo per saperlo sarebbe farselo spiegare dai partiti».
Che non paiono averne voglia. E voi Radicali?
«Noi Radicali siamo gli unici in Italia che hanno ottenuto in rimborsi meno di quanto speso. Basti il caso del ’99, quando la lista Bonino-Pannella (che aveva preso l’8,5%) documentò spese per 16 miliardi di lire e ne incassò 14».
Insomma, quello dei finanziamenti mascherati da contributi è un sistema che fa comodo a tutti e che nessuno ha interesse a cambiare.
«Quando scoppiò il caso Lusi, il grande riformatore Pier Ferdinando Casini promise una nuova legge in dieci giorni: sono passati due mesi e ancora niente».
Senza contare che in realtà di anni ne sarebbero passati diciannove…
«Dal ’93 non è cambiato niente, e un modo per salvare il finanziamento pubblico lo trovano sempre».
Facendo fessa la legge?
«Anche la Costituzione. Entrambe non hanno mai avuto valore».
Insomma, una truffa.
«Duplice. La prima truffa è stata quella di mantenere in piedi il finanziamento pubblico dopo il referendum, e la seconda quella di escogitare il meccanismo che dà a ai partiti più di quanto hanno speso».
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