Droghe leggere, errori pesanti. Di Alfonso Papa
da www.thefrontpage.it, 02-03-2012
Andare in galera sapendo che la P4 non esisteva, specie adesso che scopro che esiste un giudice non solo a Berlino ma anche a Napoli e che finalmente i giudici napoletani hanno messo la parola fine alla P4, mi ha roso un po’. Sapere che la P4 continuerà a vivere per sempre nei concitati sonni del vecchio amico e uditore Henry John Woodcock mi rattrista, anche perché conosco le arcane motivazioni del suo agire. Ma la galera mi ha donato qualcosa da ricordare per sempre e per cui combattere: la vergogna per la generazione di ragazzini tra i 18 e i 25 anni sbattuti in galera perché trasformati per legge da fumatori di canne in criminali.
Della P4 non posso vergognarmi perché non so cosa sia (forse HJW sì, e magari conosce anche la P5). Di non aver osteggiato adeguatamente il capolavoro normativo “Bossi – Fini & Giovanardi ” sì, mi vergogno. Vedete, nel tanfo delle celle del carcere di Poggioreale capita di capire che si può essere antiproibizionisti o proibizionisti, ma solo una mente perversa può pensare di risolvere il problema della droga scaraventando in galera i ragazzini che si fanno le canne o si calano qualche droga. Anche perché per sopravvivere al carcere italiano il 75 per cento dei detenuti fa uso di psicofarmaci (che fanno più male dell’erba o del fumo).
E allora? Allora provate ad andare nelle discoteche dove è proibito fumare ma la legge non riesce ad impedire la cessione di pasticche sintetiche spesso non inserite in alcuna tabella. Provate ad andare fuori dalle scuole dove l’erba non si spaccia solo perché è più pericolosa e meno remunerativa da spacciare, ma si trovano popper, droghe da tre euro a pasticca e cocaina. Provate a darmi il senso di una legge che arresta il ragazzino con la busta di fumo ma non consente al poliziotto di entrare nell’appartamento dello spacciatore. Vi sarò grato.
Allora mi chiedo se non sia arrivato il momento di fare qualche distinguo che parta dalla constatazione che le droghe leggere hanno ormai il solo allarme sociale di costringere i giovani al contatto con il sottobosco del crimine per trasformarli in delinquenti senza averli mai educati. Mi chiedo poi se sia ancora corretto fingere che i cocainomani siano una sparuta minoranza e criminalizzare l’idea di assumere cocaina senza invece imporre a chi lo fa, ad esempio, di non mettersi al volante proprio perché si è drogati.
Lo Stato italiano oggi finge di fare la lotta alle droghe. Di fatto riesce al più a mettere in galera chi si droga. In conclusione siamo tutti impotenti rispetto ai veri effetti di un fenomeno di massa che in assenza di controlli non ha argine nei suoi effetti sociali negativi ma vede tutti noi paghi nel mettere in galera chi si droga. Legalizzare significa regolare. Reprimere ciò che è di fatto già liberalizzato significa semplicemente rimuovere il problema e scaricarlo su chi lo vive nella solitudine di una società che si ricorda di te solo per sbatterti in galera e distruggerti la fedina penale a 18 anni.Insomma, droghe leggere ed errori pesanti.
Credetemi: una canna fa molto meno male di un giorno di prigione, e mentre qualcuno pensa che il problema dei giovani sia ancora l’eroina (in ritardo di vent’anni), nessuno si preoccupa dei giovani che comprano le pasticche su Internet perché è meno pericoloso che comprare l’erba per strada. Se davvero vogliamo limitare, educare, circoscrivere, legalizziamo e discipliniamo. Ecco perché non rimpiangeremo né Fini (che la canna ha ammesso di averla fumata, ma senza progressi apprezzabili), né Bossi (che non ne aveva bisogno), né Giovanardi (che non credo ne avrebbe mai avuto opportunità). La galera al ragazzino che fuma è una sciocchezza davvero pesante. Persino più della P4, sulla quale almeno qualcuno ci voleva costruire una carriera.
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