Consiglio d'Europa accusa: anche l'Italia responsabile per le vite perse nel Mediterraneo
Nel marzo del 2011 morivano nel Mediterraneo 63 migranti, tra i quali donne e bambini, diretti verso le coste italiane. Circa un anno dopo arriva per l’Italia una sonora condanna da parte del Consiglio d’Europa che nel rapporto dell’inchiesta sulla tragedia condotta dal comitato per l'immigrazione dell'assemblea parlamentare del Consiglio, la accusa per non essersi “assunta le proprie responsabilità nel coordinamento delle operazioni di soccorso”, nonostante fosse “il primo stato ad aver ricevuto la chiamata di aiuto” e sapesse che “la Libia non poteva ottemperare ai propri obblighi”. A uscire a testa bassa insieme all’Italia troviamo Malta, Onu e la Nato che, sorde a qualsiasi richiesta di aiuto, avrebbero fallito “nel pianificare gli effetti delle operazioni militari in Libia e prepararsi per un atteso esodo via mare”, realizzando così una vera e propria “catena di errori”. Nonostante i Centri di soccorso in mare dell’Italia e di Malta fossero “informati del fatto che l’imbarcazione era in difficoltà, nessuno dei due si è preso la responsabilità di iniziare una operazione di search and rescue”. Nel mirino del rapporto firmato dall’olandese Tineke Strik finiscono anche la Nato ed ai paesi coinvolti militarmente in Libia per non essersi “preparati in modo adeguato all’esodo di profughi e rifugiati”. Dopo la recente sentenza con cui la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per i respingimenti verso la Libia, il rapporto in questione - “Vite perse nel Mediterraneo: chi è responsabile” - presentato al termine di un’inchiesta di 9 mesi avviata per richiesta di 34 membri dell’Assemblea, aggiunge un carico da novanta. Secondo il senatore Marco Perduca, co-vicepresidente del senato del Partito Radicale, andrebbe individuata, “oltre quella politica”, “la responsabilità penale individuale di Maroni”. Quanto contenuto oggi nel rapporto del Consiglio d'Europa circa la morte di 63 migranti avvenuta nel marzo dell'anno scorso – spiega ancora Perduca – deve divenire una pietra tombale sulle politiche che Maroni e Frattini hanno promosso per anni rafforzando regimi brutali come quello libico”. Di fronte a quanto detto Strik ha dichiarato: "Possiamo parlare quanto vogliamo di diritti umani e dell'importanza di rispettare gli obblighi internazionali, ma se lasciamo morire le persone - forse perché non sappiamo la loro identità o perché provengono dall'Africa - tutte quelle parole diventano prive di significato”. Agenziaradicale.com
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