Lettere a “Il Mattino”: Sepoltura ai feti ferite da non acuire

Caro direttore, la delibera della Giunta Regionale della Campania sulla possibilità di sepoltura dei feti, dando a questi una dignità di essere umano, è il fulcro di polemiche tra abortisti e antiabortisti.

Facendo ben presente che non ho preconcetti su tale tema, espongo il personale percorso mentale che mi spinge a scrivere. Introdurre come una legge Regionale locale quello che già prevedeva una legge dello Stato, il Dpr 285/90, vale a dire la possibilità ai familiari di bambini nati morti o abortiti, di dar loro sepoltura nei cimiteri, sembra superfluo. La delibera rischia di diventare una provocazione su una delicata questione di bioetica, che ha diviso spesso anche i cattolici.

Certo un dramma esiste in tutti i casi quando ci si avvale della legge 194. Porre l’accento su un dramma rischia di amplificare una scelta spesso sofferta. La legge regionale di cui all’ oggetto potrebbe sembrare per molti anche involontariamente un attacco alla legge 194, che nel 1978 ha introdotto l’interruzione volontaria della gravidanza in Italia. La nostra concezione ci porta a pensare che una sepoltura può essere come non essere data solo agli esseri umani. Freud considerava il sogno di un feto quale conflitto circa la maternità, e ricordare un conflitto può creare un conflitto maggiore. Dare la giusta dignità di sepoltura a qualunque essere vivente è una questione di civiltà, ma come vogliamo considerare un feto dal punto di vista scientifico o dal punto di vista etico? Può rappresentare un bimbo mai nato per i genitori affranti, ma non può esserlo per un’”istituzione pubblica”.

Non voglio però in nessun modo contestare il diritto che la legge dà a chi lo desidera dare la sepoltura ai mai nati. La libertà di scelta è insindacabile. Ma se si parla di prodotti abortivi e del concepimento e di preghiere e sepolture relativamente a questo, si vira su altro che ricorda battaglie culturali, questioni morali sulla definizione di bambino e persona. Non possiamo pensare di trasformare questa scelta in un obbligo, né tantomeno di impalcare su tale tema campagne ideologiche e strumentali.

Antonello Laiso – Napoli

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Caro Laiso, sarò breve. La delibera della giunta regionale non è neutra e rappresenta una evidente scelta di mettere l’accento sulla difesa della vita. Ne è chiara dimostrazione la citazione di un documento del Comitato di Bioetica sul riconoscimento della dignità del feto come essere umano. È una scelta del tutto legittima, ma altrettanto opinabile. Capisco perciò la polemica che si è aperta dopo l’anteprima che il Mattino ha dato sui cosiddetti cimiteri dei feti, sulla prima pagina di sabato scorso.
Pur da cattolico, ho profondo rispetto per le scelte che attengono alla sfera della bioetica e non vorrei che qualcuno premesse sulla mia coscienza per ricordarmi se un comportamento è più “giusto” di un altro. E in questo caso è fin troppo facile ricordare che a volte le interruzioni di gravidanza nascono da traumi subiti dalle potenziali madri. Perché acuire la ferita, sottolineando la perdita o il dramma che le donne hanno vissuto sulla propria pelle?

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=6539&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lettere-a-il-mattino-sepoltura-ai-feti-ferite-da-non-acuire

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