Lo spagnolo in carcere per errore «Picchiato e torturato a Poggioreale mi ferivano e gettavano sale»
da ilmattino.it, 22-03-2012
NAPOLI – Il lavamacchine spagnolo accusato per errore di essere un narcotrafficante e liberato ieri dal carcere di Poggioreale, ha rilasciato una agghiacciante intervista al quotidiano spagnolo “El Periodico” in cui racconta sevizie e atrocità subite all’interno del carcere da parte degli altri detenuti. Non fa mai alcun riferimento al personale della struttura.
In un video difuso dal sito internet del quotidiano (Elperiodico.com), il catalano Oscar Sanchez, 46 anni, racconta particolari atroci della detenzione. Dagli stupri ai quali ha assistito da parte dei compagni di detenzione, agli atti di bullismo violento.
«Quando ho detto che non tifavo per il Napoli, con un coltello di plastica mi hanno inciso la “N” della squadra sul braccio destro e mi gettavano il sale sulla ferita per farmi soffrire».
Le dichiarazioni dell’uomo, rilasciato dopo 626 giorni quando si è formalmente chiarito l’errore nelle accuse che gli venivano formulate, avranno certamente uno sviluppo sul piano ufficiale, quando le autorità italiane le ascolteranno e ne otterranno una traduzione giurata. Sanchez era stato estradato dalla Spagna nell’estate 2010 su richiesta delle autorità italiane.
Era stato condannato a 14 anni per traffico di droga. Lui si è sempre dichiarato innocente e i suoi datori di lavoro a Montgat, vicino a Barcellona, hanno confermato che non si era mosso da lì quando, secondo gli inquirenti italiani, si sarebbe spostato a Roma per coordinare i traffici del gruppo, legato alla camorra. Successive indagini della polizia spagnola hanno rivelato che l’identità di Sanchez era stata usurpata da un boss uruguayano, Marcelo Roberto Marin, 42 anni. Marin aveva usato una carta di identità rubata a Sanchez per entrare in un albergo romano. Una nuova perizia fonica ordinata dalla magistratura italiana ha confermato l’errore e ieri Sanchez è stato prosciolto con formula piena e messo in libertà: «Con solo – scriveva ieri El Pais online – 626 giorni di ritardo».
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