Grecia/Turchia. Muro spinato dellipocrisia europea
Sarà filo spinato. Per chilometri. 150 km tra la Grecia e la Turchia. Per fermare i migranti cosiddetti “illegali”. Una prima barriera di doppio filo spinato di 10 km di lunghezza al costo di tre milioni di euro sarà ultimata il prossimo settembre. Nemmeno la grave crisi socio-economica - il collasso - in cui si dibatte la Grecia, ha fermato i lavori per la costruzione del “muro” al confine turco, lungo il fiume Evros. Come se fosse più importante innalzare barriere contro il flusso migratorio, “fermare”uomini e donne, piuttosto che risanare l’economia. Come se la “psicosi” anti-migrante si fosse ormai impadronita delle menti, della politica. Sull’anacronistica “muraglia” greca – che ricorda antichi imperi che si credevano “assaliti” – saranno installate decine di telecamere a circuito chiuso;si dovrebbe estendere per 150 km e comprendere pure un fossato lungo 120 km, largo 30 metri e profondo sette, riempito d’acqua.Il costo totale del progetto dovrebbe aggirarsi intorno ai 5,5 milioni di euro. Fondi che si potevano dedicare, inutile rimarcarlo, alla cooperazione nei paesi di partenza;per costruirci scuole e sostenere l’agricoltura delle comunità;ma sarebbe finalmente guardare alle radici della questione migratoria in modo strutturale, olistico, cominciare a “capire” che a questi paesi siamo storicamente e intimamente legati… Meglio architettare deliranti progetti di “muro”. Sguazzare in un’ipocrisia che nega oggi ancora gli storici nessi tra la povertà e il nostro modello di vita: l’indissolubile interconnessione tra le due sponde. Come diceva Jaime Semprun, i flussi di profughi che battono alle nostre porte, sono “il rinculo della distruzione inflitta al pianeta”, “ci portano la notizia dello scoppio di una specie di guerra civile mondiale, senza fronti precisi, né terreni di battaglia definiti” (L’abîme se repeuple, EdN,Parigi). I migranti sono solo l’altra faccia di una cultura predatrice e neocolonialista, che impone ingiuste regole sul commercio mondiale, distrugge a colpi di dumping interi mercati africani, deruba terreni tradizionalmente coltivati per l’alimentazione, precipita intere popolazioni rurali verso un esodo massiccio…ma alza i muri. Incapace di inventare una nuova economia non distruttrice delle altre: incapace di pensare un cambiamento del nostro sistema, che sarebbe l’unica “politica migratoria” sostenibile … Questa muraglia greca interroga tutta l’Europa e la sua falsa coscienza. Quel muro essendo la materializzazione di una violenza culturale, della "psicosi" anti-migranti che si è impadronita del nostro vecchio continente e ha, ovunque, il volto di caccia ai rom, di detenzioni in disumani Cie e illegali respingimenti verso torture. Una fortezza senza fantasia, che fantastica pulsionalmente, un po’ come Drogo nel “Deserto di Tartari”, un "clandestino" minaccioso pronto a entrare illegalmente e a commettere reati; una diversità da “espellere” fuori dai confini dell’Europa. Per inventare una risposta creativa all’immigrazione, invece che poliziesca e regressiva, bisognerebbe ancora avere un briciolo di sanità, di intelligenza… Quel muro nero armato nel cuore dell’Europa, è forse il segno che l’Occidente le sta definitivamente perdendo e pone ulteriori mattoni sulla strada di un’Europa che odia il diverso. AgenziaRadicale.com
link alla notizia: tinyurl.com/6qstgub
Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/568/-greciaturchia-muro-spinato-dellipocrisia-europea
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