Esporre bandiera Tibet per sostenere libertà religiosa nel mondo
Il 10 marzo ricorre il cinquantatreesimo anniversario dell’insurrezione di Lhasa, capitale tibetana, contro l’invasione cinese. L’occupazione del Tibet, avvenuta nel 1950, costituì un inequivocabile atto di aggressione e violazione della legge internazionale. Il genocidio culturale ed etnico perpetrato a danno del popolo tibetano è ancora poco conosciuto e spesso volutamente ignorato. Si pensi che almeno 1.200.000 tibetani sono morti in seguito dell’invasione cinese e che oggi i tibetani sono ridotti ad essere in minoranza nella loro terra.
Matteo Mainardi, Presidente dell’Associazione Radicali Marche, ha scritto alle amministrazioni comunali e provinciali per chiedee di attivarsi in tutte le sedi affinchè vengano condannate tutte le forme di violenza contro il popolo tibetano e ad esortare il governo cinese ad avviare subito politiche di dialogo nei confronti delle autorità civili e religiose del Tibet che vivono in esilio. Come segno di vicinanza a questo popolo silenziato chiede inoltre di esporre nelle sedi di Comune e Provincia la bandiera del Tibet nel periodo dal 10 al 17 marzo.
Mainardi ha inoltre dichiarato che “c’è la tentazione in molti di etichettare il sostegno alla causa tibetana come passatempo di anime belle, superfluo in tempi di crisi. Come radicale non mi stancherò mai di ripetere che lottare per garantire l’autonomia del Tibet all’interno della Repubblica Popolare Cinese significa lottare per la libertà religiosa dei tibetani, dei cattolici della Chiesa clandestina e perseguitata, degli uiguri musulmani, dei Falun Gong; significa lottare, in poche parole, per la democrazia in Cina. Il Dalai Lama e il suo popolo affrontano con la nonviolenza, da oltre mezzo secolo, la dittatura comunista cinese; davvero la loro lotta non ha nulla da insegnare a un Occidente sempre più pieno di tecnica e merci e sempre più vuoto di valori e principi?”
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