Giustizia: un metro e mezzo per ogni detenuto


Corriere della Sera, 2 marzo 2012. Comincia oggi un viaggio sulla detenzione in Italia. Una video inchiesta in quattro puntate di Corriere.it per tradurre in immagini e voci i numeri drammatici delle condizioni carcerarie. Da Messina a Brescia, passando per Napoli, Roma, Pontremoli. Per toccare con mano cosa significa avere il peggiore sovraffollamento in Europa (148%) e il record di 68 mila detenuti stipati in spazi previsti per 45 mila persone. La prima puntata parte oggi sul sito del Corriere della Sera dal carcere Gazzi di Messina. In una cella originariamente adibita al transito ci sono otto detenuti. Ognuno con a disposizione 1 metro e mezzo quadrato di spazio. Rinchiusi 23 ore su 24. Un solo water, proprio accanto al tavolino dove mangiano. I bisogni si fanno “a vista”, davanti a tutti. E poi l’abbandono nel centro clinico, dove si vede un anziano di 82 anni, malato, immobile su una branda insieme con altre undici persone. L’uomo verrà trasferito dopo la visita della telecamera di Corriere Tv. Da lì il viaggio passa a Roma, nel nuovo complesso di Rebibbia, ritenuto uno degli istituti detentivi più dignitosi. Da dietro le sbarre le grida di tredici persone ristrette in una ex sala adibita ai ping pong. E il silenzio degli addetti che impediscono di andare a vedere e fare le riprese. E non sarà un caso isolato. Nella seconda puntata il viaggio arriva in Lombardia, la regione con il più alto numero di detenuti. La visita è al Canton Mombello di Brescia. Un carcere al collasso. I detenuti sono il triplo di quelli che la struttura (vecchia e inadeguata) può contenere. Il 70% sono extracomunitari. C’è da capire perché, nonostante rappresentino solo l’8% della popolazione italiana, gli extracomunitari siano così sovra-rappresentati in carcere. Per non parlare poi della rieducazione che non c’è e delle conseguenze per tutti di un sistema che non funziona. Nella puntata successiva l’obiettivo è diretto su quella che è, definita la zona d’ombra del carcere: la violenza dietro le sbarre. Quella subita dai detenuti ad opera degli operatori penitenziari ma anche quella che vede come vittime la polizia penitenziaria 6 i medici. Un argomento che spesso resta tabù per la difficoltà di far luce su episodi archiviati con troppa fretta. E poi il lavoro in carcere usato per mettere a tacere le proteste. L’ultima puntata sarà dedicata alle donne e ai minori dietro le sbarre. Cercando di capire i perché di una legislazione carente, dei tanti luoghi comuni e dei pregiudizi che impediscono un approccio più corretto all’argomento. E infine i volontari, che salvano il salvabile.

Fonte: http://www.detenutoignoto.com/2012/03/giustizia-un-metro-e-mezzo-per-ogni.html

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