Processo Mills, Berlusconi salvo. Le troppe prescrizioni che umiliano la giustizia
di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net, 26-02-2012
Ieri è giunta la notizia, per la verità attesa, della prescrizione grazie a cui Silvio Berlusconi ha ottenuto il proscioglimento dalle accuse di corruzione, nell’ambito del processo ruotante attorno all’avvocato inglese David Mills. La lettura del dispositivo ha scatenato una ridda di reazioni, che ha fatto tornare alla mente il clima teso degli anni in cui il Cavaliere è stato al Governo.
Se da sinistra si grida allo scandalo, da destra si esulta sebbene entrambi gli atteggiamenti tendano a dimenticare la causa di tale esito: la prescrizione. Un’amnistia illegale e di classe che ogni anno si concede in questo paese.
L’istituto della prescrizione fu introdotto onde evitare che un cittadino scontasse la propria pena a distanza di anni, ovvero in un momento della vita in cui il reo, di fatto, può avere verosimilmente cambiato vita. Dunque la prescrizione – in teoria – servirebbe a garantire sia la parte offesa che la difesa, garantendo tempi certi nell’attribuzione o meno di responsabilità di tipo penale. Come spesso capitato in Italia, anche un organo o un istituto di garanzia è strumentalizzabile quando non piegato a interessi particolari. L’uso di tecniche processuali sempre più raffinate e ingegnose perpetrate da avvocati evidentemente inaccessibili per redditi “normali”, ha reso la prescrizione una vera arma con cui politici corrotti o corruttori, colletti bianchi e truffatori in Borsa possono difendersi da sicure condanne. Sono 200.000 ogni anno i reati che finiscono prescritti e tra essi non è mai possibile incappare in immigrati, poveri che rubano per fame o consumatori di droghe trovati in possesso di pochi grammi di sostanza.
Certo, se fai l’attore su Canale 5 non vai in galera ma in comunità a 5 stelle, mentre se sei un rampollo stravagante, allora in caso di coca party con tanto di morti sul posto finisci direttamente a “curarti” in Brasile, laddove risiede l’altro emblema del fallimento della giurisdizione nostrana. Quel Cesare Battisti che il Brasile probabilmente ci avrebbe restituito se, unici in Europa, non prevedessimo nel nostro codice il “fine pena mai”. Nel caso di Berlusconi, trattasi di prescrizione indotta a mezzo di continui impedimenti, leggi ad personam e immunità occulte, che hanno finanche facilitato il lavoro di Ghedini e soci. Le reazioni politiche – o meglio, quelle partitocratiche – non fanno che rendere più surreale la situazione. Se da destra si brinda e ci si trincera dietro i “faremo ricorso”, oppure “la prescrizione non ci basta, vogliamo l’assoluzione” – anche se Gasparri ha parlato di vittoria contro i Pm di Milano…- da sinistra Nichi Vendola ha commentato così: “Ingiustizia è fatta”. Forse i politici dovrebbero limitarsi a prendere atto delle sentenze e rispettarle, più e meglio di come possono fare i cittadini. Posizione espressa anche dai terzopolisti. Vendola, Di Pietro e la sinistra giustizialista dovrebbero capire che la mala-giustizia non si estinguerà con la sentenza di ieri e che molti casi analoghi sono dietro l’angolo.
Marco Pannella ci ricorda da mesi che 200.000 prescrizioni annue rappresentano un’amnistia illegale e di classe. Con un’amnistia – quella vera – anche i processi “del secolo” dovrebbero per forza arrivare a scadenza, una volta venuto meno il sovraccarico che affligge non solo le celle, stracolme di detenuti in attesa di giudizio, ma anche i tavoli dei magistrati su cui i faldoni crescono come i funghi – e in Italia esiste ancora, altro problema da risolvere, l’obbligatorietà dell’azione penale. Ancora una volta il vecchio leone della politica, Marco Pannella, aveva suggerito in tempi non sospetti la sola via per evitare l’esito che oggi tutti commentano. L’errore commesso proprio dal centrosinistra nel 2006, allorquando all’indulto non fu affiancato l’amnistia, si è ripercorso nella maniera più beffarda per Bersani e compagni. Ammesso che si tratti di un caso o che, nonostante le pantomime mediatiche, ancora una volta le due gambe della partitocrazia hanno lavorato talmente bene da far credere al popolo bue che chi si indigna oggi, davvero non fosse in grado di intervenire, riformando la Giustizia. Missione compiuta per Berlusconi, l’uomo che più di ogni altro ha contribuito negli ultimi 20 anni ad affossare mediaticamente le istanze radicali. Forse, proprio il libertario Giacinto sarebbe stato il solo – garantendo “Giustizia giusta” – che da Guardasigilli avrebbe creato le condizioni per una sentenza di condanna o di assoluzione per i casi riguardanti i potenti – in Italia quasi sempre prescritti, non solo ieri – come del resto avviene negli Stati Uniti e in genere nei paesi civili.
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