Anagrafe pubblica eletti: ok parziale dal Comune di Napoli. Provincia e Regione non pervenute
Secondo la normativa, le amministrazioni locali avrebbero dovuto rendere consultabili in rete i redditi di sindaci, Governatore, presidenti, assessori e consiglieri di ogni ordine e grado. Parimenti a tale obbligo fu istituito attraverso un provvedimento a sé stante, quello di pubblicare i redditi di tutti gli altri funzionari a libro paga della singola istituzione locale. Nei giorni scorsi, alcuni organi di stampa hanno teso a sottolineare che il Comune di Napoli non ha ancora adempiuto in pieno, limitandosi unicamente a questa seconda tipologia di registro. In tale atto, il cosiddetto Tvm, previsto dalla legge 150 del 2009, non sono contemplati i redditi del sindaco e dei componenti delle assemblee. Secondo i detrattori, il sindaco vorrebbe nascondere chissà quali guadagni o regalie, sottraendo i propri redditi dall’attenzione dei cittadini. Forse è il caso di parlare di omissione parziale dei propri doveri istituzionali, dal momento che secondo la norma in vigore, la voce riguardante il sindaco deve comparire solo nell’anagrafe pubblica degli eletti.
L’invito che arriva da tempo da chi in città ha sempre lottato per questa e altre conquiste, ovvero l’associazione radicale Per la grande Napoli, è quello di provvedere quanto prima a sanare il gap e istituire anche l’anagrafe mancante. Un gesto che contribuirebbe a mostrare quanto in Regione e Provincia nulla si sia mosso, contrariamente a quanto avvenuto a Palazzo San Giacomo, pur fra ingiustificabili lungaggini. Parliamo di un documento che consentirebbe ai cittadini di conoscere in tempo reale redditi, doni ricevuti nell’esercizio delle funzioni, presenza nelle assemblee e voti espressi. Inoltre con l’istituzione dell’anagrafe pubblica degli eletti, i rappresentanti istituzionali dovranno rendere conto di ogni spesa effettuata coi rimborsi spese e gli accrediti per le missioni istituzionali e lo staff. L’istituzione del primo elenco, ovvero quello relativo ai redditi dei dipendenti comunali, è avvenuta poche settimane fa e in netto ritardo rispetto ai tempi di marcia. Tuttavia resta indispensabile provvedere a completare l’opera, anche per spegnere il malcontento che inizia a circolare fra i corridoi di Palazzo San Giacomo, laddove c’è chi si sente troppo osservato, a fronte di chi gode ancora di privacy.
Può forse apparire un aspetto secondario, ma il metodo migliore per poter scegliere i propri rappresentanti non può che fondarsi sulla trasparenza. Se i “Palazzi” diventassero “case di vetro” probabilmente prima che un magistrato dimostri che un amministratore ha sprecato o intascato cifre spropositate, i cittadini potrebbero intuirlo prima semplicemente confrontando i redditi. Ciò fungerebbe da deterrente e impedirebbe il reiterarsi di episodi di mala gestione che hanno proliferato e continuano a proliferare grazie alla zona grigia in cui si ripartiscono fondi, appalti e spesso tangenti. Se il Comune è a metà dell’opera, non si può dire lo stesso per Regione e Provincia, ai quali però gli stessi che bacchettano la giunta “arancione” non hanno avuto nulla da ridire. Chissà perché…
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