Agenti e cani antidroga . Repressione e proibizionismo entrano nelle scuole

Ancora una volta le forze dell’ordine, in collaborazione con i dirigenti scolastici di alcuni istituti veronesi, hanno inscenato controlli antidroga tra i banchi delle scuole. Proviamo a capire qual è il senso di queste operazioni.

Controlli o operazioni di marketing?

Gianpaolo Trevisi, dirigente della squadra mobile, ha dichiarato che «i controlli servono a far restare buono il nome della scuola», ma questo è vero solo a metà: se le scuole controllate dovessero finire in prima pagina per “fatti di droga”, di sicuro nella società moralista, bigotta e perbenista, che preferisce nascondere la testa sotto la sabbia, queste scuole verrebbero etichettate come luoghi pericolosi e questo sicuramente non farebbe piacere ai dirigenti scolastici.

Questo stranamente non accade mai, i controlli risultano sempre negativi, i cani non individuano nemmeno qualche grammo di sostanze illegali. Allora, viste le statistiche di consumo di sostanze psicoattive tra giovani e giovanissimi, delle due l’una: o gli istituti controllati (in questo caso ITIS G. Ferraris e l’istituto M. Buonarroti) sono isole felici, oppure gli studenti dovevano essere a conoscenza dell’arrivo degli agenti, e hanno lasciato per una mattina a casa le sostanze proibite.

Trevisi, che sicuramente ha esperienza in merito, trova veramente plausibile che – parlando per esempio dell’istituto Ferraris che tra studenti, insegnanti e altro personale arriva a 1000 persone – nessuno sia stato trovato in possesso nemmeno di una canna?

Operazioni tre volte dannose

  1. Dannose perché offrono un’immagine assolutamente falsa dell’ambiente delle scuole, presentate come luoghi dove non si consumano sostanze illegali, quando è palese che le cose stanno diversamente. Molto meglio sarebbe mettere in evidenza il fenomeno e fare informazione per responsabilizzare le e i giovani.
  2. Dannose perché, nonostante Gianpaolo Trevisi sostenga che i controlli servono da prevenzione e deterrente e che «intervenire in tempo può far evitare guai maggiori ai giovani», dopo 50 anni di repressione è evidente che il proibizionismo ha fallito (Global Commission on Drug Policy Report).
  3. Dannose perché accentuano l’odio che i ragazzi provano nei confronti delle forze dell’ordine. E’ sufficiente parlare con i giovani per scoprire cosa pensano di polizia e carabinieri…………. Effettivamente come può non essere così, finché un consumatore di sostanze psicoattive si sente in pericolo di vita (Aldo Bianzino, Stefano CucchiFederico Aldrovandi e molti altri insegnano…) ogni volta che vede un lampeggiante?

Se il controllo fosse finito diversamente, se qualcuno fosse stato in possesso di qualche grammo di erba, cosa sarebbe successo? Una cosa è certa, non si sarebbe certo aperto un dibattito informativo sui rischi collegati all’uso e abuso di sostanze psicotrope. E’ veramente questo il modo migliore far fronte a quello che, al limite, deve essere considerato un problema sanitario?

Se il dirigente della squadra mobile Gianpaolo Trevisi ha ringraziato «quei presidi che chiedono di andare a fare dei controlli», noi ringraziamo quei presidi – pochi, come dice Trevisi – che hanno espresso delle perplessità in merito.

Le scuole dovrebbero essere luogo di cultura, dibattito, formazione, informazione e responsabilizzazione, non teatro di operazioni di polizia con tanto di controlli “zaino per zaino”.

Mattia Da Re
(Tesoriere di Radicali Verona)

ps - solita cinica domanda: quanto ci costano queste spettacolari operazioni da film?


Fonte: http://radicaliverona.org/2012/02/17/agenti-e-cani-antidroga-repressione-e-proibizionismo-entrano-nelle-scuole/

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