Regione Lazio e Open Data. Belisario: "Evitare leggi che enuncino meri principi"

Agorà Digitale ha intervistato l'avvocato Ernesto Belisario, impegnatosi nella redazione di una proposta di legge attualmente in discussione alla Regione Lazio e relativa al tema degli open data e dell'open government. Lo scopo è quello di garantire una democrazia maggiormente consapevole e partecipata, una democrazia che coinvolga i cittadini nella condivisione di informazioni e nella conseguente interazione con le istituzioni.

 

Prima di tutto, perchè open government e open data sono ormai priorità ineluttabili della politica e dell’amministrazione moderna?

Allora, domanda da un miliardo di dollari, però proviamo a rispondere. Partiamo dalle definizioni. Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando perchè noi italiani siamo abbastanza a disagio quando ci troviamo a che fare con l'inglese. Open government significa letteralmente "governo aperto". La dottrina che predica un governo aperto e trasparente a tutti i livelli e che consente la partecipazione e la collaborazione dei cittadini non è una dottrina nuova; è qualcosa che è stato teorizzato per la prima volta in un articolo sulla George Washington Law Review nel 1958. Un governo che vede il cittadino come partner e non come suddito è un'elaborazione ormai consolidata. Qual è la novità? La novità è che oggi le tecnologie consentono all'amministrazione di essere davvero trasparente e consentono davvero al cittadino di essere parte dell'amministrazione. Quando ci fu la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1948 il massimo di democrazia a cui noi potevamo tendere per gli strumenti dell'epoca era un livello di democrazia rappresentativa in cui c'era il meccanismo della delega; io delego il sindaco, il presidente di regione, di provincia o il parlamentare e per cinque anni, con la mia delega, lui governa. Questo modello era il massimo per allora. Oggi, invece, noi abbiamo la possibilità di avere il coinvolgimento di più soggetti nelle scelte di governo. Quindi, non abbiamo più un cittadino chiuso in un recinto della delega, cinque anni, referendum ecc., ma abbiamo la possibilità di avere una nuova agorà, una nuova polis. Oggi, ciascuno è in grado di contribuire sulla base delle proprie competenze e del proprio ambito di appartenenza. La nuova sfida, che come si può immaginare cambia fortemente il modello democratico per come siamo abituati a conoscerlo, ci impegnerà nei prossimi anni. Nessuno si può illudere che la sfida dell'Open Government sia una sfida dei prossimi tre mesi, ma è una sfida dei prossimi cinque anni verosimilmente. E' una sfida a cui hanno preso parte le Nazioni Unite; è stata costituita questa allenza multilaterale che si chiama "Open Government Partnership", un'alleanza che nasce sotto l'egida dell'Onu, multinazionale, a cui l'Italia ha scelto di aderire, come tutti gli Stati membri, per affermare i principi dell'open government. In questa sfida, il primo pezzettino è la trasparenza dei dati perchè non può esserci un governo patetecipativo e collaborativo senza di essa. Se tu, governo o amministrazione, non mi dai gli elementi, non posso aiutarti a prendere le decisioni; non posso io stesso prendere decisioni.

Può farci un esempio pratico?

Per esempio, se non conosco i dati delle centraline dell'inquinamento, non posso valutare in modo corretto se tu sia stato un buon sindaco; avevi detto che avresti risolto il problema dell'inquinamento, ma se non conosco i dati di tali centraline nel momento del tuo insediamento e poi quando ti stai ricandidando, io non sono in grado di fare una scelta basata su fatti. Come spesso si fa, farò una scelta basata sulla propaganda. Ma si sa, sono due cose sufficientemente diverse.

Oltre la trasparenza, vi sarebbero ricadute positive anche dal punto di vista economico?

Sì, il secondo livello è quello della economicità. Gli open data servono per la trasparenza e per l'abilitazione di una nuova democrazia, ma sono anche materiali, energie rinnovabili della nuova economia dell'immateriale. Si parla di 60 miliardi di euro l'anno in relazione al valore dei dati, al valore del riutilizzo dell'informazione del settore pubblico in Europa. Quindi, stiamo parlando di come far funzionare meglio la nuova economia, l'economia dell'immateriale, quella che utilizza i dati del settore pubblico, dalle cartografie, ai dati sull'inquinamento, ai dati sul lavoro, per produrre beni e servizi digitali. Spero di aver risposto, sotto questo profilo, al primo interrogativo, al perchè sono una priorità. Devono essere una priorità in quanto il sistema della democrazia rappresentativa è in crisi in Italia. Il governo Monti ha capito l'evidenza, la "smoking gun" la chiamano gli inglesi, la prova fumante che questo sistema non fuonziona e quindi che c'è il bisogno di evolvere verso un nuovo modello. Dopodichè i dati, ad esempio il dato sulla corruzione, 70 miliardi di euro la corruzione in Italia, sono secondo me sufficientemente importanti per dirci che noi abbiamo molta strada da fare sul versante della trasparenza. Sono stime per difetto che vengono dalla Corte dei Conti, ma sono sicuramente un punto da cui partire. Diciamo che sicuramente c'è una priorità, ma poi, come se non bastasse, i dati di cronaca ce ne danno altre. Pensiamo al caso Lusi, laddove è possibile pensare che 13 milioni di euro spariscano con un bonifico nel momento in cui si tratta di meccanismi per i quali nessuno deve rendere conto. Se c'è la trasparenza, se c'è qualcuno che guarda, queste cose è probabile che non accadano.

Per quanto riguarda la proposta di legge che Lei ha contribuito a redigere, quale ne è la sostanza?

Finora le amministrazioni che hanno fatto open data in Italia lo hanno fatto in modo ottriato. Cioè, amministrazioni illuminate hanno concesso di aprire dei dati. Ma quali dati? I dati probabilmente neanche più importanti, più interessanti. La proposta di legge regionale è, a mio avviso, particolarmente importante perchè consente di passare dall'Open Data ottriato, cioè dall'Open Data illuminato, ma poi alla fine per un numero di dati abbastanza basso, ad un open data come diritto-dovere. Diritto dei cittadini e delle imprese, che quindi hanno diritto a trovare online tutti i dati aggiornati senza restrizioni per il loro riutilizzo. Ed obbligo per le amministrazioni di porli in essere perchè i dati che sono stati tirati fuori sulla quantità di informazioni liberata in Italia dimostrano sostanzialmente che le amministrazioni ancora non hanno visto l'open data come un'opportunità. Quindi, se vogliamo davvero trasparenza, se vogliamo che questo meccanismo diventi abilitante, abbiamo due strade. La prima è lavorare sulla cultura, ma si sa, lavorare sulla cultura significa investire anni, e probabilmente noi non abbiamo anni in questa fase da poter dedicare alla cultura. Dunque, mentre noi lavoriamo su un meccanismo di tipo culturale, dobbiamo introdurre l'obbligo per le amministrazioni di tirare fuori i database, i dati che sono più rilevanti; dati sulla spesa, sull'inquinamento ecc. e di pubblicarli subito. In quest'ottica, è una legge che è già stata approvata dalla Regione Piemonte e la proposta di legge che è stata presentata mi auguro che venga approvata il prima possibile anche dalla Regione Lazio. Ovviamente, il rischio che bisogna evitare è che si tratti di leggi solo di principio, che dicano semplicemente che l'open data è una cosa bella e che deve essere fatta. Non ci si può accontentare.

Noi sappiamo che esiste anche un'altra proposta che è stata presentata. La conosce e quali sono le differenze?

La proposta di legge, per quanto encomiabile nei fini, non mi sembra particolarmente rigida sull'operatività e sulle sanzioni. Introduce dei meravigliosi principi, ma la mia sensazione è che questi principi non siano correttamente presidiati, oltre al fatto che, da quello che leggo, introduce alcune limitazioni come, ad esempio, il fatto che per riutilizzare il dato debba essere inviata una richiesta via pec. Per open data si intende il libero riutilizzo, senza bisogno di un'autorizzazione preventiva. Se vogliamo riassumere con tre parole l'open data: eccoti i dati, fa ciò che vuoi; non eccoti i dati e chiedimi un'autorizzazione per farne ciò che vuoi. Quindi, le finalità sono sicuramente lodevoli, ma, probabilmente, sulle modalità pratiche qualcosa da rivedere c'è.

Crede che ci possa essere convergenza in Regione Lazio su queste politiche da parte di tutte le forze in maniera trasversale?

Io me lo auguro e credo ci sarà. Anche perchè la Regione Lazio ha la possibilità di avvantaggiarsi su due aspetti: primo, non è la prima regione che si dota di una legge regionale e quindi è in grado di far tesoro anche delle esperienze altrui; secondo, dalle due proposte può riuscire a strutturarne una unica da portare avanti e che potrà tornare utile anche alle altre regioni.

Fonte: http://www.agoradigitale.org/regione-lazio-e-open-data-belisario-evitare-leggi-che-enuncino-meri-principi

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