Svolte epocali, piccoli giochi
di Paolo Macry, da “il Corriere del Mezzogiorno”, 12-02-2012
In un bell`articolo, Franco Cassano ha richiamato i rischi e le opportunità del vuoto politico al cui intemo si muovono oggi i leader locali. Giorni prima, con parole visionarie, Franco Pipemo suggeriva l`idea di un governo dal basso delle città, attraverso comunità di quartiere dotate di poteri deliberanti.
Sono riflessioni che ribadiscono come la crisi dell`Occidente somigli sempre più a una cesura epocale, che coinvolge strutture e istituzioni, partiti e rappresentanze. Ne è un segno lo stesso Monti, salvatore della patria senza patria politica, diventato l`icona di un Paese che non l`ha eletto, ne subisce i pesanti decreti e continua ad amarlo. Il XX secolo è morto e sepolto. Giovedì scorso, nel salotto di Santoro, l`ex ministro Tremonti e il no-global Casarini si corteggiavano a colpi di citazioni di Toni Negri.
Nel suo blog, Marco Demarco ha fornito la versione napoletana di questa svolta. E il quadro non sembra edificante. Anche a Napoli la politica novecentesca è a pezzi ed emergono due leader come de Magistris e Caldoro, che intendono occupare gli spazi vuoti. E anche qui circolano idee che ondeggiano tra sviluppo e decrescita, modemizzazione e benecomunismo. Ma quel che colpisce, dei due leader campani, è soprattutto l`intreccio fra strategia e tattica, il mescolarsi di progetti ambiziosi e mediocri operazioni di potere, la traduzione dell`odierno clima post-politico in un trasversalismo che ha il sapore del piccolo cabotaggio. Colpisce la sostanziale consonanza tra i due.
Sindaco e governatore sembrano intendere lo spirito dei tempi in modo riduttivo. Da una parte, de Magistris agita tutte quante le parole d`ordine di questa stagione post-politica, l`irriducibilità verso il Palazzo, la partecipazione dal basso, la trasparenza assembleare, il tema ambientalista. Dall`altro, intesse solidi legami con i poteri forti cittadini, chiede risorse e poltrone dalla Regione, assume decisioni verticistiche, trasferisce all`estero l`inquinamento da termovalorizzatore, progetta la Coppa America dapprima sulla colmata dei veleni e poi sul lungomare più bello del mondo.
Per parte sua, Caldoro agita la bandiera del rigore e dell`innovazione, inizia a razionalizzare la sanità, implementa le istituzioni scientifiche e subito, però, piega le ambizioni strategiche a calcoli di convenienza. E così finisce per finanziare eventi culturali costosi e, peggio, rinuncia a collegarli a una politica del turismo, indispensabile per renderli redditizi. Ne sembra disposto a dare priorità al grido di dolore che viene dai creditori della Regione, owero dal tessuto imprenditoriale campano. Nel frattempo è sempre disponibile alle richieste di de Magistris, che batte cassa con l`arroganza del figliol prodigo. Come nel caso di un Forum tuttora ostaggio delle scelte ondivaghe del sindaco. Rispetto alle quali, Caldoro non ha proferito verbo. Per sobrietà caratteriale o, come ipotizza Demarco, per vincolo di alleanza?
Il succo di questi intrecci, lungi dall`essere la politica del Terzo Millennio, sembra invece artificio tattico, verticismo, consorteria. Altro che assemblee di popolo o riforme liberali. I due appaiono decisi a coprire a tutto campo il deserto della politica, ma con una versatilità fin troppo pragmatica. Ha ragione Cassano: il nuovo va guardato senza pregiudizi, ma richiede, non di meno, occhi ben aperti.
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