La leadership di De Magistris e l’attenzione del Pd
di Pietro Soldi, da “la Repubblica Napoli”, 07-02-2012
Le ambizioni politiche di Luigi de Magistris adesso sono chiare e dichiarate. Se qualcuno non lo avesse capito, il discorso che il sindaco di Napoli ha fatto al Forum dei beni comuni non dà adito a dubbi. Non solo mira ad assumere la leadership di una”nuova sinistra”, ma vuole bruciare le tappe, ardimentoso panzer decisamente lanciato a sfondare le linee del nemico. Così proclama che sarebbe sprecato non scendere in campo alle elezioni politiche del 2013, manifestando fiducia nelle possibilità di successo della nuova formazione politica, fino a potersi candidare come alternativa di governo. Il linguaggio di de Magistris ha da sempre un tono seccamente apodittico, privo di convincenti sfumature dialettiche, che di per sé la dice lunga su quello che è il suo profilo culturale e, di conseguenza, la sua statura politica. Parla, come diceva un poeta, come”un disco di già inciso”, con un tremendo schematismo che va perfino oltre quello dei Di Pietro, dei Vendola, dei Ferrero. Un fatto che varrebbe da solo per non prenderlo troppo sul serio, confinandolo tra i fenomeni minori o insignificanti della politica italiana. Ma de Magistris è il sindaco della terza città del Paese, eletto con voto che si può definire plebiscitario; e nei sondaggi figura oggi come il sindaco al primo posto per gradimento della cittadinanza. Davvero troppo perché lo schieramento politico sia progressista democratico sia moderato non prenda una netta posizione di fronte all’ex magistrato che così baldanzosamente si è dato alla politica. E una esigenza politica che dovrebbero per primi avvertire i riformisti del Pd, partito che oggi a Napoli e in Campania fa fatica a uscire da una morta gora. Sotto la nozione di «bene comune», sembra che de Magistris e i suoi amici (da Vendola a Ferrero, dagli ortodossi del “Manifesto” ai No Tav, dai sindacalisti Fiom a tutti i movimenti sinistrorsi) vogliano alzare una nuova bandiera ideologica della sinistra italiana. Nel «laboratorio» napoletano inventato del giovane sindaco, il concetto giuridico di «bene comune» viene dilatato e promosso a nuova categoria politico-ideologica da opporre al perverso liberismo dei «poteri forti», di cui oggi sarebbe espressione il governo Monti e a cui, a ben vedere, non sfuggirebbe nemmeno l’orientamento politico del Pd. Infatti, le liberalizzazioni che sta varando il governo con l’appoggio del partito di Bersani in realtà non sarebbero altro che privatizzazioni, vale a dire incontrollabile strumento nelle mani dei privati a sfavore dell’interesse pubblico e della democrazia. A tutto questo, proclama de Magistris, occorre contrapporre con forza il concetto politico-filosofico di «bene comune», vero discrimine dottrinale per impedire che i servizi pubblici passino dalla mano pubblica a quella privata. Come si vede, le idee del sindaco napoletano si pongono fuori della stessa visione politica del partito di Di Pietro. Tuttavia, de Magistris concepisce l’efficienza come principio di buongoverno, oltre che costitutivo dell’economia, ciò che differenzia alquanto il suo sinistrismo da quello dei movimenti di contestazione. Così è pronto a dire che proprio l’attività svolta dalla sua giunta dimostra inequivocabilmente come la gestione pubblica dei servizi garantisca l’efficienza, cioè la gestione razionale delle risorse a difesa degli interessi generali. Ma qui de Magistris corre troppo col suo linguaggio perentorio, perché, se è vero che la sua giunta ha avviato una larga azione di risanamento raggiungendo risultati apprezzabili, occorre un tempo più lungo per valutare se a Napoli si è dispiegato il terreno per avere stabilmente servizi pubblici di qualità e a costo vantaggioso perla cittadinanza. Senza contare che resta da dimostrare come, in altre situazioni, la gestione privata sia sempre più costosa o corrotta: rispetto a quella pubblica, secondo un processo che diventa incontrollabile per la istituzione pubblica che ha dato il servizio in concessione. Non v’è dubbio che dopo il Forum dei beni comuni l’attenzione di un partito riformista come il Pd debba intensificare la sua attenzione verso la giunta de Magistris, monitorando strettamente gli sviluppi della sua attività amministrativa. Qualcosa ha cominciato a fare in questa direzione, ma la prova del nove si avrà con la prossima conferenza programmatica annunciata dal commissario Orlando.
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