Liberalizzazioni e marijuana, il salvadanaio dello “sballo”

Di Andrea Spinelli Barrile, da www.agenziaradicale.com, 01-02-2012

Il dibattito pubblico sulle liberalizzazioni è caldissimo in questo periodo: ognuno si affretta a dire la sua sui taxi, sulle farmacie, sugli orari dei negozi, sui saldi, sulle prestazioni professionali, ma  la discussione sulle droghe continua a svilupparsi in modalità carbonare, clandestinamente chiusa in se stessa.

 Mentre nei palazzi e nelle piazze si discute e ci si scontra sull’amletico dubbio “liberalizzare o non liberalizzare”, si continua a non prendere in considerazione il tema della liberalizzazione madre, quella dell’uso e della vendita di cannabis: secondo uno studio pubblicato da Prevo.Lab (Asl Milano e Regione Lombardia, su dati diffusi dal Progetto IPSAD, quindi dal CNR) relativo alle previsioni sull’uso di cocaina, eroina, amfetamici e cannabinoidi, il trend che si evidenzia è quello di un mercato in crescita.
Nonostante Giovanardi e Serpelloni, nonostante le leggi più proibizioniste d’Europa, in netta controtendenza con il resto del mondo cosiddetto “civilizzato”, l’Italia si conferma essere il Paese europeo in cui convive il più alto numero di consumatori di cannabis.
Numeri alla mano, il mercato dei cannabinoidi è in crescita, sopratutto per la fascia d’età dai 25 ai 34 anni (per il quale potrebbe arrivare al 28% della popolazione entro la fine dell’anno): entro il 2012 saranno 5,1 milioni i consumatori italiani di marijuana, ovverosia il 16% della popolazione italiana: il terzo partito politico; l’unica fascia d’età per la quale si registra un netto rallentamento nella crescita è quella tra i 15 ed i 24 anni.
La crescita del consumo di cannabis (+20% negli ultimi 3 anni) è in netta controtendenza con l’aumento dei prezzi (marijuana +17%, hashish +22%), unico caso tra le “droghe” in un mercato che non riconosce più la cannabis come “droga”.
Facendo due conti è possibile farsi un’idea su quanto l’”erba libera” potrebbe far bene non solo al macroscopico dibattito pubblico dei diritti civili in Italia, non solo alla Giustizia ed al sistema penale e sanitario italiano, ma anche e sopratutto alle polverose e vuote casse dello Stato: la liberalizzazione delle droghe leggere potrebbe portare 2 miliardi (si, miliardi) di euro l’anno di introiti.
Basandosi su un prezzo medio-basso di vendita di 10€/g, se solo un milione di consumatori (su cinque) acquistasse ogni settimana 5g di marijuana regolarmente tassata (non come Monopolio di Stato, ma con l’Iva al 23%) l’introito annuale, solo dall’Iva, sarebbe di 2miliardi di euro; c’è inoltre da considerare che l’Italia, prima del proibizionismo globale di inizio novecento, era il maggior produttore mondiale di cannabis: il beneficio che il mercato del lavoro ne ricaverebbe è enorme.
La creazione tout-court di un mercato legale, quello della cannabis, significa nuove piccole-medie imprese, significa posti di lavoro, tasse, contributi, significa economia che gira.
La Giustizia avrebbe la possibilità di chiudere definitivamente centinaia di migliaia di inutili processi pendenti, le carceri si svuoterebbero dai colpevoli di gravi delitti legati alla cannabis, il Servizio Sanitario Nazionale abbatterebbe un costo inutile, quello dei Sert obbligatori per i fumatori, il Ministero dell’Interno potrebbe smettere di concentrarsi sul mercato della marijuana, investendo risorse in modo migliore; infine, cosa non da poco, l’ammanco economico per le narcomafie sarebbe decisamente consistente.
I vantaggi della liberalizzazione della cannabis sono dunque molteplici, anche dal punto di vista culturale: l’Italia diverrebbe un Paese decisamente più tollerante nei confronti di chi, è scientificamente acclarato, non fa nulla di male, nell’ottica di costruzione di un paese basato su laici valori liberali di antiproibizionismo. Il resto, sono soldi.

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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=5729&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=liberalizzazioni-e-marijuana-il-salvadanaio-dello-sballo

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