Eutanasia: il no di Strasburgo e il silenzio italiano

"NON RIANIMARE". Un messaggio chiaro e inequivocabile, soprattutto se tatuato sul seno sinistro. E’ quanto è accaduto in Olanda, dove una donna di 88 anni ha pensato di affidare all’inchiostro del tatuatore e al proprio corpo le sue volontà, convinta che in caso di malessere della stessa il personale medico non potrà ignorare quell’imperativo e si troverà costretto a non mettere in atto alcuna procedura di rianimazione. La foto della donna pubblicata fra le lettere giunte alla redazione di Relevant, la rivista dell’Associazione Olandese per l’Eutanasia Volontaria, ha ben presto fatto il giro del mondo. A parte l’originalità della strategia adottata dalla signora nonché la – purtroppo – dubbia efficacia legale del bizzarro sistema, il caso di cui sopra la dice lunga riguardo l’importanza di un dibattito su temi spinosi quali l’eutanasia e il suicidio assistito e sull'esigenza di leggi che tutelino la libera scelta degli individui. Sul fine vita si è recentemente pronunciata l’Ue che ha approvato pochi giorni fa una nuova delibera dell’Unione europea secondo la quale qualsiasi pratica “intesa come uccisione volontaria per atto o omissione di un essere umano in condizioni di dipendenza a suo presunto beneficio, deve essere sempre proibita”, sbarrando di fatto la strada a eutanasia e suicidio assistito. A distanza di un anno dal riconoscimento da parte della Corte di Strasburgo che nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo non c'è nessun diritto all'eutanasia e al suicidio assistito, il capoluogo alsaziano ribadisce e conferma il suo no a riguardo, salvo precisare la necessità di “regolare con la legge il testamento biologico, un'opportunità, specifica la risoluzione, che riguarda solo una residua minoranza tra gli 800 milioni cittadini dell'Unione”. Nonostante, dunque, il secco “no” di Strasburgo, rimarrebbe comunque di primaria importanza la necessità di “ratificare, conoscere e applicare quanto contenuto nella Convenzione dei diritti dell'uomo e sulla biomedicina di predisporre procedure semplici per accedere al testamento biologico, evitando moduli complicati che rendano il diritto non accessibile a tutti”. Nel frattempo, in Italia il tema dell’Eutanasia sembra caduto nel dimenticatoio. Portato in auge dal dibattito in seguito ai casi Welby ed Englaro e di conseguenza nel dibattito ed entrato a forza nell’agenda politica, si trova ormai “ai margini dell’agorà pubblica” come afferma Marco Cappato, Consigliere comunale Radicale - federalista europeo a Milano. A confermare questa tendenza ci sarebbero anche i dati Eurispes secondo i quali i favorevoli all’Eutanasia in Italia erano il 66% contro l’attuale 50%. Un tema-tabù terreno di scontro tra i diversi partiti politici e forse per questo ignorato ultimamente anche dal dibattito politico che pare abbia anche sospeso le discussioni aperte. Link alla notizia:  tinyurl.com/7ouct6w

Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/503/eutanasia-il-no-di-strasburgo-e-il-silenzio-italiano

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