Inaugurazione anno giudiziario: intervista a Mario Staderini
Presente alla manifestazione indetta dall’associazione radicale Per la grande Napoli (clicca qui per la cronaca) Mario Staderini ci ha rilasciato alcune dichiarazioni sullo stato della giustizia nel nostro paese. Col segretario di Radicali Italiani, si è parlato anche del vento liberalizzatore che rischia di spazzare via le prerogative di talune corporazioni, come avvocati e tassisti.
Mario Staderini, come mai hai scelto Napoli per partecipare alla mobilitazione odierna dei radicali in tutta Italia?
“Sono qui per rendere onore alle parole del Presidente della Corte d’Appello di Napoli, Antonio Buonajuto, che ha parlato esplicitamente di “debito giudiziario” pari al debito pubblico. L’amnistia contribuirà a riportare la legalità costituzionale nelle carceri e riparerà il sistema giudiziario”.
Ad agosto sono state raccolte le firme per la convocazione straordinaria delle Camere, per discutere di giustizia e carceri. Dopo la sterile seduta del Senato, quando e cosa aspettarsi dal passaggio alla Camera?
“Per prima cosa è necessario creare le condizioni per un dibattito serio nell’opinione pubblica. Occorre che i cittadini capiscano che amnistia non significa criminali in libertà ma giustizia che funziona. Quando il paese sarà informato e i parlamentari saranno meglio disposti, avendo finalmente compreso l’entità del problema, potremo convocare la Camera”.
Quali sono, amnistia a parte, le proposte dei radicali per il ripristino della “giustizia giusta”?
“Serve rivedere il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, introdurre la responsabilità civile dei magistrati e la separazione delle carriere oltre che una seria politica antiproibizionista. Ormai è conclamato quanto le politiche repressive sulle droghe abbiano come unici effetti lo spreco di risorse, umane ed economiche e la carcerazione di massa. In generale, serve cancellare il principio oggi vigente, di “panpenalizzazione”, sottraendo diverse fattispecie di reato alla sfera della giustizia penale. Una cosa però è certa, occorre far presto, perché più tempo passa e più si sta male nelle carceri italiane, accorciare i tempi è d’obbligo”.
A pochi metri dal presidio radicale stanno manifestando gli avvocati, che si oppongono alla liberalizzazione della professione forense. Il tuo parere sulla vicenda.
“Gli avvocati, al pari dei tassisti, pagano il non aver anticipato riforme necessarie. Quella approvata dal Consiglio nazionale Forense, a proposito degli avvocati, è una controriforma che grida vendetta”.
Un’ultima battuta sull’amnistia, allo stesso tempo obiettivo politico e fonte di speranza per tante famiglie. Pensi che questo Parlamento sia in grado di concederla, anche alla luce delle recenti aperture del ministro Severino?
“Io credo che si arriverà all’amnistia così come ineluttabilmente si è dovuti arrivare alle liberalizzazioni delle professioni. Allo stesso modo sarà inevitabile accorgersi della situazione delle carceri, da anni sotto i riflettori dell’Europa e veri e propri luoghi di tortura. Saranno costretti a concedere l’amnistia, è solo un problema di tempo”.
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