Fermate i carrozzoni
di Paolo Macry, da il Corriere del Mezzogiorno, 29-01-2012
Mirella Barracco si chiede se non sia il caso di rinunciare alla Coppa America, per non affliggere ulteriormente la vivibilità urbana, mentre Gerardo Mazziotti e le solite (inascoltate) associazioni cittadine denunciano i danni ambientali che minaccerebbero via Caracciolo. Parole coraggiose. E difficile negare che il problema esista. Anzi, è tempo di alzare la posta. Gravi dubbi suscita anche il Forum delle Culture, come con onestà intellettuale ha scritto Piero Craveri, che pure siede nel suo comitato tecnico-scientifico. E anche per il Forum c’è il rischio che Napoli ne abbia soltanto danni.
Notoriamente, la politica degli eventi segnò l’intera stagione bassoliniana. E, all’inizio, con efficacia: l’immagine della Montagna di Paladino, al centro di una piazza Plebiscito svuotata dalle auto in sosta, fece il giro del mondo. Presto, però, in coincidenza con le prime difficoltà amministrative, quella politica si trasformò in una sorta di bulimia mediatica, legittimando il sospetto che installazioni artistiche e forum internazionali, concerti oceanici e giochi di luce hollywoodiani servissero proprio a coprire le defaillance del governo urbano. Le quali, del resto, vanificavano l’effetto degli eventi: malgrado Anish Kapoor o Elton John, l’immagine di Napoli tornò in basso, fino al disastro dei rifiuti a cielo aperto. E tuttavia non si può negare che quella politica del fiore all’occhiello avesse una visione e un’anima. Un filo rosso di modernità e di tensione innovativa collegava gli strateghi culturali del bassolinismo, come Claudio Velardi o Eduardo Cycelin. Nè si può negare che, su questo piano, la sinistra napoletana abbia mostrato efficienza organizzativa: spendeva fior di quattrini per opere d’arte di passaggio, consulenze amichevoli e parcelle professionali, ma almeno le cose le faceva.
Il quadro odierno è tutt’altro. I grandi eventi di de Magistris e Caldoro si stanno rivelando un fenomeno di rara inesperienza manageriale, operativamente disastrosi, economicamente incompatibili con l’odierno collasso dei conti pubblici, culturalmente deboli. E, di questo, il Forum sembra il paradigma. La sua direzione è cambiata in corso d’opera più d’una volta, secondo criteri a dir poco estemporanei. La sede degli eventi è passata da Bagnoli alla Mostra d’Oltremare. I contenuti, a pochi mesi dalla kermesse, restano una scatola vuota, che ora gli esperti del Cts dovrebbero riempire, per miracolo, in quattro e quattr’otto. Le stesse risorse disponibili sono a tutt’oggi un mistero, il che impedisce qualsivoglia programmazione. Né ci saranno i tempi e i soldi per affiancare ai convegni e alle mostre qualche utile investimento strutturale. II meno che si possa dire è che, come per la Coppa America, Napoli rischia di fare una brutta figura. E di rimanere, il giorno dopo, con il classico pugno di mosche. Di fronte a simili prospettive, il sindaco e il governatore hanno l’opportunità di compiere un gesto politicamente coraggioso. Possono scendere dal carrozzone finché sono in tempo, spiegando ai cittadini che sono stati fatti molti errori (anche dai precedenti amministratori) e che – con i bilanci pubblichi zeppi di debiti e le imposte locali già alle stelle – non se la sentono di buttare qualche decina di milioni in un evento che si annuncia mediocre, se non fallimentare. E una cosa è certa: l’opinione pubblica apprezzerebbe.
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