La brutta copia italiana del SOPA - Marco Scialdone
La brutta copia italiana del SOPA
In relazione all’emendamento presentato al testo della legge comunitaria 2011 dall’On. Fava (Lega Nord), il quale obbliga i fornitori di servizi web a rimuovere contenuti illegali non solo su comunicazione delle autorità competenti (come previsto dalla attuale normativa), ma anche dei “soggetti interessati” (e cioè di chi possiede i diritti d’autore), abbiamo ascoltato il parere di Marco Scialdone, responsabile legale di Agorà Digitale.
Marco, è vero che si tratta di una versione italiana del SOPA? “La risposta sostanzialmente è no, nel senso che il SOPA è in realtà un progetto di legge molto più complesso che va ad incidere su una serie di fattori, non ultimo dei quali, e forse anche il più controverso, quello che va a tagliare le fonti di finanziamento dei siti che vengono sospettati di violare il copyright mediante l’inibizione dell’utilizzazione dei servizi di intermediazione finanziaria (PayPal su tutti). C’è quindi un approccio molto aggressivo rispetto alla tematica, ed è quello che ha suscitato le maggiori perplessità, non soltanto da parte delle associazioni che si occupano di diritti civili, ma anche di una serie di senatori e deputati americani e anche dell’amministrazione Obama.”
Dunque qual è la sostanza dell’emendamento “made in Italy”? “Questo emendamento Fava, in realtà, è un emendamento surreale per alcuni aspetti, nel senso che va a ripescare discussioni ormai di dieci anni fa, quando si era in fase di recepimento della direttiva comunitaria sul commercio elettronico che poi ha dato vita al decreto legislativo su cui vuole intervenire l’On. Fava. Sono tutte discussioni che erano state affrontate e risolte nell’attuale formulazione del testo; la modifica che si vuole introdurre è frutto più dell’ignoranza della materia. L’unico effetto pratico che potrebbe andare a produrre è di inasprire ulteriormente le condizioni generali di contratto dei vari hosting providers che a quel punto, siccome hanno una norma che forse, potenzialmente, li tira in ballo ancora di più di quanto si faccia adesso, ovviamente si vanno a cautelare e quindi diventano ancora più, tra virgolette, sceriffi, nel senso che, nel dubbio, io rimuovo.”
Vi sarebbe pertanto una sorta di rimozione selvaggia di contenuti? “Si, diciamo che il messaggio che passa è sempe quello: rendere più facile la rimozione selvaggia di contenuti a prescindere poi da una valutazione nel merito della liceità o meno di questi contenuti. La pericolosità non sta tanto nella norma in sè che, ripeto, è scritta male e frutto di ignoranza, probabilmente di non conoscenza, di non approfondimento, ma è il messaggio che passa, cioè il fatto che continuamente la rete debba essere sotto attacco. Come se si trattasse di un luogo di perdizione in cui bisogna sempre e continuamente adottare nuove norme e specificare norme precedenti perchè c’è sempre bisogno di un intervento per evitare i danni terribili di questa pirateria, che poi non si sa in che modo vengano quantificati perchè ogni volta che si chiede di quantificarli la risposta non arriva mai in maniera esaustiva.”
Quali sono dunque, se ce ne sono, i margini per poter ribaltare la situazione? “Io penso che ci siano margini perchè si sono mossi vari parlamentari, sia del gruppo di Futuro e Libertà, sia Radicali. In generale, c’è stata un’attenzione mediatica anche grazie ad associazioni come la nostra che in qualche modo hanno alzato un pò di polemiche, di polverone rispetto a questa circostanza proprio per informare l’opinione pubblica su ciò che stava accadendo. La sensazione che ho è che questo emendamento finisca per essere controemendato e quindi per essere neutralizzato. Per una ragione anche di buon senso, perchè andrebbe a intervenire su una normativa che in questo momento è oggetto di revisione in ambito comunitario. Sarebbe totalmente folle revisionarla adesso in ambito nazionale per poi doverla revisionare magari tra sei mesi in funzione di una direttiva comunitraria.”
Marco, noi come Agorà cosa ci proponiamo di fare al riguardo? “Noi innanzitutto ci proponiamo di informare. Ogni volta che avvengono questi tentativi la cosa più importante da fare è informare l’opinione pubblica perchè come è accaduto in altre circostanze nel passato, il rischio principale è che queste storture passino nel disinteresse generale, come è avvenuto ad esempio sulla legge del prezzo dei libri che ha vietato la possibilità di una scontistica libera alle librerie online. E’ una cosa di cui non si è occupato nessuno, che nessuno ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Il risultato è che oggi siamo meno liberi rispetto al prezzo che andiamo a pagare, quindi di fatto paghiamo di più. La prima cosa da fare è sempre quella dell’informare per poi ottenere dei risultati che sono quelli, ovviamente, nel momento in cui ci si rende conto grazie all’informazione della bestialità che è stata proposta, di far sì che la bestialità tenda naturalmente e in qualche modo a ritirarsi.”
Fonte: http://www.agoradigitale.org/la-brutta-copia-italiana-del-sopa-marco-scialdone
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