Cosentino in manette: a cosa serve?
di LUIGI O. RINTALLO, da “Agenzia Radicale”, 10-01-2012
Checché ne dica il presidente della commissione parlamentare delle autorizzazioni a procedere, Pierluigi Castagnetti, non c’è né responsabilità né serenità nel votare per l’arresto dell’on. Nicola Cosentino. Come pure è fuorviante dire che la Camera ha giudicato non ci fosse “fumus persecutionis” nell’indagine che lo riguarda. Il problema è che con quel voto si autorizza l’arresto di una persona prima del processo e prima che siano messe sul tavolo tutte le prove a carico.
E allora ci si chiede: a cosa serve in questo caso l’arresto? Il deputato Cosentino è indagato da vari anni e quindi alla magistratura non è stato affatto impedito di ricercare elementi di sostegno all’accusa. Non è più il tempo dell’inquirente che insabbiava o impediva perfino l’apertura delle inchieste. I magistrati godono di ampio margine di manovra e da tempo intervengono per inquisire onorevoli e senatori.
D’altro canto, come dimostra il caso di inchieste recenti aperte proprio nella Procura di Napoli, spesso il clamore iniziale è smentito da esiti risibili (il capo della “temibile” P4 se l’è cavata con un patteggiamento a poco più di un anno, una sanzione pari a un’infrazione da regolamento comunale), per non parlare dei veri e propri abbagli derivati in passato da un uso improprio del pentitismo. È dunque indispensabile la richiesta dell’arresto?
L’arresto pare davvero avere una sola giustificazione: fare pressione sull’imputato, umiliarlo e costringerlo in una condizione di sottomissione. In altre parole svolgerebbe una funzione del tutto simile a quella tortura che, dai tempi di Cesare Beccaria, è respinta da qualunque consesso civile. Cominciare a scoraggiare simili pratiche da parte della magistratura inquirente, questo sì vorrebbe dire essere sereni e responsabili. E tale forse è stata l’ispirazione del rappresentante radicale in commissione.
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