Sì, iniziamo una politica d’inclusione. L’immigrazione è ricchezza.

Il ministro dell’interno A. Cancellieri il 5 gennaio ha annunciato che il governo ridiscuterà la tassa sui permessi di soggiorno affinché sia una tassa sostenibile e non vessatoria. È un segnale importante che il governo ripensi all’ammontare di tale tassa e si spera che sia l’inizio di una proficua riflessione sulle politiche riguardanti l’immigrazione, soprattutto dopo la politica xenofoba del governo precedente.  Questa tassa, voluta da Maroni e Tremonti, avrebbe dovuto finanziare per metà la burocrazia per i permessi di soggiorno e per metà la politica di respingimento, i rimpatri, che è una cosa paradossale. Non possiamo chiedere agli stranieri che ottengono il permesso di soggiorno di pagare la nostra politica di respingimento.

È vero che altri governi in Europa hanno previsto tassazioni più o meno onerose per tali permessi, ma è anche vero che lo stato complessivo degli stranieri in questi paesi è migliore rispetto a quello in Italia. Questi paesi, inoltre,  hanno creato da tempo possibilità perché si iniziasse a fare i conti col proprio passato coloniale, cosa che non è avvenuta in Italia. I rapporti che hanno legato e legano gli ex-colonizzatori agli ex-colonizzati, se da un lato mantengono interessi che sono tutt’altro che di cooperazione o di rispetto (anzi si parla di altro tipo di colonizzazione), dall’altro hanno arricchito molto quelle società.  Per avere un’idea di tale ricchezza basterebbe guardare i dati demografici o farsi un giro in una delle capitali dell’Europa occidentale, non è una questione solo di numeri, ma di qualità della vita.

Diminuire o eliminare la tassa per i permessi di soggiorno è, quindi, un’occasione per riconsiderare le politiche sull’immigrazione e un segnale positivo per iniziare a ripensare i rapporti interni tra italiani e stranieri. A tal proposito si spera che  al più presto si possa discutere in Parlamento una legge sulla cittadinanza basata sullo ius soli che riconosca pienamente italiani le persone che nascono in Italia. E’ inconcepibile che a persone nate e cresciute in Italia sia negata la cittadinanza italiana. Questo è un principio fondamentale per una società inclusiva, ciò che non è oggi l’Italia, un paese esclusivista sotto troppi aspetti. È proprio per questo che dobbiamo batterci, in modo nonviolento, per una società inclusiva sotto ogni punto di vista.

Si potrebbe, inoltre, pensare seriamente alla possibilità di concedere un permesso di un anno agli immigrati che cercano lavoro, così come ha proposto il monsignor Bruno Schettino, presidente della Commissione Cei per l’immigrazione e della Fondazione Migrantes. È da anni che noi Radicali parliamo dell’immigrazione come risorsa e ricchezza per l’Italia, che lo si voglia o no l’Italia ha bisogno di 260 mila nuovi lavoratori stranieri l’anno.

Roberto Gaudioso, Tesoriere dell’Ass. Radicale “Per la Grande Napoli”

Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=5377&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=si-iniziamo-una-politica-dinclusione-limmigrazione-e-ricchezza

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