Comunicato stampa – Associazione radicale “Mariateresa Di Lascia” del 24 dicembre, 2011
SAN GIOVANNI ROTONDO, UNA DONNA MUORE DURANTE RISONANZA MAGNETICA
Doveva essere un esame di controllo, dopo un malore, e invece una semplice risonanza magnetica si è rivelata fatale per Teresa Totaro. Lo scorso 18 novembre la signora Totaro si era recata all’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” a San Giovanni Rotondo, e nel corso della risonanza, dopo la somministrazione del liquido di contrasto, muore. Lilli Quitadamo, compagna della donna da 23 anni era lì quella mattina e da quel giorno non si dà pace e cerca “verità e giustizia”. Il caso è seguito dall’avvocato Rosa Federici del Foro di Foggia, mentre è in corso un procedimento penale nei confronti della dottoressa di radiologia Filomena Urbano e del tecnico radiologo dott. Teodoro Cassano. Le accuse a loro carico sarebbero di negligenza, imprudenza e imperizia, come previsto dagli articoli 113 e 589 del codice penale.
L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE- Sulla vicenda il 19 dicembre è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare dei senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca al Ministro della Salute, Renato Balduzzi. I senatori hanno chiesto al Ministro se intenda avviare un’indagine interna per stabilire l’entità del fenomeno per lo specifico prodotto (liquido di contrasto), se erano presenti nella sala di radiologia i farmaci cortisonici, antistaminici e gli strumenti quali la maschera di ossigeno che consentono di intervenire tempestivamente in caso di effetti indesiderati quali lo shock anafilattico; e se al momento dell’arresto cardio-circolatorio della paziente durante la risonanza fosse immediatamente disponibile nell’area della radiologia l’anestesista dedicato al servizio e se nella stessa area fossero permanentemente presenti e funzionanti le attrezzature cliniche necessarie per la rianimazione cardio-respiratoria.
COPPIA DI FATTO- Teresa viveva a Siponto, vicino Manfredonia, in una casetta sul mare con Lilli, la sua compagna da 23 anni. Lilli va indietro con la memoria a quell’incontro che l’ha fatta ritornare in Italia dalla Germania, ricorda le battaglie con le femministe della Casa Internazionale delle donne di via del Governo vecchio a Roma, ricorda quella Manfredonia che ha trovato al suo ritorno, dove le femministe erano niente più che “putèn”, ma che tuttavia ha sempre rispettato la loro unione. E forse è solo la sua tempra, che nel dolore, la spinge ancora a fare di questo suo caso una battaglia pubblica “Noi ci siamo tutelate con un testamento per tutto quello che sarebbe accaduto dopo. Ma quante coppie di fatto ci pensano? Per la legge italiana io non avrei potuto nemmeno entrare in ospedale insieme a Teresa. Vorrei che la nostra storia serva anche a tutte le altre coppie di fatto”. L’associazione radicale “Mariateresa Di Lascia” sta dando il suo sostegno a Lilli nella ricerca della verità. Intanto si aspettano i risultati dell’autopsia, che saranno disponibili entro un mese.

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